Autore Topic: Innamoramento  (Letto 2689 volte)

Doxa

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Innamoramento
« il: Novembre 03, 2014, 17:49:35 »


Francesco Alberoni nel suo libro “Innamoramento e amore”  afferma che l’innamoramento è caratterizzato dall’intenso coinvolgimento emotivo ed affettivo e dal desiderio sessuale. In questa fase il legame diventa più forte ed esclusivo; c’è la pretesa e l’aspettativa che il/la partner sia fedele e la gelosia è funzionale al mantenimento della relazione.

La fenomenologia dell'innamoramento è la stessa nei giovani e negli adulti, nei maschi e nelle femmine. E’ transitorio e serve come base per l’amore, ma c’è differenza tra innamoramento ed amore. Con una metafora si può paragonare l’innamoramento al fiore e l’amore al frutto.

La fase dell’innamoramento ha due sottofasi: comincia con la sub-fase dell’infatuazione e prosegue con la sub-fase dell’attaccamento.
 
Nel prossimo post tratterò dell’infatuazione.

Doxa

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Re:Innamoramento
« Risposta #1 il: Novembre 06, 2014, 11:11:36 »
Infatuare è una parola composta da “in” e “futuàre”, dal latino “fàtuus”, usato con estensione di significato per indicare la passione improvvisa, ma anche la stoltezza per l’esagerata esaltazione verso una persona. Alcuni studiosi affermano che l’esaltazione è causata dalla feniltilamina, una molecola naturale che sembra sia in grado di suscitare effetti analoghi a quelli delle anfetamine: dà euforia. Invece il neurotrasmettitore dopamina offre  sensazioni di benessere.

Da infatuare deriva il sostantivo femminile “infatuazione”, che utilizziamo per denotare  il temporaneo entusiasmo verso un uomo o una donna che ci attrae e con il/la quale  è iniziato il dialogo, la reciproca simpatia.  Questo periodo induce  i due a frequentarsi per conoscersi meglio, se ci sono le affinità, anche caratteriali. Poi uno dei due od entrambi decidono se continuare  od interrompere la nascente relazione.

“Mi sto innamorando di te”:  è la frase che di solito viene usata per dire al/alla possibile partner: “dentro di me sta nascendo affetto, forse innamoramento, ma sei in tempo per bloccarlo oppure per darmi modo di andare avanti.”  La risposta serve per capire cosa l'altro/a pensa in merito, se c’è reciprocità o se l’infatuazione  è a senso unico.

Molti giovani per timidezza od orgoglio temono di rivelare al/la probabile partner la loro infatuazione perché non sopportano il cosiddetto “2 di picche”.

Se i partner decidono di proseguire nell’iter amoroso, tra i due comincia il legame affettivo e l’infatuazione diventa il primo livello dell’innamoramento. 

Il sociologo Francesco Alberoni ha esaminato alcuni tipi di infatuazione, che può sembrare simile alla "cotta", ma non lo è, perché l’infatuazione può evolvere nell’innamoramento, invece la cosiddetta “cotta” adolescenziale  è di breve durata e nasce dall’attrazione per alcune caratteristiche di una persona.

Queste sono le tipologie elencate dal predetto ricercatore:
 
l’infatuazione erotica: basata sull’attrazione fisica e sui rapporti sessuali, ma i due amanti di solito mettono poco in comune del loro passato e della loro intimità. Col tempo rischiano di constatare di non avere più nulla da dirsi.

L’infatuazione competitiva: molte persone si sentono motivate a “conquistare” la persona prescelta solo quando entrano in competizione con un/a rivale. Raggiunto l’obiettivo, perdono l’interesse e la “passione amorosa” scompare in breve tempo.

L’infatuazione da dominio: ci sono individui che tentano di plagiare, schiavizzare la persona che presumono di amare. Quando ci riescono si sentono soddisfatti e abbandonano la “vittima” al suo destino.

