Le fotografie
Rinaldo era un fissato, fotografava il fotografabile, fringuelli, corride, boschi, monumenti, cattedrali, e soprattutto la moglie, i figli, i nipoti. Li sottoponeva a pose sotto il sole, perché sarebbero venuti benissimo, incurante delle loro protesta e del rischio che il loro cervello finisse alla coque.
Sulla neve ci voleva tempo, perché il biancore faceva pure lacrimare gli occhi.
La sua idea fissa era di fermare l’attimo dei ricordi, ma poichè lui era il tecnico, lui nelle foto non c’era mai. Praticamente era emarginato dalla sua stessa fissazione di portarsi appresso ogni momento della vita, in quelle immagini a colori. A colori bellissimi, sia chiaro, vere opere d’arte; la moglie sembrava persino bella e i figli simpatici, ma ad un osservatore attento, non sarebbe sfuggito lo sguardo dei soggetti, alquanto scocciato perché mentre gli amici si godevano le gite, loro erano costretti a rimanere immobili per soddisfare le filosofie di Rinaldo. E poi un bel giorno finalmente anche Rinaldo il fotografo, fu fotografato in tutte le pose, divenne famoso a sua insaputa: era finito sotto un tram, e vedere un piede qui, un braccio là al cronista pareva una bella cosa, il dramma esibito aumentava le vendite persino di quel giornaletto di provincia.
Al bar si sentiva già il discorso del giorno: “Anvedi, povero Rinaldo, che finaccia. Ma guarda un poco, morire triturato da un tram, non è cosa davvero gagliarda! Di domenica, poi!”
“Né, e poi di lì ci dovevano passare pure i carri di carnevale e si è dovuto rimandare tutto. Se almeno fosse accaduto due giorni dopo!”
“Ma che ci faceva Rinaldo in mezzo alle rotaie?”
“Fotografava il tram, il modello nuovo rosso e giallo!”
“Ma va? Ma era proprio stupido! E perché non si è scansato?”
“Boh, vallo a sapere, magari voleva cogliere l’attimo della frenata e la faccia del guidatore! E a dirla tutta, a me ha fatto anche un poco schifo, tutto quel maciullìo e sangue in giro e la testa mozzata finita in mezzo all’aiola dei tulipani!”
“Oh, ma la fai finita, che sto mangiando il mio cornetto?”
Insomma, alla moglie rimasero migliaia di foto in cui Rinaldo non c’era; il poveraccio aveva fissato molti attimi, ma si era scordato di viverli.