Angeli e diavoli
A creare gli angeli fu Dio, instancabile lavoratore stacanovista.
La parola angelo deriva dal greco “angelos” e significa "messaggero".
Gli angeli sono esseri spirituali, perciò incorporei ed immortali. La Chiesa cattolica li impone come “verità di fede”, da credere per vero.
Gli angeli li puoi considerare "operai specializzati", con mansioni specifiche. Quando si ribellano al volere divino vengono trasformati in “angeli caduti”, come accadde a Lucifero (il nome significa “portatore di luce”). Era un cherubino protettore che si era messo in testa di diventare simile a Dio e questo lo punì. Lucifero divenne “Satana” (termine ebraico che significa “l’avversario”), “principe” dell’Inferno.
I diavoli sono ignorati nell’Antico Testamento, invece sono menzionati nel Nuovo Testamento, (per es. Mt. 13, 19 e 39; Gv. 8, 44; 1 Pt. 5, 8; Ap. 12, 9-10), e nei vangeli apocrifi con diverse denominazioni: maligno, diavolo, Abadon (distruttore), Beelzebub (signore delle mosche), Beliar (senza valore), Baal, il tentatore, ecc..
Nel medioevo il diavolo divenne un personaggio essenziale ed onnipresente, personificazione del male. La sua presenza nell’iconografia cristiana trovò accoglienza dal IX secolo.
La Chiesa, consapevole dell’analfabetismo della popolazione usò le immagini per fini didattici ed ideologici, per informare i credenti ma anche per educarli secondo gli intenti della religione cristiana.
L’idea della diversità è alla base della rappresentazione iconografica del “maligno”. Sia che esso venga rappresentato in forma umana che ferina, la sua corporeità presenta sempre elementi esagerati e mostruosi. Lo scopo era quello di impressionare e spaventare i peccatori con la minaccia dei tormenti infernali e le fattezze bestiali dei diavoli, contrapposte ovviamente a quelle angeliche.
Fino al IX secolo, le rappresentazioni del demonio avevano fattezze umanoidi: era un essere piccolo e deforme, un vecchio, o un essere grande e grosso con gli artigli. A volte era persino un finto angelo vestito di bianco. Tra gli attributi più frequenti c’era una capigliatura liscia e scura che, successivamente, divenne serpentina; inoltre gli occhi erano di fuoco, il naso lungo e ricurvo (quest’ultimo particolare era connesso allo stereotipo degli ebrei per demonizzarli volutamente).
Dall’ XI secolo nell'arte romanica e poi gotica il diavolo venne raffigurato come animale o mostro, con corpo di serpe o di capra oppure di pipistrello o gatto; con la coda, le orecchie appuntite, le corna, la barba caprina, gli artigli e le zampe posteriori da capro. Spesso il diavolo era alato, le sue ali venivano immaginate piumate, simili a quelle dei pipistrelli.