L’infatuazione divistica: frequente nelle adolescenti, che sono affascinate da un cantante, da un campione sportivo o altro. Provano attrazione perché il loro divo lo considerano “importante”, perché altre lo ammirano, lo applaudono. Sono infatuazioni di breve durata.
“Le ragazzine infatuate per un divo del cinema, della canzone o dello sport  tengono in camera il suo poster, lo sognano, lo amano anche se sanno che non potranno essere riamate.  Vivono di fantasie. Si sentono contente della loro capacità di amare, usano le parole enfatiche del grande amore, della passione: lo amo, lo amo, sono pazza di lui, per indicare che si sentono attratte, affascinate.. Ma, dopo poche settimane, tutto sparisce.”

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Re:Innamoramento
« Risposta #2 il: Novembre 10, 2014, 09:02:29 »
Nella fase dell’infatuazione se c’è la reciproca intenzione di far progredire il rapporto verso l’amore,  entra in azione l'affettività, che evolve nell'attaccamento e nella pienezza dell’innamoramento, determinante per la relazione di coppia a lungo termine.

Le prime ricerche scientifiche sui legami affettivi furono dello  psicoanalista  britannico John Bowlby, il quale indagò i comportamenti che contribuiscono alla formazione dell’attaccamento fra due persone, per esempio quello del neonato con la madre o con chi l’accudisce, il caregiver, oppure nella fase dell’innamoramento.

Gli psicologi Cindy Hazan e Philp R. Shaver  nel 1987 fecero delle ricerche che confermarono la similitudine tra l’attaccamento del bambino verso la madre  e quello tra i due partner.  L’esito dell’indagine fu descritto nell’articolo titolato “Romantic Love conceptualized as an attachment process”.

Altre osservazioni di Cindy Hazan e Debra Zeifman, pubblicate nel 1999, servirono per verificare empiricamente l’ipotesi di Bowlby, secondo la quale lo schema di attaccamento che si struttura nella psiche del bambino rimane attivo negli individui attraverso gli anni. Perciò è molto importante che  fin da piccoli il legame affettivo evolva in modo adeguato, poiché influenza la personalità e il modo di relazionarsi con gli altri.

A seconda del tipo di attaccamento avuto nell’infanzia è possibile ipotizzare quale tipo di partner sceglierà l’individuo quando sarà adulto, perché si tende  a scegliere il/la partner che ha un sistema di attaccamento compatibile con il proprio.

L’attaccamento affettivo crea il legame tra due individui, ma non significa  reciproco “possesso”, però gli amanti usano dire “il mio uomo” o “la mia donna” anziché “l’uomo che amo”, “la donna che amo”, sia per evidenziare che la persona amata non vogliamo dividerla con nessuno, sia perché l’aggettivo possessivo gratifica entrambi.
 
Ma ci sono casi in cui è necessario usare l’aggettivo possessivo “mio” davanti al sostantivo, come quando diciamo: “la mia fidanzata” o “il mio fidanzato”; oppure “mia moglie” o “mio marito”. Se si dicesse “la persona che amo” non si capirebbe il tipo di rapporto con il/la partner.

Un altro esempio del necessario uso dell’aggettivo possessivo nella parte della frase che serve a modificare il significato di un sostantivo è quando dico: “mia sorella”, “mio fratello” , ciò non significa che lui/lei sia di mia proprietà, ma indica in modo conciso il rapporto parentale, altrimenti si dovrebbero usare molte più parole, tipo: “colei (o colui) che è figlia delle stesse persone che hanno generato me, oppure nata dai miei stessi genitori.

Dal sentimento di possesso della persona amata nasce la gelosia, la sofferenza, il “Noi”.

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Re:Innamoramento
« Risposta #3 il: Novembre 11, 2014, 10:22:30 »
Psicoanalisi, cognitivismo, e le ricerche sulle relazioni familiari affermano  che le relazioni amorose tra adulti  sono condizionate dall’affettività ricevuta dall’individuo nella prima infanzia.

Gli psicoanalisti John Bowlby e Mary Ainsworth teorizzarono la tendenza degli individui verso legami affettivi preferenziali secondo un modello ricevuto nella relazione tra il bambino e la madre.

