“Christmas effect”
“Tempo di Natale”: genitori, figli, fratelli, parenti si riuniscono per festeggiare in allegria, ma ci sono molte persone che preferiscono o sono costrette a rimanere sole. E la solitudine sociale che viene subìta e non scelta spesso provoca la sofferenza psicologica: malinconia, depressione, difficoltà a mantenere i legami affettivi che gradualmente perdono di intensità, con conseguente chiusura in se stessi e tentativi di suicidio.
Le persone “coraggiose” preferiscono rimanere sole anziché festeggiare con persone a loro antipatiche. Evitano i cosiddetti “cenoni” oppure i pranzi di Natale e di Capodanno che obbligano ad una forzata cordialità ed allegria.
Sui comportamenti degli italiani durante il tempo di Natale ci sono numerose indagini psicosociali che consentono di raggruppare la popolazione in 4 categorie con sottogruppi:
1) tradizionale – familistico;
2) critico – negativo;
3) edonistico – consumistico;
4) apatico –accomodante.
Le 4 categorie non hanno nette delimitazioni ma permettono marginali sovrapposizioni tra un gruppo e l’altro.
1) tradizionale-familistico: questa categoria comprende quasi la metà della popolazione italiana. Vive le feste natalizie come occasione per rinsaldare i legami e gli affetti parentali, la coesione.
In questa tipologia si distinguono due sottogruppi:
a) Nel primo prevale il rimpianto per l’immagine tradizionale della famiglia patriarcale.
b) Nel secondo ha rilevanza il significato religioso del Natale.
2) critico-negativo: chi si riconosce in questa categoria associa le festività natalizie con sentimenti di tristezza, noia, insofferenza...ma anche aggressività. In tali soggetti, comprendenti anche molti depressi, la festa contrasta con la solitudine interiore. L'allegria degli altri acuisce il carico di rimorsi, fallimenti, sventure. Non è un caso che i suicidi siano più frequenti in questo periodo dell'anno. Chi ha ferite spirituali che si sono aperte quando era bambino/a o adolescente soffre di più quando il calendario propone un ideale ritorno all’infanzia, ai regali. Come far comprendere alle “vittime” della depressione causata dalla festività natalizia che questa ricorrenza ha soltanto un significato religioso e non consumistico ?
La reazione aggressiva, invece, è spronata dalle ideologie o convinzioni personali: si condanna la costrizione ai regali, agli sprechi; si rifiuta la festa perché marginalizza i poveri.
3) edonistico-consumistico: questa categoria comprende circa un quinto della popolazione ed ha in comune con la precedente categoria un quasi completo e cosciente rifiuto dei significati tradizionali e religiosi del Natale. Le persone “edonistiche-consumistiche” sono attratte dalle vetrine dei negozi piene di merci e di luci, addobbate per le feste natalizie; si sentono gratificate nel fare gli acquisti, unirsi alla folla per le strade dei centri urbani.
Nell’edonistico-consumistico si distingue un sottogruppo, che del Natale ha un concetto gastronomico!
Aspettano questa festività come appuntamento per l’”abbuffata”, da preparare con cura nei giorni precedenti.
4) apatico-accomodante: i soggetti compresi in questa categoria sono una minoranza. A loro il Natale non suscita particolari emozioni, tuttavia per il bene della famiglia si conformano all’agire degli altri.
Si suppone che se queste persone si sentissero libere di agire secondo le proprie convinzioni non si discosterebbero dalla categoria dei critici-negativi.