E già un giorno è trascorso e oggi non è più come ieri, c'era sì un bel sole ma quello di novembre, perciò ho sentito freddo vagando per i boschi. Una bella passeggiata avevo programmato e poi qualcosa mi ha fermato dall'andare avanti così come avevo pensato. Nemmeno di noi stessi possiamo predisporre, oggi sono così e domani chi lo sa. Però sono contenta di quello che non ho, perché altrimenti dovrei aggiungere anche quello, e chi lo sa se io per prima riuscirei a portarmelo appresso questo, quello e anche quell'altro, certo è che così sto meglio e di ciò che non ho non mi dò peso.
Ho conosciuto un uomo in questo mio secondo tempo, ieri lo guardavo mentre eravamo insieme, e ho subito pensato a quanto assomigli a mio padre. Sarà forse una leggenda quella che si dice in giro, che una donna nell'uomo che ama cerca di rivedere il proprio padre. Mio padre era autoritario, parlo di lui al passato perché adesso è solo un corpo malato. Mio padre era di quelli che la parola sua contava più degli altri, se una decisione doveva essere presa, allora era sempre lui il primo della lista. Con lui ho convissuto tentando di comprendere il suo modo di essere, a volte non dava il tempo nemmeno di pensare e quanto avrei voluto sbagliare se mai me lo avesse permesso. Mi ha dato anche tanto, il dialogo prima di tutto, ricordo che quando avevo qualcosa che non andava, mi presentavo a lui, col tono di voler raccontare e lui mi lasciava parlare. E così per ogni cosa, non dico fosse giusto tutto ciò che mi diceva, però lui ci provava e almeno era presente alle mie difficoltà qualunque esse fossero state. E poi parlava di se stesso, mi raccontava tanto di quando era bambino, dei sogni e desideri, e poi di lui adulto, del suo modo di vedere il mondo, la gente e ognuno nel pezzo del percorso. Mi è servito tanto quel suo parlare lontano e distaccato da chi diceva fosse soltanto per pugnalarlo. Grazie a lui mi sono detta che non avrei voluto assomigliargli, la storia che mi raccontava era la sua di un uomo che si sentiva combattente e che nel tempo aveva sempre guardato alle sue spalle. E mentre lui così diceva, io mi sentivo distante, la mia storia era diversa, e non avevo bisogno di difendermi da niente. Così sono andata avanti e oggi di lui ho ereditato solo una grande forza, quella di essere capace di me stessa. Ho aggiunto in più solo la gentilezza, del cuore e del mio amore verso le cose tutte, anche le più brutte. E non perché fossi una vittima del sistema chiamato vita, ma solo perché non c'è altro modo di vivere se non questo. Prima d'essere a questo modo ero un'ostinata, volevo a tutti i costi ciò che consideravo giusto. Il giusto non esiste, e mi faccio una bella risata ogni volta che ci penso, sì perché più si pensa al giusto e più ci si rende conto che è solo del momento. Mi viene in mente quando appena venticinquenne incontrai un giovane di qualche anno maggiore di me. Era buono, rispettabile e onesto, un giusto insomma e parlandoci per una sera intera all'indomani sentii istintivamente il piacere di rivederlo. Un atto momentaneo, ora lo so, però a quel tempo durò quattro anni durante i quali ostinandomi che fosse l'uomo giusto, non guardai affatto al sentimento, pensavo che le qualità potessero bastare e così divenne mio marito senza nemmeno faticare. Mannaggia alla mia volontà di avere tutto ad ogni costo, per anni mi sono trascinata la rabbia di essere ciò che non avrei dovuto in quel momento, oggi ho fatto pace con quella parte di me stessa, e sono qua con ciò che mi rimane, vivendo il divenire e ascoltando il momento che mi fa crescere mantenendo viva me stessa.
Dunque si sperimenta sempre, fino a che c'è vita e non ci lasciamo indietro a respirare soltanto. Ed è così che dopo aver lasciato mio marito ho conosciuto l'uomo che oggi mi sta accanto, stiamo insieme sapendo che è dono l'amore del momento, certo sperare che anche invecchiando possiamo rimanere l'uno accanto all'altra, fa parte oltre che di noi dell'essere umano in genere. Ma con una consapevolezza: che niente dura per sempre, e che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo per sempre. Solo così andiamo avanti, e lo guardo negli occhi leggendogli il sorriso, e nei suoi gesti il padre che mi è stato accanto malgrado quei suoi limiti, propri di ogni essere umano. Non siamo perfetti, nessuno lo è, nemmeno io che di qua scrivo me stessa in questa vita, anche se c'è stato il tempo che me lo sentivo, quel senso di perfetto anche al mattino. Poi piano piano mi sono resa conto che proprio non ci siamo, è già una vittoria quando mi alzo dal letto all'alba sana e salva senza che la natura nel frattempo abbia sconvolto il suo e mio corso con qualche terremoto. E a volte mi sento come un predicatore buono, dicendo a questo e quello: ringraziamo di vivere e avere questo piuttosto che il niente. E sempre voglio credere che questo pensiero possa accompagnarmi ogni giorno della vita. In fondo sono queste le cose per cui viviamo e quando si stravolgono ecco che ci risentiamo col mondo intero che ha deciso di toglierle proprio a noi che le avevamo. Poi uno si guarda intorno, dovrebbe almeno anche solo per un attimo, e scopre che si è uguali in mezzo a tanti altri e che se prima ero io a soffrire ed un altro a godere, domani è il contrario. Perciò non credo sia giusto lamentarsi e riconoscersi come una disgrazia tutto il male della vita, perché ciò che oggi ci fa soffrire, ieri era semplicemente gioia. E almeno così si vive, piuttosto che temere, quello blocca soltanto e non riesce a mantenere ciò che di bello abbiamo: la forza di andare avanti e credere che esistiamo comunque e in ogni modo.
