Autore Topic: La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...  (Letto 3692 volte)

rino

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #15 il: Giugno 10, 2013, 12:04:23 »
Salve,
mi permetto dire la mia,anche se son niubbo :redd:
bloccare il copia/incolla con un javascript semplicissimo si può fare ma servee a nulla in quanto basta salvare la pagina su pc e...voilà si puo' copiare...
personalmente ho postato anni su un forum dove non risulta il nome dell'autore( o nick)  ameno di varie 'peregrinazioni' e non mi dava noia...
vedo spiegarmi meglio: ho visto miei post su altri forum con vari nick ed ho pensato che se me l'han rubati è perchè piacevano :mah:....perchè a meno che non inserisco nome e cognome registrando la data di invio se è firmato Pinco,gino,ginetta o Piripalla....posso sempre esser io ma anche no :Ppp:
insomma io non mi preoccupo anche se il mio è un pensiero personale vche trova pochissimi fedeli ( ma non ne cerco) motivato,sicuramente,dal fatto che scrivo 'a modo mio' ,magari non all'altezza di molti che l'onore leggere e quindi non do importanza alla ''condivisione rubata'' ma anzi...
sottolineo quanto detto è opinabile il motivo del mio commento è solo che non si può annullare il copia/incolla perchè aggirabile.

saluti,
rino

nihil

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #16 il: Giugno 10, 2013, 14:17:26 »
se qualcuno mi rubasse i post, io mi incavolerei e di molto. Ogni scemenza che scrivo è mia e tale deve rimanere, altri si scrivano le loro!  :prtr: sono talmente gelosa delle mie cose che ho il terrore che Dante mi scopra e voglia una collaborazione! :sl:

piccolofi

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #17 il: Giugno 26, 2013, 18:05:54 »
Vedo ora queste osservazioni e proposta di Platino, nonché la discussione che ne e' seguita.
Mi permetto di dire una cosa, al di la' di mosse pratiche che non saprei indicare :
non trovo giusto fare ironia o battutine sulla meritevolezza o meno degli scritti dei vari frequentatori di Zam, perché, a mio parere, qualunque scritto e' sacro e deve essere attribuito nel bene e nel male unicamente a chi l'ha scritto.  Che altri, idioti e penosi umanamente, si approprino di cose non loro spacciandole per creazioni proprie, dovrebbe essere stigmatizzato sempre e comunque.
Sara' perché io ho un enorme rispetto dell'individualita' e unicita' di ogni persona, ma proprio non mi va giu' che ci sia chi indisturbato puo' fare certi scherzetti.
Platino ha ragione ad esserne offeso e a desiderare una tutela.  Purtroppo non vedo come sia possibile, a meno che, appunto, non ci sia modo di inibire la funzione di copia/incolla verso l'esterno.
Quanto ai copia/incolla interni a Zam, direi che sono fatti per stralciare pezzi dello scritto di un altro, onde citarli letteralmente per poi commentarli, e in questo vedo solo praticita' : mica c'e' da litigarci.
Chiudo dicendo che secondo me la gente che " ruba " e spaccia per proprio dimostra solo una limitatezza mostruosa : come fanno a non sentirsi dei poveri vermi?   A non accorgersi che con quella mossa si sono autoaccusati di nullita'?
Perché una persona con una dignita' e un minimo di capacita' fa in proprio.  Bello o brutto che sia il suo " parto ", vuol poter dire " questo l'ho fatto io ".
E gli altri.. o leggeranno o afferreranno il sacchetto.
 
[color=pink]P.S  :  Nihil[/color], ma proprio Dante vai a prendere?  Troppo serioso per voler copiare te, non avrebbe capito l'umorismo...
« Ultima modifica: Giugno 26, 2013, 18:11:06 da piccolofi »

nihil

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #18 il: Giugno 27, 2013, 06:55:45 »
l'impossibilità di fare copia-incolla verso l'esterno l'ho trovata in un solo sito, credo dipenda dal programma della piattaforma, però sarebbe utilissimo.
 abow

Platino

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #19 il: Agosto 19, 2013, 12:25:05 »
Nihil, concordo nuovamente dal mio punto di vista, andrebbe applicato anche qui, dall'interno all'esterno. Internamente no, anzi, credo sia utile per scambi diretti...
Comunque sono a conoscenza di più siti, dove questa limitazione è indicato anche per regolamento.   

Doxa

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #20 il: Agosto 20, 2013, 22:28:35 »


Il giornalista e scrittore inglese  Tim Park considera il copyright “un biglietto della lotteria, al vincitore assicura guadagni nel tempo a chi ha avuto l’idea prima di un altro.

In gioco c’è sempre  la dicotomia  tra arte e profitto.
Il copyright inteso come diritto di invenzione su un’opera d’arte si riduce a questo: se sei qualcuno hai diritto a vedere riconosciuti i tuoi diritti, se non sei nessuno, fattene una ragione.

