Vado a rilento lo so, lo sento, niente è più quello se mi guardo indietro. I luoghi sono quelli, le cose pure e le persone non sono più le stesse. Un disco gira, sembra riportarmi indietro, è invece è solo tutta una grande messa in scena. Di qua resta qualcosa, una gonna verde lunga fino ai piedi, corre e avvolge gambe che a qualcuna, di certo, appartengono. Poi giro in tondo, cerco di trovare una meta, e mi ritrovo soltanto ad aspettare, fisso lo sguardo lontano oltre le mura, quelle barriere tutte in grigio e nero, e nulla trovo anche guardandole da dietro.
E' un pomeriggio come tanti, quello nel quale mi sono ritrovata, ed i miei occhi fissano soltanto il bianco delle luci, mentre tutto intorno anima un movimento. Ed io che faccio, io seduta, su una panchina anonima come ce ne sono tante, di quelle legno e ferro che si fissano al terreno di un qualunque passaggio pedonale, quello di un bosco, una strada, o un negozio in cima ad una strada. Ed è lì che sono rimasta, forse a guardare, forse ad aspettare, senza nemmeno un sogno nel cassetto, o una lattina da bere tutta d'un fiato e in fretta. Poi, poi, poi non c'era niente mentre era il niente ad essere sepolto sotto alla mia panchina seria ed io a guardare.