Adesso ho un bel sorriso, eppure oggi non ho di più di quello che avevo ieri, per puro caso sto seduta sullo stesso letto e guardo a me che vivo come fosse una continua scoperta. Senza attendermi niente, altrimenti potrei rimanere delusa, solo guardando tutto e partecipando pienamente per ciò che posso fare e anche voglio intensamente.
Mi sono guardata allo specchio stamattina, come ormai faccio da sempre, e a volte mi domando, altre volte proprio per niente. Guardo i miei occhi e il viso, la pelle ancora giovane, e poi qualche segno del tempo quello è di accettazione. Certo non so se ancora passando altro tempo, io riesca a rimanere così inerme nel passaggio, mi auguro di poter avere forza abbastanza per continuare ad accettare ciò che è così e non ci si può fare niente: l'età intendo, quella passa per tutti ed è destino che un giovane poi invecchia e un vecchio s'ammala e muore. Guardo i miei figli ancora così piccoli, così tanto freschi e pieni di vitalità, la loro pelle giovane, lo sguardo attento al mondo e poi mi dico quanto sono belli e quante cose a loro sono riservate.
Se penso a me nel tempo in cui ancora tutto era un'incognita e quanto era piacevole scoprire poco a poco, una gioia grande provo per loro come fossi io a dover vivere di nuovo tutto per la prima volta. Ripenso alle mie uscite di casa per la scuola, ai panorami visti dai finestrini, alle amicizie e ai primi amori, alle gioie di un gelato o di un semplice vestito comprato al mercato, cose di poco conto ma che fanno ricco un mondo, quello di chi è un bambino e destinato a crescere. Mi sembra a questo punto d'essere tanto immensa, come se dentro me, avessi in un solo colpo tutto ciò che è l'umano, invece sono solo una donna di oltre quarant'anni, distesa semplicemente a letto, con le ginocchia piegate, a pensare con così tanta emozione, a tutto ciò che ho fatto. Se ora dovessi elencarlo, non comincerei da me bambina, ma solo da ciò che per prima alla mia mente appare: il primo viaggio. Avevo venticinque anni e una grande voglia di partire, scoprire nuova gente, riempirmi gli occhi di tutto quanto è il mondo. Grazie ad una borsa di studio ardentemente voluta, un giorno di dicembre ricevo una telefonata mentre mangiavo com'ero solita in cucina. La voce che all'altro capo mi diceva che la mia domanda avevano accettata, non ricordo come fosse ma solo ciò che l'aveva accompagnata. Una immensa gioia difficile a descriverla, ricordo che l'emozione era talmente tanta che il cibo e tutto il resto avrebbe potuto attendere anche per tanti anni. Ogni singolo momento ho vissuto intensamente, per questo lo ricordo adesso a distanza di oltre diciotto anni, sì perché sapevo allora come ora, che se non si ferma la mente portandola al presente, nulla di ciò che si vive rimane per sempre. E tutto dunque, dalla scelta di ogn singola cosa, le scarpe, la valigia, gli abiti e soprattutto me stessa, ricordo come fosse vissuto in quel mio presente. E ogni angolo di strada, le mura ed i palazzi, i negozi, il cibo ed i passanti ricordo come fosse adesso, i fiori esposti al mercato, le verze sul bancone e i venditori a proporle. L'odore della metro, le fermate e la voce registrata ad annunciarle, i passi a piedi lungo il parco ghiacciato all'arrivo, pieno di fiori al ritorno. Tutto è rimasto intatto con gli occhi che avevo allora, adesso ho solo quello che ho conservato di quel tempo. Segno che nella vita ciò che si desidera ardentemente prima o poi compare sempre, basta volerlo o forse è solo una suggestione. Che importa comunque io penso, in fondo l'aver vissuto tutto quello se per un notivo o anche niente, e poi conservarlo è il gesto più bello e spontaneo in assoluto.
Mi fermo per un attimo, ormai è notte fonda ed io avverto soltanto le lacrime fino al ginocchio. Ognuno ha la sua storia e bisogna proprio ammettere che nessuno può eguagliarla e nemmeno disprezzarla.