Park  domenica 17 marzo 2013 (pag. 30)  sull’inserto  culturale  de “Il Sole “4 Ore” ha pubblicato un suo articolo  col titolo “Ha ancora senso il copyright ?”
Nel sottotitolo  afferma: “Già contestato e difficile da proteggere, nell’era di Internet sembra dover decadere. E se tutela la creatività,  innesca anche un approccio al guadagno.”

Poi si dilunga  su due colonne per dire che: “Ho, o no,  il diritto, come autore,  di impedire alla gente  di riprodurre i miei libri gratis ? Dovrei averlo ? Conta veramente qualcosa ? 

‘Mi hanno privato del diritto  di avere uno schiavo’  ha scritto Max Stirner  a proposito dei diritti umani. Una frase paradossale per ricordarci  che quelli che chiamiamo diritti non sono altro che ciò che la legge concede a una parte o all’altra in ogni conflitto di interessi. Non esistono diritti in natura e i diritti sono spesso diversi in Paesi diversi.

Il copyright, quindi, fa parte di un apparato legislativo che governa il rapporto  tra individuale e collettivo, il più delle volte difendendo il primo a scapito del secondo. Si avrà il copyright  solo in una società in cui si riconosce  un valore altissimo all’individuo, all’intelletto individuale e ai prodotti dell’intelletto individuale.
Di fatto,  l’introduzione di una legge sul diritto d’autore è uno dei segni del passaggio da una visione gerarchica  e olistica della società a una basata su speranze e aspirazioni dell’individuo. Non sorprende che la prima a muoversi legalmente verso la creazione del concetto di copyright sia stata la Gran Bretagna di fine Seicento.

Ufficialmente l’idea è che lo scrittore,  l’artista o il musicista dovrebbero ricevere il giusto riconoscimento per i propri sforzi. Il che è curioso. C’è pochissima giustizia nei proventi che ricevono gli artisti. Opere dal valore identico producono guadagni totalmente diversi o nessun guadagno affatto. C’è chi diventa miliardario e chi non riesce neanche a pubblicare . E’ possibilissimo che la qualità delle opere di questi due scrittori sia molto simile. Lo stesso libro può avere un destino totalmente diverso in Paesi diversi. Ogni idea di giustizia  per i guadagni degli artisti è naif.

In realtà,  più brutalmente,  il vero scopo del copyright è di impedire ad altri di lucrare sulla mia opera senza pagarmi un tributo, perché la mia opera appartiene a me.  E’ mia. Parliamo di proprietà e di controllo. La legge, al momento, mi riconosce come il proprietario di quello che scrivo, pertanto ho il diritto di seguire la sorte di ogni copia del libro che ho pubblicato e di chiedere una percentuale sul prezzo di vendita. Questo diritto è lo stesso sia che io venda duecento copie del libro in un’edicola locale sia che ne venda venti milioni in cinque continenti.
E quando muoio passo questa proprietà ai miei figli che percepiranno le royalties su ogni copia prodotta e venduta della mia opera, come se avessero ereditato un’azienda o una proprietà. Ma soltanto per settant’anni. Dopo tutte queste concessioni  all’individuo, e poi alla sua famiglia, alla fine la società nega che la proprietà intellettuale equivalga alla proprietà fisica. I miei eredi possiederanno la mia casa per sempre, ma a un certo punto il prodotto della mia mente diventerà di dominio pubblico.  Qui la logica, ufficialmente, è che ormai io ho avuto , e la società,  per sviluppare una cultura condivisa, incoraggiando l’accumulo del sapere collettivo, ha bisogno di avere libero accesso ai prodotti del mio intelletto.

Nel recente passato la durata del copyright è stata estesa da 50 a 70 anni dopo la morte dell’autore. Capiamo subito che una simile decisione  è arbitraria e potrebbe facilmente cambiare di nuovo. Era proprio necessario che il nipote di James Joyce potesse chiedere più o meno quello che voleva per le citazioni dall’opera dell’autore, persino nei testi accademici, fino a sessantanove anni dopo la sua morte ? Ha senso che se cito tre o quattro vwersi dai Quattro Quartetti in un libro sulla meditazione io debba pagare duecento sterline per il lascito letterario di T. S. Eliot ?  Si ha l’impressione che gli stessi autori si sarebbero ribellati, il che ci illumina sul vero motivo per cui è concesso che le opere escano dalla protezione dei diritti, Perché questa sarebbe stata la volontà dell’autore. Una volta protetta la stretta cerchia familiare, la disponibilità delle sue opere e la celebrità sono più importanti per un autore dei redditi di discendenti  che non ha mai conosciuto. La decadenza del copyright è una concessione ai sogni di immortalità dell’autore a spese della famiglia.

