Sì!… è un tempo vuoto che voglio!, da riempire!
Una miriade di sussulti… e odori... e fugaci pensieri, abbozzati vaganti e bizzarri… sogni stravaganti e labili, dissolti in fiocchi di cirri rosa cangianti.
Un lungo viaggio di stanchezza a favorire il rilassamento dei pensieri.
La cinquecento ha la forma di un uovo… un utero!
Mi ci accoccolo… mi imbozzolo… mi in-feto.
Rotolerò per sedici ore, minimo… e tutto d’un fiato Arriverò in Meridione e saranno le cinque del mattino… alle cinque sguscerò nell’alba livida con l’angoscia di un parto.
È’ in viaggio anche il pensiero corre veloce… come la cinquecento fracassona In moto il mio io corpo e il mio pensiero che a tratti mi precede… poi mi segue… mi sorpassa… sbanda, e di botto si perde correndo a cavallo di uno sguardo nel paesaggio che gira e fugge là, oltre il finestrino Pensieri in libera uscita che vado a riacciuffare e lo ritrovo sempre altrove.
Pigio sull’acceleratore sulla strada tortuosa del lago ed effettuo azzardati sorpassi scalando di frequente le marce, e poi pigio a tavoletta: fracasso sobbalzi… rischi calcolati.
Mi chiedo:
“Ma perché rispettare i tempi previsti?… non alcun momento giusto per l’arrivo alla meta”.
E questo è “…quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene ininterrotte di monti, tutto a seni e a golfi…”, e lo sto fiancheggiando… ma mi viene un dubbio: è questo il ramo che volge a Mezzogiorno? E non riesco a raffigurarmelo nella esatta posizione geografica, questo ramo.
Ci ripenso: forse è proprio questo… ma se invece fosse quellochevolgeadoriente?… Non lo so! E bravo l’ignorante!... e superficiale e pigro anche, ché non andrò mai a controllare sulla carta stradale… e che s’è visto s,è visto!
Per imboccare l’autostrada dovrò raggiungere il casello di Melegnano e sfiorerò Milano sul lato Est: da qui mi fionderò veloce sulla pianura padana.
Melegnano!, fossa di nebbie nella stagione invernale!, ma questa è una giornata d’estate luminosa e c’è solo la tensione della guida di una cinquecento su strade strette e trafficate prima di giungere all’autostrada.
Avventurarsi in inverno da queste parti?: pneumatici che non girano su asfalto, d’inverno, ma volano sulle nuvole. Ricordo quella volta che non vedevo a mezzo metro, e sono sceso levitando sulla nebbia Disperato alla reale prospettiva di un’intera notte nella notte traslucida… nel buio lattiginoso gli alberi russavano ignari della mia angoscia.
Non sapevo dove mi trovavo Ero scosso da brividi.
Ma ecco il miracolo!
Una voce senza volto e piccole luci rosse da seguire da presso:
“Mi segua, conosco bene la strada… Lei dove va?… io sono diretto a Milano!”.
“E io la seguirei anche in capo al mondo!”.
Quasi piangevo per la commozione.
E rieccoci!
Autostrada del sole.
Il motore della cinquecento va al massimo dei giri… assordante.
Le cascine lombarde… alcune in abbandono… afrore di stalle, e io aspiro questi odori forti da mandarli giù giù oltre agli alveoli mentre mi viene una gran voglia di latte appena munto.
Stranamente allora penso:
“Chissà come è buono il latte di donna… da neonato dovevo esserne ghiottissimo… ero infatti un bel bambino in carne”.
Mia madre lo dice ancora:
“Era speciale il latte di Agatina, la balia”.
Agatina fu la mia balia!
Agatina, la mia mamma di latte!
Allattava, Agatina, me e una sua bambina che quindi è mia sorella di latte… ed è grande e grossa e florida.
Accidenti quanto latte produceva l’Agatina!
Eppure, se in questo momento mi dessero da scegliere tra un bicchiere di latte di mucca e uno di donna non avrei esitazioni: sceglierei quello di mucca! Anzi quello di donna lo rifiuterei anche se fossi arido assetato.
Latte di mucca, sì!… Latte di donna, no!
OOOooh!… ma che idee sono queste?
E se ne vola via il pensiero imbarazzante… imbarazzzante chissà poi perché?
Però!, il senso di sete è reale.
L’autogrill!
Luogo eccitante, l’autogrill: bar, ristorante, self-service… luci, folla cangiante… per prima cosa mi reco al cesso… non molto ben tenuto, in verità… puzza di latrina.
E un donnone staziona fuori della porta dietro un piattino di monetine… e anche qualche banconota da richiamo: come a dire:
“Si accettano anche banconote! Non siate timidi!”.
Ma forse dovrebbe provvedere,‘sta donna, anche a tenere la latrina accettabilmente pulita… ma ho l’impressione che badi soprattutto a non lasciare incustodito il suo piattino.
Mi guarda all’uscita… uno sguardo allenato a intimidire, che promette disprezzo in risposta a mance poco generose.
Mi frugo nelle tasche, non ho che due monetine da cinque lire… ma sono deciso!, metterò nel piattino le misere monetine… figurarsi se una banconota da cinquecento lire!
Le due leggerissime monetine cadono tintinnando sul mucchietto, e mi becco il previsto sguardo feroce, carico di disprezzo.
Al bar bevo il mio bicchiere di latte freddo e poi un caffè.
Mi avvio all’uscita, e sono obbligato ad un percorso accanto a tutti gli scaffali del supermarket… Obbligato!,eppure non resisto, e così me n’esco con una gran busta colma di cose che altrimenti avrei mai acquistato.
Sul piazzale siamo in tanti con le scorte del supermarket, e trasferiamo rumorosamente… freneticamente… compulsivi… trasferiamo nei nostri pancioni patatine fritte e pop-corn, frastornati dal vorticoso carosello vacanziero:
“Tutti in coda e cià, cià, cià…!”
Auto stracariche parcheggiate con le radio a tutto volume Gruppi di famiglie riunite in cerchio… chi seduto sui sedili delle auto a portiere spalancate, chi seduto per terra… si ingozzano giganteschi panini, bottiglioni di Coca-Cola… si mangia in movimento… Siamo un treno in corsa!
A momenti mi travolgono ragazzi schiamazzanti e sgranocchianti… travolgono tutto… mettono a rischio il mio sacchetto di patatine… qualcuno li sgrida e prima o poi quasi tutti saranno picchiati… i metodi d’un tempo delle “mazze e panelle” che fanno i figli belli!
(Fine prima parte)