La  Ainsworth  studiò le interazioni madre-figlio in bambini tra i 12 ed i 18 mesi di età per comprendere l’organizzazione dell’attaccamento in età infantile tramite una situazione sperimentale  in otto fasi, definita “strange situation”, in cui venivano osservate le risposte psicologiche dei bambini, il loro stile di comportamento in tre diverse situazioni,  mentre erano in una stanza con i giocattoli, la presenza di un adulto estraneo e la propria madre. I tre momenti erano: quando la genitrice si allontanava; quando il bambino rimaneva nella stanza con l’estraneo ed i giochi;  quando ritornava la mamma. 
La ricercatrice individuò due tipi di attaccamento: quello sicuro e quello insicuro. Il modello “insicuro” ha delle varianti o stili:  “insicuro evitante/distanziante”, “insicuro ansioso/ambivalente” ed “insicuro disorientato/disorganizzato”.

Attaccamento "sicuro": i bambini che ricevono la sicurezza affettiva da adulti sono capaci di impegnarsi affettivamente con partner che manifestano lo stesso  stile di attaccamento sicuro.

Attaccamento “insicuro”: i bambini affettivamente insicuri da adulti  tendono a scegliere il/la partner con stile di attaccamento insicuro.

Stile di attaccamento "insicuro evitante/distanziante”: ha questo stile chi da bambino ha la deludente esperienza di avere la madre incapace di amarlo. Questi sfortunati individui non riescono a comprendere bene l’affettività. Pensano di non meritare l’amore, specie quello passionale, e cercano di non farsi troppo coinvolgere dalla relazione di coppia per evitare delusioni o rifiuti.

Stile di attaccamento “insicuro ansioso/ambivalente”: i soggetti coinvolti da questo stile sperimentano da bambini la relazione con una madre imprevedibile che non esaudisce subito le richieste  di aiuto e conforto, ed elaborano un modello di attaccamento definito "ansioso evitante". Crescono con la convinzione di poter essere amati solo in modo discontinuo, ad intermittenza, perciò tendono ad avere più storie d’amore.
Da adolescenti e da adulti dealizzano il/la partner, pensano di aver incontrato la persona “giusta”, poi col tempo si accorgono che il compagno o la compagna ha dei tratti caratteriali o comportamenti per loro detestabili. Si rendono conto di aver sbagliato la scelta del/la partner, cominciano a soffrire, la delusione li può spingere alla separazione.
L’individuo "insicuro-ambivalente" rimane nella fase dell'innamoramento, ha difficoltà ad evolvere verso l'amore. 

Stile  di attaccamento  “insicuro disorganizzato e disorientato”: questa tipologia è collegata a maltrattamenti ed abusi sul bambino da parte della madre o del/la caregiver. Le negative  esperienze pregresse condizionano questi soggetti nell’età adulta. Spesso sono incapaci di scegliere partner affidabili, rischiano di farsi coinvolgere in relazioni con persone aggressive, violente. Ma anche loro tendono ad avere modalità comunicative distanzianti nei confronti del/la partner e dei figli.

C’è anche l’attaccamento patologico che ha caratteristiche simili al disturbo ossessivo/compulsivo. Tale tipologia è denominata“limerence”: neologismo  ideato  nel 1977 dalla psicologa statunitense Dorothy Tennov (1928 – 2007) per definire un aspetto “malato” dell’amore, descritto nel suo libro  “Love and limerence: the experience of being in love”, pubblicato nel 1979. 

Le principali caratteristiche del limerence sono:
pensiero ossessivo ed intrusivo (detto limerent) verso la persona amata;
timore del rifiuto;
intensificazione dell'attaccamento nelle avversità;
attenzione selettiva a qualsiasi azione che può essere interpretata come sentimento d’amore ricambiato da parte della persona amata.

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Re:Innamoramento
« Risposta #4 il: Novembre 12, 2014, 18:42:28 »
I  rapporti di attaccamento sono caratterizzati dal desiderio di vicinanza,  come il legame tra il bambino e i genitori, il legame di coppia, i legami di amicizia .

Nel legame di coppia a lungo termine, tra i partner si instaura un attaccamento reciproco che implica l’atteggiamento di cura di uno verso l’altro.

