C'era una volta un uomo dabbene, povero in canna ma di cuore più grande, tre figlie, una moglie, e una casa in campagna, viveva di poco, ma era già più che molto.
Un giorno lui disse alla moglie in cucina mia cara io parto la fortuna mi assista. La donna, una semplice e solo madre di bimbi, con occhi espressivi e una pena nel cuore gli disse mio caro tu vai e qualcuno ti assista.
Così quell'omone, perché poi era grosso, si mise a tracolla una sacca da viaggio e partì per chissà quale meta del cuore. Intanto la donna, una moglie interrotta, riprese il suo fare ch'era sì quotidiano: lavare, stirare e far da mangiare.
Fu un giorno d'estate che il suo uomo tornò, senza niente e nemmeno quella sacca di spalla. La donna capì c'era stato qualcosa, nemmeno parlò e servì la minestra. E dopo la cena con la testa abbassata, a stento lui disse io vado a dormire. E quando poi lei finì la cucina, lavò i suoi capelli, il corpo ed il viso, e con fare sereno si diresse alla porta. Non fece nemmeno in tempo ad aprire che vide una corda lunga già dal soffito ed il corpo ormai morto del marito afflitto. Che cosa ormai dire, che cosa pensare, la morte era giunta e così lui accanto.
Non c'è mai un giorno che una rosa non porti alla lapide scritta del marito defunto. Nessuno l'approva, e per tutti è una santa, ma lei sa di certo che il marito perdente, era poi un grand'uomo con la voglia nel cuore di abbracciare soltanto.