Il cinema è ancora muto. C’è fumo in sala, sì!, ma felicemente annebbia le menti; un violinista autodidatta riesce a commuovere e due grandi specchi deformanti sono gioia di bambini che, negli intervalli, vi si specchiano in chiassosa allegria d’innocenti squillanti risate, felici di smorfie.
Nessun adulto osa specchiarsi.
Girano alla larga, gli adulti, e seri, fumosi, muti fissano in oblio solo lo schermo di fiabe consolatorie.
Dove sono finiti quegli specchi, ora che quella sala non c’è più e il cinema non è più muto?
Enormi, robusti, incorniciati in spesso legno di noce… Impossibile siano andati distrutti. Forse sono solo finiti in un qualche magazzino. Nascosti, inattivi, sepolti dalla roba vecchia e fuori moda e invendibile.
Dimenticati dietro mucchi di mobili tarlati, gli specchi del vecchio cinema, sono stati tenuti rigorosamente lontani dalla vista di adulti acquirenti che hanno timore a specchiarsi e scoprire che è solo presunzione il credere di aver fatto della loro vita un’opera degna.
Il negozio del rigattiere, dopo i tanti anni, è invaso dai tarli e il vecchio mobilio va sciogliendosi in polvere. E’ tempo di chiudere Smettere il commercio in crisi.
Si sbaracca, e il vecchio è stanco di vita.
Credenze e panche da chiesa basta muoverle che tutto crolla.
E cosa appare?
Nascosti che è un secolo, eccoli gli specchi sporchi di stanchezza, e l’immagine che rimanda uno dei due è di un omino piccolo e grasso e stanco.
Vi si riconosce, il vecchio tarlato.
Quella è la sua immagine vera, quello che è sempre stato ed è… quello che si è finora si è negato e nel quale lo specchio del vecchio cinema ora squarcia in un varco mettendo in moto un film: il film di una vita.
Non è più possibile negarsi, né più possibile fuggire. Il film che si proietta nella mente del vecchio non è più muto, e ricapitola, inesorabile e con precisione impressionante, disillusioni, cadute, fallimenti.
Il commento è in sonoro, assordante e spietato.
Non regge, il vecchio.
Afferra una spranga e manda in frantumi entrambi gli specchi innocenti.
E’ stata questa la fine misteriosa degli specchi, del vecchio cinema muto, del rigattiere.
“E ora cosa vuoi?”
“Voglio morire”.