Autore Topic: Candelora  (Letto 730 volte)

Doxa

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Candelora
« il: Febbraio 01, 2014, 00:33:06 »
2 Febbraio: il calendario liturgico commemora la “Presentazione del Signore” nel tempio ebraico di Gerusalemme, centro culturale e spirituale del Giudaismo ed il luogo dei sacrifici rituali.

L’evangelista Luca narra che “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosé,  (i genitori) portarono il bambino (Gesù) a Gerusalemme per offrirlo al Signore…” (2, 22). Andarono nel tempio  sia per il rituale della “purificazione” di Maria 40 giorni dopo il parto sia per la presentazione del Figlio davanti al tabernacolo per offrirlo simbolicamente  a JHWH (Javé =Dio),  perché  ogni maschio  primogenito appartiene al Signore  (Lc 2, 23; Nm 18, 15 -16; Es 13, 2; Es 13, 12 s. 15) “, ma in quel tempo poteva essere “riscattato”  offrendo 5 sicli al sacerdote oppure donando “una coppia di tortore o di giovani colombi” (Lc 2, 24).


Giovanni Bellini: "Presentazione di Gesù al Tempio",  particolare,1470 circa (Venezia, Fondazione Querini Stampalia)

Dopo gli atti di culto vennero incontro alla “santa famiglia” gli anziani profeti Simeone ed Anna, che videro in Gesù il Messia atteso. Simeone lo reputò anche  “luce per illuminare le genti” (Lc  2, 32).  Questa frase  ispirò alle  prime comunità cristiane il rito del “Lucernare”. Se ne ha testimonianza dal IV secolo nel racconto di viaggio in Palestina della pellegrina Egeria: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24, 4).

Il rito delle luci viene ancora praticato nelle chiese la sera del 2 febbraio. Dopo i riti iniziali della Messa comincia la liturgia della luce con l'accensione delle candele da parte dei fedeli, il sacerdote le benedice aspergendole con l’acqua benedetta,  poi comincia la processione dei devoti che sorreggono in mano le candele accese e dal fondo della chiesa si dirigono verso l’altare cantando “Lumen ad revelationem gentium, et gloriam plebis tuae Israel.”

Da questo rituale delle candele accese deriva il termine popolare “Candelora”, dal latino “festum candelarum” (festa della Candelora), istituita nel VII secolo e fissata al 2 febbraio per commemorare la “Purificazione della SS: Vergine Maria”,  antiquato rito ebraico senza attinenza con la scienza medica, perciò quando  nel 1969 venne riformato il calendario liturgico,  al 2 febbraio si preferì fare memoria  di un altro rito della religione ebraica ma  usato dal cristianesimo per ricordare la cerimonia nel tempio di Gerusalemme  della “presentazione” a Dio  del bambino Gesù .   

Doxa

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Re:Candelora
« Risposta #1 il: Febbraio 02, 2014, 00:24:25 »
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Nel precedente post ho scritto che il 2 febbraio la Chiesa cattolica commemora la presentazione di Gesù nel Tempio di Gerusalemme, prescritta dalla legge giudaica per i primogeniti maschi. Ma nel  passato, nella stessa data,  si faceva memoria della “purificazione” di Maria: nell'antica Israele le donne che partorivano figli maschi erano considerate impure per un periodo di 40 giorni ed avevano l'obbligo di recarsi al Tempio per il rito di purificazione (Levitico 12, 1 – 4).

Il 2 febbraio cade 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù. Ma anticamente, fino al VII secolo,  la ricorrenza cristiana veniva celebrata il 14 febbraio, perché  i 40 giorni venivano contati da dall’Epifania.

L’usanza ebraica della purificazione evoca le “purificazioni” pagane, specie nel mese di febbraio, nome che deriva dalla divinità etrusca Februus, dio della purificazione ma anche della morte, infatti uno dei sinonimi del dio Plutone è Februus, cui fu dedicato il dodicesimo mese dell’anno (Februarius) nel calendario romano: questo, secondo la tradizione, fu istituito nel 753 a.C. da Romolo, fondatore di Roma, ma nei secoli successivi subì delle modifiche.  Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, modificò il calendario nel 713 a.C., aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio ai dieci preesistenti: complessivamente, egli aggiunse 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo.

Al dio Februus venivano dedicati riti di purificazione  e sacrifici, denominati “februa”, da cui il termine “Februalia”,  che si svolgevano dal 13 al 15 febbraio.
 
Nella mitologia romana il nome di Februus venne successivamente modificato in  Febris ed associato ad una dea anziché alla divinità maschile.  La dea Febris  (da fever = febbre) riceveva preghiere ed offerte da chi chiedeva la sua protezione dalla malaria o per ottenere la guarigione da tale malattia. 

Le “Februalia” e la celebrazione della dea Febris coincidevano temporalmente con i Lupercalia, dedicati al dio Pan Lupercus (= dio Fauno), protettore del bestiame ovino e caprino.