Lo psicologo R. S. Weiss nel suo saggio “Il legame di attaccamento nell’infanzia e nell’età adulta” (in  C.M. Parkes, J. Stevenson-Hinde e P. Marris: “L’attaccamento nel ciclo di vita.”) afferma che un legame di attaccamento per essere considerato tale, deve avere tre condizioni:

1) la ricerca della vicinanza tra la persona che desidera l’attaccamento e la persona che offre l’attaccamento affettivo; 

2) reazioni di protesta se avviene la separazione: accuse, grida, pianti quando la figura di attaccamento si allontana o non è disponibile;

3) instaurazione della reciproca fiducia.

Questi tre sistemi emotivo-motivazionali agiscono di solito di concerto l’uno con
l’altro, ma possono anche agire in maniera indipendente.

I teorici dell’attaccamento pensano che le esperienze di attaccamento siano determinanti anche per il modo in cui si vive la sessualità. Ma attaccamento e sessualità sono funzionalmente separati o, secondo Bowlby, sovrapposti. Fin dall’infanzia sessualità e attaccamento formano una matrice bidirezionale, con l’influenza di un sistema sull’altro, che si modifica a seconda dello stadio evolutivo, delle esperienze di vita e delle predisposizioni costituzionali dell’individuo.

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Re:Innamoramento
« Risposta #5 il: Novembre 14, 2014, 08:53:53 »
L’attaccamento è un legame affettivo,  relativamente stabile.

Il legame è un valore, verso il quale la coppia mostra la propria fedeltà e compie azioni perché questo duri nel tempo.

Ma cos’è l’affetto ? Questo vocabolo deriva dal latino adfectus: da adficere, parola composta da “ad” e “facere”, significa "fare qualcosa per". 

L’affetto è un sentimento che lega una persona a qualcuno o qualcosa. Si distingue dalla passione perché nella relazione interpersonale  è privo della dominanza e dell’esclusività. Viene manifestato con atteggiamenti altruistici e comportamenti  di bontà.
 
L’affetto induce la coppia alla condivisione, a prendersi cura del/la partner, ad amarsi reciprocamente.

Simbolicamente l’affetto può essere rappresentato dal bacio, che dal punto di vista etologico è considerato  il residuo di un comportamento acquisito relativo alla madre che passa il cibo premasticato dalla sua bocca a quella del neonato.

In psicologia lo sviluppo affettivo è studiato nel contesto della teoria dell’attaccamento, ma l’affettività indica  l'insieme dei sentimenti e delle emozioni di un individuo oltre al carattere assunto da un particolare stato psichico.

Il percorso di strutturazione degli affetti va dalla nascita fino alla maturità. Inizialmente sono orientati verso le figure più significative, come la madre e, in misura più ridotta, il padre. Evolvendosi, il bambino è in grado di orientare la sua affettività verso altre figure familiari e successivamente verso figure esterne, su cui esercita con crescente autonomia i propri sentimenti.

La psicologa sociale Grazia Attili nel suo libro titolato “Attaccamento e amore” spiega le radici biologiche e psicologiche delle nostre relazioni affettive e sessuali ed afferma che l’attaccamento, processo psicologico a base innata,  tiene legati i partner, ma non tutti amano alla stessa maniera e non tutti i legami di coppia hanno le stesse caratteristiche.

Ci sono persone che  nel rapporto di coppia non sanno dire a lui/lei “ti amo" ma soltanto ”ti voglio bene”, anche se intendono esprimere lo stesso sentimento di chi dice  “ti amo”.  Ma queste due esclamazioni hanno la stessa valenza ?

Nella lingua latina c’è la distinzione tra voler bene, amare e desiderare: diligere, amare, cupere.

Nel nostro tempo con la frase “voler bene” intendiamo di solito la propensione verso la benevolenza, uno stato d’animo che sprona a volere il bene del/la partner, di familiari ed amici.

Invece il “ti amo” è di solito rivolto al compagno od alla compagna, implica un coinvolgimento emotivo e sentimentale più profondo. Comprende l'attrazione sessuale (che è alla base della formazione della coppia), il desiderio sessuale, la progettualità del futuro insieme.

