Non m'era mai successo prima d'ora, d'andare a patti con un poveraccio che crede d'essere infallibile e invece come lui ce ne sono tanti, compreso me che sono stato lì per ore ad ascoltarlo. Un corridoio illuminato a giorno è stato lo scenario, qualcuno vomitava e qualcun altro a chiedere le sigarette interrompendo senza esagerare quel nostro dialogo fatto di tutto e niente. Costretto sono stato a non sentirmi più e a muovere soltanto il passo, inevitabile in quel luogo stanco, valido solo per non sentirmi un morto. La chiamano riabilitazione, e poi mi sono accorto che è solo un gioco per chi non ha coscienza o forse per un certo tempo l'ha persa. Nessuna garanzia di miglioramento, solo un cammino senza via di scampo, chiuso lì dentro per non sentire più il mondo, per non sentirmi più mondo. Non vale che io adesso lo sto a dire ai quattro venti, non sono ormai creduto, solo compatito e mi fa triste quella pacca sulla spalla, come a dire che non c'è più niente da dire per me che sono qua per un momento in cui nella mia mente qualcosa ha ceduto. Quanti ne ho conosciuti e quanti ne conosco, eppure loro sono ancora là ed io di qua solo perché non sono stato capace di ritornare in me e andare oltre.