Le Februalia avevano inizio alle calende di febbraio, primo giorno del mese, con la “Februatio”, rito di purificazione per proteggere Roma dall’influsso negativo dei demoni. Il rituale prevedeva la  processione di fanciulle che sorreggevano le candele accese, simbolo di luce.  Invece alle Idi di febbraio, il 13,  i “luperci” sacerdoti addetti al culto del dio Pan Luperco, celebravano i “Lupercali”, (in latino Lupercalia) nella grotta denominata “Lupercale, ubicata a Roma alla base del colle Palatino”, dove, secondo la leggenda,  Romolo e Remo  furono allattati da una lupa.

Durante i Lupercali veniva onorata pure  la dea Giunone, detta Iunio Februata (Giunone purificata),  patrona del matrimonio e del parto, perciò veniva spesso  artisticamente rappresentata anche nell’atto di allattare. Come Maria, la madre di Gesù,  aveva numerosi epiteti, fra i quali Iuno Regina o Iuno Augusta, come signora dell’universo; Iuno Lucina, apportatrice della luce del giorno;  Iuno Matrona, protettrice delle donne sposate; Iuno Pronuba, protettrice delle nozze e del vincolo coniugale; Iuno Opigena, patrona delle nascite.

I Lupercalia furono una delle ultime festività ad essere abolite dai cristiani. Papa Gelasio I (pontificò dal 492 al 496) scrisse una lettera ad Andromaco, princeps Senatus, per lamentarsi della partecipazione dei cristiani a questa festa pagana, proibita insieme ad altri culti pagani dall’imperatore Teodosio I nel secolo precedente.

Pure il culto alla  pagana dea Febris cadde nell’oblio, perché la Chiesa lo sostituì con quello dedicato a Santa Febronia, nome argutamente scelto per indurre i fedeli all’equivoco o alla commistione tra le due divinità.  Alcuni autori considerano il nome Febronia di derivazione latina, basato sul termine “februa”, che come già detto significa “purificazione”. 
La tradizione narra che la cristiana  Febronia visse nel IV secolo nella città di Nisibis (attuale Nusaybin), nella Turchia sud-orientale, ai confini con la Siria. Fu martirizzata a Sibapolis durante la persecuzione anticristiana voluta dall’imperatore Diocleziano. Furono i monaci bizantini ad incentivare Il culto verso questa santa. In Italia viene ancora onorata in alcune chiese del meridione: a Palagonia, in provincia di Catania, a Patti in provincia di Messina, a Minori, in provincia di Salerno.
 Nel calendario Santa Febronia veniva ricordata il 14 febbraio, poi fu spostata al 25 giugno per far memoria nella precedente data a San Valentino. 
« Ultima modifica: Febbraio 02, 2014, 14:51:08 da dottorstranamore »

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Re:Candelora
« Risposta #2 il: Febbraio 04, 2014, 00:31:15 »
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Un’altra “festa delle luci”, che dura otto giorni, è quella ebraica della Chanukah o Hanukkah (significa dedicazione) Le due parole derivano da due differenti spelling della lingua inglese, ma nessuna delle due è corretta perché la consonante ebraica “het” ha un suono gutturale.

L’hannukah allude  al Tempio di Gerusalemme  (Bet HaMikdash; bet, da bayt = casa; mikdash = tempio), dove nel 165 a. C. fu riconsacrato un altare dopo la vittoria dei Maccabei contro i Seleucidi.  In quell’occasione ci fu il leggendario miracolo del candelabro rimasto acceso negli otto giorni di cerimonie religiose, pur con olio combustibile sufficiente per un solo giorno.

Gli storici della religione ebraica ritengono che gli otto giorni di durata della festa siano stati ispirati dalla celebrazione dei “Sukkot”, che si svolgono con lo stesso periodo temporale e con ruolo preminente delle luci, anche nelle abitazioni private.

Il rituale dell’Hanukkah è costituito dall’accensione del candelabro a 9 lumi, simile al menorah che ne ha 7. La cerimonia religiosa del primo giorno viene celebrata al tramonto del 25 del mese di Kislev, periodo tra novembre e dicembre, secondo il calendario ebraico.

La prima sera della festività, detta “Erev Chanukah”, viene acceso il lume centrale, detto “shammash” (considerato di “servizio” perché la sua fiamma viene utilizzata per accendere gli altri stoppini nei giorni seguenti).

 

A Roma, in piazza Barberini, e a Milano, in piazza san Babila, da alcuni anni per la festa dell’Hanukkah la comunità ebraica fa innalzare un candelabro  a nove braccia alto oltre tre tre metri e al tramonto, tutte le sere, per otto giorni, durante la funzione celebrata da un rabbino viene accesa una luce. Ognuna rappresenta una notte che la piccola quantità d’olio illuminò nel tempio.



nihil

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Re:Candelora
« Risposta #3 il: Febbraio 04, 2014, 08:09:06 »
senti senti che curiosità: ho abitato in un paesino la cui contrada si chiamava proprio Candelora, ma non credo si riferisse alla festa ebraica. Credo piuttosto che fosse una ricorrenza di origine contadina, legata alla semina.