La professoressa Attili nel citato libro dice che la struttura che assume un legame sentimentale è da ricondurre alle aspettative che ciascuno ha verso se stesso e verso il/la partner, al valore che ognuno assegna ai propri bisogni affettivi   e alle strategie delle quali si serve per ottenere affetto.

Il desiderio di vicinanza e di contatto caratterizza le fasi iniziali dell’attaccamento, invece  l’ansia e l’angoscia da separazione indicano che il legame di attaccamento  si è completamente formato.



« Ultima modifica: Novembre 14, 2014, 09:46:04 da dottorstranamore »

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Re:Innamoramento
« Risposta #6 il: Novembre 15, 2014, 08:42:11 »
Il sociologo Francesco Alberoni nel suo libro “Innamoramento e amore” afferma che ci innamoriamo della persona che col suo comportamento i suoi sentimenti, la sua bellezza soddisfa i nostri desideri.

Nella fase dell'innamoramento avviene l'autorivelazione, c'è lo svelamento reciproco con intensità emotiva, ci si mostra all'altro/a con la propria fragilità e vulnerabilità. Si permette l'accesso alla propria intimità. Ma non basta. Creano l’innamoramento la tenerezza, la passione, la continua voglia di stare insieme, di partecipare alle stesse esperienze. Si creano le premesse per quel tipo di comprensione profonda su cui può nascere il “noi”.

Ma ci deve essere una specifica predisposizione per potere o volere essere un "noi" ? Anche in relazioni "salde" che durano nel tempo, spesso il "noi" che sembrava esserci si rivela un "io aggrappato ad un'altro io".  Forse in questi casi non ci si è "mostrati" veramente all'altro/a ? E ciò che si crede eterno diventa temporaneo. La causa, le cause ? La noia ? l'abitudine ? il desiderio di libertà, di nuovi amori ?

E’ importante che i due siano entrambi capaci  di costruire quel magico “senso del noi ”, basato sulla reciprocità, la fiducia, l’impegno,  la complicità, la condivisione,  la fedeltà ed il rispetto, la volontà di non deludere mantenendo comportamenti adeguati alla stabilità nella coppia.

Le coppie disfunzionali non pensano in termini di “noi” ma sono e rimangono “in due”, sono co-presenza senza reciprocità, basata su compromessi che possono mutuare in conflittualità, recriminazioni. 

Quando manca il “noi” e la coppia non scoppia può riuscire a convivere infelice, specie se uno od entrambi deviano verso l'infedeltà per dinamiche di sostituzione o compensazione. E' una modalità per superare la frustrazione, per ricreare il proprio mondo attorno ad un nuovo centro.

Francesco Alberoni considera l'innamoramento un processo mentale  di rinnovamento che  non cambia nel tempo. Ci innamoriamo a venti , a quaranta , a sessant’anni e possiamo innamorarci anche da vecchi, a ottanta . La differenza è che i giovani possono effettivamente ricostruire la propria vita con il proprio amato . Per i vecchi e più difficile.

Nel libro citato Alberoni ha scritto: "Ricordo un imprenditore di ottant’anni che si era innamorato di una donna di cinquanta e voleva cambiare vita. Ma la moglie, i fratelli ed i figli hanno minacciato di farlo interdire, lo hanno fatto ricoverare , lui ha rinunciato e pochi mesi dopo è morto. Invece attori e personaggi famosi anche da vecchi hanno divorziato e si sono risposati. Ma la liberta può venire anche dalla mancanza di ricchezza e di potere. Nelle case di riposo dove i vecchi non dipendono più dal tessuto famigliare, si innamorano e formano delle coppie innamorate.  Molti deridono questi amori senili, li considerano patologici, sintomi di deterioramento mentale, io invece  vi vedo  il segno della straordinaria plasticità della mente umana , della sua capacita di ricrearsi continuamente, la prova della sua volontà di vivere intensamente fino all’ultimo, e di rinascere".

