Sarà forse l'influenza della luna se stasera non ho voglia e volontà. Guardo d'istinto il cielo e la scopro lì, illuminante e tonda. Appare serena, scruta dall'alto verso il basso e come sorridesse ai casi della vita, vede gli affanni nei quali a volte mi ritrovo. Primo fra tutti una non voglia che da molto mi accompagna, come fossi in attesa e senza una ragione, poi la stanchezza e forse ancor di più quel nervosismo spicciolo che fa rispondere male anche quando non ce n'è bisogno.
Sì è la luna, ed io la sento, quell'influenza senza una parola, solo nei gesti o atti che compiamo, ed io per prima quando tentando di fare una ciambella mi è venuta fuori l'ostia per foderare il piatto. E così è quando gli ho parlato, e ho ripensato a quei momenti che trascorsi sempre senza domande di troppo, a volte si scopre invece che necessitano di un chiarimento interno. E parlo dell'amore che spesso va a braccetto con la terra, e poi con l'acqua passando per il fuoco e poi va a colorare l'aria. Tutto è un cerchio, compreso ciò che metto adesso, segno un inizio e poi subito arrivo alla fine. Eppure anch'io mi sono persa, forse lasciando ai fianchi le braccia senza forza, qualcosa di me ha abbandonato un senso, quell'equilibrio fatto di odori e poi discorsi che se per poco non sentono una vicinanza, si cristallizzano nel loro e non hanno più voglia di un incontro.
Ormai la luna ha dato la sua impronta, anche stasera, e nell'attimo del giorno, fino poi a scomparire per rimanere in ombra e poi di nuovo ricomparire a suo modo crescente. E' lei l'artefice, o solo la mia mente che riposata e a tratti stanca elabora un pensiero per ritrovarlo là, artefice di gesti e azioni forse incerte, o forse soltanto dubbie e solo adesso mi accorgo del silenzio.
Vado adesso, e non importa se ritorno, e invece torno senza lasciare il dubbio nemmeno più a me stessa e a quello stesso che con la speranza ha mosso il mondo.
Ci metto dentro anche il mio animale, un gatto pezzato nero, bianco e marroncino che guarda un po' giusto stasera è venuto a miagolare. E lì, ha preso in suo possesso un pezzo di divano e tutto accovacciato dorme e ogni tanto mi parla. Lui lo fa sempre con quel suo sguardo accompagnato dal lamento.
Oltre a questo non saprei più cosa dire, o forse anche oggi è pure il doppio ciò che ho scritto come una mano dietro alla lavagna quando con un gessetto bianco scarabocchia il foglio.