Non è facile reggersi in equilibrio… il terreno è impervio ambiguo, affollato di lestofanti E vi sono scivolato, nonostante non me ne potesse fregar di meno di questi luoghi Comunque vi ci finisci, prima o poi. Perché?... perché è roba che ti hanno ficcato con violenza nel cervello già da quando eri in fasce: che hai il dovere di partecipare… cosa che poi ce lo disse anche un cantante di canzonette che “la libertà è partecipazione!” Che bella frase! che ce la ripetono ancora adesso dopo che il cantante… di canzonette... e sono passati tanti anni.
Vai e persiste sempre il dubbio e così scivoli, e sempre di malavoglia ti avventuri lungo queste vie estranee pur dubitando di tutto ‘sto mondo che continua a chiamarti; ti invita a prendere posizione; ti chiede responsabilità…
Ma tu cosa vuoi?
E io rispondo come quel tizio che non ricordo:
“Voglio morire!”.
E faccio mio anche quel detto… forse dal sessantotto:
“Vivi bene, muori giovane e sarai anche un bel cadavere!”.
Hai vissuto bene?
Un cazzo!
Ogni volta a chiedersi da dove cominciare… e il penoso senso di impotenza.
Un riflesso condizionato!
Ti soffermi per un moto istintivo… solo un attimo, ma sufficiente per farti provare la vertigine e sentirti confuso… sdruccioli e sei imbrattato!, con una stanchezza immensa che è lì per restare… per diventare più penosa.
Nessun sonnellino, nessun cicchetto potrebbe alleviarla…
È uno stato terribile lo stato di coscienza, mentre invece avremmo tutti bisogno di una bella risata… una risata qualsiasi… è un bisogno disperato ché tutti siamo eternamente condannati a trovarci di fronte altri uomini… tutti dobbiamo affrontare un pubblico che può applaudire o fischiare o restare silenzioso o sbadigliare infastidito o semplicemente andarsene emettendo un verdetto sulla nostra recita esistenziale.
E così!
É un monologo interiore praticamente ininterrotto… una sola voce… indistinguibile e sbiellata… ma me ne infischio di essere sbiellato, per quanto abbondino i cosiddetti sani di mente, e ne traggo vero diletto nella convinzione che la pazzia è l’unica cosa bella che mi sia capitata da anni.
A quale genere appartiene la mia vita? Questo è il problema!: non è pastorale; non è epica… è solo una commedia, un tipo particolare, moderno Commedia condita di pietà per le comparse della vita, per le sue orde di cittadini qualsiasi, di esseri monodimensionali, per tutti i non artisti del mondo che non possono usare l’arte come scusa.
E la tentazione di lasciarsi sprofondare… sprofondare nella vastità del proprio errore ad aver stretto un patto.