Doxa

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Re:Innamoramento
« Risposta #7 il: Novembre 16, 2014, 14:55:27 »
L’innamoramento è l’incipit della vita amorosa, è la fase in cui “mettiamo a dimora” i semi che germoglieranno nel successivo amore.

L'innamoramento offre una magica esperienza di autoconoscenza, t’induce ad amare una persona e solo quella perché la consideri speciale, sei felice d’averla incontrata. Inoltre,  permette un percorso di costruzione che procede dal soggetto all’alterità, in un susseguirsi di esperienze dall’Io al Noi attraverso l’interdipendenza.

Le persone indipendenti scelgono liberamente e consapevolmente di unirsi ad altri individui indipendenti, con reciproco adattamento. L’interdipendenza, il passaggio dall’Io al Noi, è l’essenza che unisce la coppia.

Non si riesce a creare un rapporto di interdipendenza se l'individuo è incapace di passare dal’Io al Noi, se non è dispostao ad abbandonare l’Io sostituendolo con il Noi (noi due progettiamo insieme, noi due scegliamo insieme, ecc.).

Quindi l’innamoramento  presuppone dei requisiti, delle premesse, senza le quali questa esperienza non è possibile. Si possono avere attrazioni, infatuazioni, pseudo innamoramenti, ma rimanere esclusi dal vero innamoramento, esperienza coinvolgente, capace di formare coppie e famiglie.
 
Ci sono individui che per problemi psicologici temono l’innamoramento , l’amore (“philofobia") e troncano ogni possibile storia d'amore  nella fase dell’infatuazione. Questa paura può manifestarsi con gli stessi sintomi di un attacco d'ansia o di panico.  Le cause possono essere diverse, le più frequenti derivano da carenze affettive subìte nell’infanzia o durante l’adolescenza, oppure dalla sofferenza psicologica provocata dalla delusione amorosa nell’età adulta.

L'innamoramento è transitorio ed è uguale  nei giovani e negli adulti, nei maschi e nelle femmine. Può diventare amore duraturo oppure svanire.

Quanto tempo permane l’innamoramento e quando si trasforma in amore ?
La psicologa Dorothy Tennov ha fa fatto delle ricerche sul fenomeno dell'innamoramento ed ha concluso che la durata media di questa esperienza è di circa due anni. Altri, invece, dicono che duri tra i 18 ed i 30 mesi, poi confluisce nell’amore. Comunque  ogni coppia ha il suo tempo di durata dell’innamoramento.

Chi resta ancorato all’utopia dello stato d’innamoramento finché vive,  può avere difficoltà  nel costruire un durevole rapporto di coppia. Un eterno innamoramento costringerebbe a vivere in simbiosi  e dedizione totale. Invece nella prassi “normale” la dinamica della relazione amorosa   induce, dopo un periodo, ad essere sempre più se stessi, a riavere gusti ed interessi non condivisi, ad incontrare amici trascurati, ecc.. Ciascuno dei due tende a riaffermare la propria personalità.  E’ una fase  che non tutte le coppie riescono a superare senza problemi, perché si passa dalla simbiosi all’autonomia, dall’identificazione con l’altro/a alla differenziazione.  Però continua la volontà di esaudire le esigenze od aspettative del/la partner ed a trasformare l’io ed il tu in un noi.

Di chi ci innamoriamo ? Francesco Alberoni afferma che ci innamoriamo della persona che col suo comportamento, con i suoi sentimenti, con i suoi valori, con la vita che ha vissuto, con i suoi sogni, con il suo slancio, ci fa sentire che, uniti a lei, possiamo realizzare le nostre potenzialità, soddisfare i desideri maturati dentro di noi.  Allora proviamo una attrazione irresistibile e il bisogno di fonderci spiritualmente e fisicamente con lei.

