Grandioso spettacolo pirotecnico offerto dalle truppe tedesche in ritirata: dalla stazione in valle un fungo di fuoco e fumo più alto della cima del paese in collina, poi… un intervallo sorprendente… lungo, e il boato e un rovinar di vetri.
Affascinante rappresentazione di guerra.
Dall’alto tutti gli abitanti del paese schierati dietro ogni muretto, alcuni seduti su sedie portate da casa come in comodo palchetto.
Ancora un fungo ed un altro ancora, e, negli intervalli, si scorge ancora intatta la piccola stazione con il casello un po’ distante Infine, a un diradarsi di fumo il casello è scomparso…
E dopo qualche giorno scomparve anche Ninì con meno chiasso: un improbabile crepitio di mitra per un ragazzo inerme.
E ancora per noi lo spettacolo continua… sempre più esteso… non più dietro un muretto, ma comodamente seduti su un divano Ci viene ancora generosamente offerto lo spettacolo di fuochi di guerra, rumorosi, seguiti dal silenzio dei corpi di ragazzi straziati sotto lenzuola bianche e rosse e bandiere multicolori.
E seguono sullo schermo le scene di signore alte, molto eleganti, affascinanti ed irraggiungibili, in décolleté vertiginosi su maestosi seni al silicone Pesanti collane pendono lunghe dal collo sui loro busti imperiosi e bracciali… lunghi pendagli scintillanti cadono tintinnanti dai lobi auricolari. Sono vetrine allestite ed esibite dagli uomini che le accompagnano: uomini robusti stretti in frac neri attillatissimi… uomini d’azione… si vede Ma dall’aspetto volgare e con voci sgraziate.
Ci sono anche dei nani in abiti scuri che sgattaiolano fra le gambe… riscuotono simpatie e, di quanto in quanto, ricevono delle carezze.
Su cubi e parallelepipedi di varie altezze, giovani donne seminude si agitano mimando gesti impudichi, e anche un cantante su una pedana cerca di esibirsi in certe movenze che risultano solo oscene… ma divertono.
E quello?
Quello ai margini della sala, sono io: in accappatoio liso e ciabatte logore tanto che l’alluce sporge nudo da quella di destra.
Sosto ai margini, imbarazzato, per quanto nessuno mi degni di uno sguardo.
Come me siamo in tanti a loro invisibili Ma chissà che non ci abbiano notato qualche volta Comunque scelgono di non curarsi di noi acché non sia turbato l’andamento della festa…e siamo veramente innocui.
La nostra posizione è insostenibile… umiliante quest’essere trasparenti.
I nostri occhi vagano alla ricerca di una qualsiasi via di fuga che non riusciamo ad intravvedere… e si avvicina qualcuno e apostrofa con durezza:
“Non vi vergognate? Così ben sazi e ben nutriti, partecipare alla festa in queste condizioni? Un po’ di decenza perbacco! Su! Prendete questi abiti, andate a cambiarvi e incominciate a servire Questi distinti signori sono generosi con chi li serve bene senza lamenti e con dignità Questi signori sono generosi in mance e potrebbero anche promuovervi a qualcosa… capo camerieri!”.
Masse di avvoltoi gracchianti affollati intorno ad una carogna… e le ombre al di là delle finestre Chi sono?
Mendicanti!… Esseri inferiori che pretenderebbero di partecipare alla festa, anche solo come camerieri Pretesa assurda: sono neri ed hanno già abbondantemente dimostrato di essere inferiori.
Di quando in quando qualcuno viene assunto, ma solo come sguattero nelle cucine… o nei sotterranei, per servizi innominabili.
Vedi quel signore seduto lì in fondo con la coppola in testa? E’ molto ossequiato nonostante l’abbigliamento non proprio consono… E’ il padrone dei sotterranei, una specie di grande dispensa da dove viene nutrimento abbondante per tutti… Ma ora fate presto, andate a cambiarvi, vedrete che sarete ricompensati.
Abbiamo preso gli abiti adeguati e ci allontaniamo verso la stanza indicataci dove potremo indossare la divisa che ci compete.
Ma siamo molto inquieti… quelli lì fuori…
“Da essi nessuno dipende” - diceva un amico – “ noi rispettiamo soltanto coloro dai quali dipendiamo, e per questo non dobbiamo tollerare la miseria”.
E ora che facciamo?
In fondo non abbiamo altro che un corpo animale e un po’ di tecnologia per navigare negli spazi infiniti della realtà come pretendiamo, ma non contiamo nulla, e, tolte le nostre percezioni sensoriali e le misurazioni degli strumenti, siamo nulla.
Tutto vibra intorno con inaudita violenza… le gambe penzolano dal divano nel vuoto.
La mano si tende verso la porta con fatica, come trattenuta da una forza invisibile.
Ma cosa volete fare?Offrire solidarietà a chi non aspira ad altro che ad entrare qui e diventare come tutti?
Ma la mano non trema più e apre la porta con decisione Ci sostiene la convinzione che tutti, proprio tutti, siamo umanità e il nostro posto è lì, tra i miserabili defraudati di ogni diritto.
Anche se la scelta inquieta e si carica di dubbi, vogliamo andare oltre la nicchia… costi quel che costi!
E siamo oltre la soglia, fuori dall’uscio tra i diseredati della terra.
Sull’uscio!
Tre corpi!
Spazzatura scaricata da un TIR
Sull’uscio
Tre corpi!
Rifiuti vomitati dal mare
Sei capanne!
Inaridite dal sole
Scoperchiate dal vento
Sull’uscio!
Una burqua!
Senza lacrime.
Plaga desolata, fredda e grigia…
Spettrale di sterpi disegnati da rugiada ghiacciata e sporca…
Gemiti e lamenti.
Non sole, non stagioni, non geografia.