Autore Topic: A tutti gli esseri senzienti  (Letto 470 volte)

presenza

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A tutti gli esseri senzienti
« il: Febbraio 12, 2014, 22:39:11 »
Ogni cosa nella vita, bene, male, felicità, dolore, successo, fallimento, deve essere guardata da una giusta angolazione. Nulla è semplicemente bianco o nero; ogni cosa ha sfumature e gradi diversi. Se la sventura è vista da un'angolazione negativa, naturalmente è scoraggiante e dolorosa.Allora si può paragonare la propria sventura a quella di coloro che sono più infelici e riconoscere che esistono sventure più grandi, delle quali si è stati risparmiati. La natura della sofferenza cambia in relazione al modo in cui la si vede. In tempi buoni o cattivi, ricchi o poveri, felici o infelici che siate, sia che vi troviate nel vostro paese, sia in un paese straniero, in un villaggio, in una città, in un monastero o in un posto isolato, qualsiasi tipo di sofferenza incontriate, dovreste riflettere sul fatto che molti altri esseri incontrano lo stesso tipo di sofferenza. E' importante non scoraggiarsi quando si è costretti a soffrire.

Dalai Lama

patriziagiangregorio

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Re:A tutti gli esseri senzienti
« Risposta #1 il: Febbraio 13, 2014, 10:10:32 »
Cara Presenza questa affermazione e' vera.Il proprio dolore in un certo senso si ridimensiona quando si pensa al dolore ben piu' grande di altri ancor piu' sfortunati.

ciro

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Re:A tutti gli esseri senzienti
« Risposta #2 il: Febbraio 13, 2014, 15:24:05 »
Uomini illuminati sono nati e nascono sia in oriente che in occidente. Io non ammiro le nefandezze di qualunque parte del mondo. In occidente è passato il messaggio d'amore di Gesù e i risultati non sono stati migliori. Quello che non riesci a comprendere è che alcuni pensatori, non solo orientali, sono andati ben oltre le religioni e le filosofie. Ma sarebbe più facile spiegarti la teoria della relatività! Questo lo dicono i tuoi lusinghieri commenti che non vanno oltre il tuo cortile, oltre che dalla nostra sempre amata parrucchiera.
Il mondo che si aprirebbe davanti ai tuoi occhi sarebbe troppo, troppo per chi non è ancora pronto. Alcune realtà non si conoscono, ma si riconoscono in quanto si palesano spontaneamente. Ti consiglio umilmente di non accostarti a tali discipline per studiarle o cercare di capirle, sarebbe inutile e faticoso. Magari hai altre qualità in altre discipline dello scibile umano. Chissà! Forse nel correggere gli accenti o involontari errori di battitura. Brava. Il mio chiarimento dimostra la mia enorme tolleranza nei tuoi confronti, sig.ra paperina, che forse supera anche quella dei citati orientali.

Ciro

presenza

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Re:A tutti gli esseri senzienti
« Risposta #3 il: Febbraio 13, 2014, 23:11:27 »
Fu un principe indiano di nome Siddharta vissuto intorno al VI sec. a.c che non avendo mai conosciuto alcun aspetto veramente negativo della vita, in quanto non era mai uscito dai confini del proprio palazzo, rimase un giorno letteralmente sconvolto al vedere, in un villaggio, un vecchio decrepito, un malato grave e un corteo funebre. Improvvisamente capì che esistevano anche le malattie, la vecchiaia e la morte come destino universale degli esseri umani.
Visse allora per sette anni nella foresta sottoponendosi a digiuni, privazioni e sofferenze, ma non ne rimase soddisfatto. Giunto alla soglia della morte per esaurimento, una notte, mentre era seduto ai piedi di un albero, sprofondò nei suoi pensieri pervenendo alla sola verità, quella di rifiutare sia una vita di piaceri, perché troppo effimera, sia una vita di sofferenza volontaria, perché fonte di orgoglio.
Fu allora definito Buddha, cioè illuminato. Da qui buddhismo quale  filosofia di vita e soprattutto  pratica meditativa. Nel momento dell'Illuminazione il Buddha avrebbe intuito un preciso imperativo etico: "liberarsi dalle opinioni". L'atteggiamento quindi vuole essere di tipo anti-dogmatico. "La dottrina è simile a una zattera, disse il Buddha, serve per attraversare e non trasportarsela sulle spalle".
Sul piano del comportamento sociale, il Buddhismo rifiuta il sistema brahminico delle caste e riconosce l'uguaglianza formale di tutti gli uomini. Ogni uomo ha uguali possibilità di salvezza morale, poiché tutto dipende dalla sua volontà.
Il buddhista ama non tanto il singolo, quanto il genere umano. Non si difende dal male ricevuto, non si vendica, non condanna chi commette un omicidio. Nel complesso il buddhista ha un atteggiamento di indifferenza per il male, rifiutando soltanto di non compierlo.
D'altra parte chi ha sana la mente non compete col mondo né lo condanna: la meditazione gli farà conoscere che nessuna cosa è quaggiù durevole, salvo gli affanni del vivere.
Il buddhista sostanzialmente è convinto che chi compie il male, vedendo la non-reazione da parte di chi lo subisce, ad un certo punto si renderà conto che è inutile continuare a compierlo.
La donna era vista come una fonte di tentazione del tutto incompatibile con la vita ascetica; essa ovviamente non veniva condannata come persona, ma piuttosto come potere di seduzione che porta a quell'attaccamento per la vita che, attraverso le generazioni, perpetua la condizione di "essere nel mondo" e vincola, di conseguenza, l'individuo al suo dolore, alla sua cieca ignoranza, alla ruota delle rinascite. Questa forma di maschilismo è venuta attenuandosi col tempo. Va altresì detto che  il Buddhismo non interviene negli aspetti della quotidianità e neppure nelle vicende fondamentali della vita, come il matrimonio e la nascita dei figli, i cui riti si basano sempre su usanze locali.
Le regole di condotta previste dal Buddhismo per la vita matrimoniale sono essenziali, basate sostanzialmente sul buon senso e quindi praticabili da chiunque.
In Italia esistono almeno 60 centri buddhisti, in gran parte nelle regioni settentrionali (solo due al sud).
Tutte le grandi scuole tradizionali sono presenti: in particolare quella Theravada (Sri Lanka e Sudest asiatico), quella Zen (Giappone) e quella tibetana.
Di questi centri, 28 fanno capo all'Unione Buddhista Italiana, nata nel 1985 (dei quali 16 sono di scuola tibetana), che è stata riconosciuta dallo Stato come "ente morale avente fini di culto".
In tutto i buddhisti italiani sono circa 60.000 (di cui 44.000 cinesi e cingalesi immigrati e rifugiati; 16.000 di varie nazionalità, inclusa quella italiana); la presenza femminile, di ceto medio-alto, con interessi nei campi dell'ecologia e della non-violenza, è preponderante: 70%.
I monaci buddhisti sono una decina di stranieri e una quarantina di italiani, prevalentemente seguaci della tradizione Zen. I monasteri sono tre.
Escludendo qualsiasi intento di proselitismo, i buddhisti italiani si dedicano prevalentemente al volontariato, ad attività socialmente utili, al dialogo interreligioso e interculturale.