Come si fa a  capire se siamo innamorati o è solo infatuazione o cotta ? Alberoni dice che per capirlo si debbono comprendere i propri sentimenti,  cosa si prova quando si è lontani dalla persona amata, se il distacco  ci provoca l’ansia da separazione.  Non basta il continuo desiderio di rivederla, di stare con lei, di sentirti dire ti amo, di “fare all’amore”. Quando si è innamorati si teme che lui/lei non ti ami  più.
« Ultima modifica: Novembre 17, 2014, 21:21:48 da dottorstranamore »

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Re:Innamoramento
« Risposta #8 il: Novembre 18, 2014, 06:26:52 »
L'innamoramento è slancio vitale, è idealizzazione e può distogliere dagli studi, dal lavoro, dai progetti personali, ma consente  la formazione della coppia, la condivisione emotivo/sentimentale, sessuale e sociale. 

L’idealizzazione del/la partner e le proiezioni inducono a considerare in modo irrazionale l’altro/a. Col passar del tempo, però, l’idealizzazione si attenua e si cominciamo a notare i limiti, che non tutto è bello o va bene.  Limiti e “difetti” vengono accettati se l’innamoramento evolve verso l’amore, se invece  sono condizionanti  il processo amoroso non evolve.

Ci sono individui che in modo pretestuoso cominciano a criticare le “carenze” del/la partner per concludere la relazione, tenendo nascosta la loro incapacità di far confluire il loro innamoramento nell’amore. 

Altri per vari motivi non progrediscono verso l’amore ma non vogliono interrompere la relazione: per convenienza economica, per timore della solitudine od altro. Si accontentano di sostare nell’insoddisfacente rapporto di coppia per opportunità. Non è innamoramento, non è amore ma bisogno: “ti amo, a modo mio,  perché ho bisogno di te”. Il vero amore invece fa dire: ”ho bisogno di te perché ti amo”.

Sono tanti gli individui che amano il/la partner ma non vengono amati come vorrebbero dal compagno o dalla compagna. Soffrono, sono delusi.

Lo scrittore Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) nel 1772 si recò a  Wetzlar, città tedesca, dove il 9 giugno  conobbe Charlotte Buff, fidanzata con l’avvocato Johann Christian Kestner.
Goethe frequentava quasi giornalmente la ragazza, perché si era innamorato di lei,  ma la sua assiduità provocò la reazione di Charlotte, la quale il 16 agosto gli disse di non sperare altro che l’amicizia. Lo scrittore, deluso, l’11 settembre andò via da Wetzlar pensando al suicidio, poi mentalmente lo metabolizzò nel romanzo “I dolori del giovane Werther”, scritto due anni dopo.

Invece il filosofo  Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844 – 1900) nel  1882 a Roma conobbe  la giovane  studentessa russa Lou von Salomé.  Nel mese di maggio di quell’anno andarono insieme al lago d’Orta (prov. di Novara) e Nietzsche le disse che voleva sposarla,  ma lei rifiutò la proposta di matrimonio. Deluso,  si dedicò  alla scrittura del libro filosofico/morale “Così parlò Zarathustra”. 

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Re:Innamoramento
« Risposta #9 il: Novembre 22, 2014, 05:59:40 »
Alcuni studiosi ipotizzano che nel corso di migliaia di generazioni i maschi abbiano evoluto dei meccanismi psicologici che li inducono ad essere sensibili alla “bellezza” ed alla giovinezza delle donne, che di fatto sono correlate  con la fertilità  riproduttiva. Invece le femmine se pensano a creare la famiglia, connessa con la relazione a lungo termine, sono più attente al reddito e allo status sociale del possibile partner per tutelare la prole. 

Secondo gli psicologi statunitensi David Buss e  David Schmitt gli uomini tendenzialmente preferirebbero relazioni brevi per avere contatti sessuali con più donne. Nel passato tale preferenza serviva per incrementare le probabilità riproduttive.

“Volare di fiore in fiore” come un’ape: è questo il sogno comune dell’immaginario maschile.  Tale tendenza può essere  favorita dall’ambiente culturale in cui un uomo vive se inneggia  all’individuo conquistatore e “sciupa femmine”.  Per contro,  l’ideologia maschilista  giudica in modo favorevole la donna che ha avuto soltanto uno o due partner .

I maschi con i rapporti a breve termine diventano meno selettivi nella scelta della partner. Diventano selettivi quando accettano relazioni amorose a lungo termine. La loro scelta si può considerare la “risposta” a quella femminile. Infatti nel lontano passato cominciarono le donne a selezionare gli uomini più fedeli e disposti a partecipare alla cura dei figli, al fine della sopravvivenza della famiglia. Le madri cercano soprattutto protezione e sicurezza per se stesse e per la prole.

Sull’argomento il  nick “Piccolofi” in un altro topic scrisse: “ Per una donna non e' la varietà  sessuale quella che conta, ma e' l' appagamento piu' profondo e piu' globale.  Una donna, se e' felice con un uomo e finche' lo e', non cerca altri.
Non ha bisogno di verifiche del proprio potere, né di tutte le lusinghe alla propria vanita' che invece tanto nutrono gli uomini.
Al di la' dei comportamenti acquisiti, frutto piu' di tendenze sociali e del gruppo cui si appartiene, resta che fra uomo e donna c'e' una gran differenza di base, che credo purtroppo sia inserita in un disegno della natura : con la tendenza dell'uomo alla poligamia si assicura la continuazione biologica della specie; con la tendenza della donna alla cura del nucleo familiare e all'affettivita', si protegge questa specie, che altrimenti andrebbe alla deriva.
Pero', se dal disegno della Natura si passa alle emozioni dei singoli...., ecco che si apre il campo alla sofferenza, causata dai modi di essere cosi' diversi del protagonista maschile e femminile della coppia.
Persino le parole non hanno la stessa valenza, e le parole sono un tramite della comunicazione."


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Re:Innamoramento
« Risposta #10 il: Novembre 23, 2014, 06:22:51 »


Dal punto di vista evolutivo l’innamoramento serve per unire un uomo ed una donna, indurli al rapporto sessuale per farli procreare e  poi dedicarsi alla prole.  E’ un meccanismo psicologico ancestrale per garantire la continuità della specie umana. Ma non è soltanto un meccanismo  psicologico.

Quando ci innamoriamo nel nostro organismo avvengono  anche fenomeni fisici e reazioni biochimiche attivate da neurotrasmettitori, neuromodulatori ed altre sostanze, come i feromoni, prodotti da ghiandole esocrine.  Negli individui i  feromoni sessuali  vengono scambiati per contatto o per stimolo olfattivo e  provocano interesse sessuale nell’altro/a. Infatti l’odore che disperdono tali feromoni è percepito dagli esseri umani attraverso l’olfatto e stimola il desiderio sessuale.

Gli esperti affermano che l’ormone denominato “feniletilamina”, neurotrasmettitore della classe delle anfetamine, induce i partner alla dipendenza affettiva durante l’innamoramento e favorisce la sintesi del testosterone, l’ormone del desiderio sessuale, presente nell’uomo e nella donna. Nel maschio sincronizza il desiderio sessuale con l'attività copulatoria e durante la crescita dell'individuo sviluppa l’apparato genitale, fa crescere la barba, influisce nella distribuzione dei peli sul corpo,  sul timbro della voce e sulla muscolatura.

La feniletilamina è collegata anche con la "dopamina", neurotrasmettitore prodotto in diverse aree del cervello e svolge vari ruoli; viene rilasciata in modo preminente durante le situazioni piacevoli, per esempio nell’attività sessuale e l’alimentazione; inoltre, produce l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna.

Un altro neurotrasmettitore  è la "noradrenalina", molecola presente nell’ipotalamo e nel sistema limbico.  Viene rilasciata quando un evento attiva dei cambiamenti fisiologici.

Come ormone la noradrenalina  regola l’"adrenalina",  che determina l’aumento del battito cardiaco, della respirazione e della pressione sanguigna.

Un neuromodulatore prodotto nell’ipofisi è l’"ossitocina", detta “ormone dell’amore”, perché agisce durante l’attività sessuale. Nelle donne stimola le contrazioni della muscolatura liscia dell'utero per favorire il parto ed attiva le cellule dei dotti lattiferi delle mammelle.
 
Questo post conclude la mia “esercitazione” di scrittura sull’innamoramento ma non conclude l’iter amoroso. In altro topic mi dedicherò all’amare/amore.