Il diritto d’autore è sempre stato contestato e difficile da proteggere. Dickens, Lawrence, Joyce e schiere di autori minori hanno tutti lottato contro le edizioni  piratate delle loro opere.  Nel Novecento, l’apertura di un mercato  internazionale dei libri  e i progressi nelle tecniche di riproduzione hanno esasperato il problema.  Ci si può aspettare  davvero che ogni Stato difenda i diritti degli autori stranieri  quando la maggior parte dei bestseller internazionali proviene da una decina di Paesi e in misura preponderante dagli Stati Uniti ?  Né la violazione del copyright  viene generalmente ‘percepita’  allo stesso modo del furto, con o senza scasso; non ho mai sentito di pirati del copyright afflitti dal senso di colpa o dal rimorso.   A rendere ancor più instabile la situazione, l’innovazione introdotto insieme da Internet  e dall’ebook  ha aumentato notevolmente  la possibilità di copiare e distribuire libri piratati. Si ha sempre più l’impressione che questa legge possa decadere.

Per capire come possa sopravvivere nell’era del testo elettronico, dobbiamo chiederci, al di là di ogni pietismo e sottigliezza legale,  qual è la sua vera funzione sociale e se c’è almeno una larga fascia di persone che desiderano che quella funzione continui. Il copyright dà allo scrittore un forte incentivo finanziario  e rinchiude il suo lavoro nel mondo del denaro; ogni libro diventa un biglietto della lotteria. Vendite enormi significheranno guadagni enormi.  Il copyright quindi incoraggia un romanziere a indirizzare  la sua opera non al suo gruppo di riferimento più prossimo, a coloro di cui più brama l’approvazione, ma al maggior numero possibili di lettori che possano permettersi un libro  in brossura. Tantissimi romanzi, lunghi quanto scadenti, non si scriverebbero affatto senza la legge sul copyright. E’ un diritto che crea anche spazzatura.

Da una parte, allora, concedendo il copyright la società dichiara di nutrire un grande rispetto  per la creatività individuale  -ogni membro della società può sognare di poter un giorno beneficiare  del diritto d’autore, di trasformare il genio in denaro-  dall’altra però trascina l’autore in una mentalità borghese ; d’ora in poi avrà un forte interesse in mercati stabili e ben vigilati. Insomma, il diritto d’autore lega lo scrittore alla polis ; colpisce infatti quanto pochi oggi siano gli scrittori creativi realmente rivoluzionari, impegnati cioè nella ricerca di un modello di società davvero diverso.  C’è un atteggiamento vagamente sovversivo , liberale e antiautoritario , questo si, che paradossalmente è diventato  quasi convenzionale; ci si aspetta da un autore  che sia insoddisfatto della società . Allo stesso tempo, con un assegno delle royalties che dipende da accordi internazionali,  trasferimento elettronico di fondi e una disponibilità a perseguire la pirateria, l’autore o l’autrice sono più creature  dello status quo che suoi nemici."   

Doxa

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #21 il: Agosto 21, 2013, 07:26:06 »
A Tim Park ha risposto l'avvocato Fabio Macaluso, esperto di comunicazioni e diritto d'autore, per dirgli “Sì, il copyright ha ancora senso”.

Secondo l'avvocato Macaluso "Sono sempre di più a pronunciare il de profundis del copyright, suggerendo che esso debba decadere perché, come affermato da un noto letterato inglese, esso <<crea anche spazzatura>>. Si ritiene che il diritto d’autore orienti la ricerca e la produzione dei talenti verso opere dal miglior ritorno economico, imborghesendo gli artisti che perderebbero di motivazione per contrapporsi ai sistemi sociali consolidati. Si pensa anche che il copyright, che assicura rendite prolungate nel tempo, non è il corretto incentivo per la produzione artistica e culturale, piuttosto un <<biglietto della lotteria>> cui gli autori accedono per tentare di diventare milionari.

Questi ragionamenti sono suggestivi. Essi poggiano però su una base errata. Il copyright non è  l’unico elemento che motiva lo sforzo creativo degli artisti. Lo ha spiegato molto bene lo scrittore americano Steve Johnson, autore di un saggio di grande  successo sulla storia naturale dell’innovazione, che dimostra come le buone idee siano generate da componenti diverse, che si combinano fra loro. Tra queste, le associazioni casuali di idee, il desiderio insopprimibile del superamento dei generi (Schönberg inventò la dodecafonia nel solco di maestri come Liszt e Wagner), o gli stessi errori utili su cui hanno prosperato le avanguardie (si pensi solo al fenomeno musicale del Punk degli anni settanta dello scorso, cha ha elevato gli errori quasi a sistema).

A questi elementi se ne accosta un altro, anch’esso naturale e senz’altro incomprimibile: il desiderio di ognuno di affermare la paternità di una nuova espressione e rivendicarne la legittima titolarità (o, più comunemente detta, la proprietà). Qui entra in gioco il copyright, che assicura il vincolo tra l’autore e la sua opera, conferendo i diritti morali (sempre trascurati, nonostante la loro importanza) e patrimoniali. Non è decisivo che esso sia un diritto naturale o meno, perché i processi innati di creazione e la loro incentivazione morale ed economica camminano insieme, condizionandosi a vicenda: nel <<brodo primordiale>> delle idee è inserito un innesco artificiale che agevola la loro affermazione. E non può sfuggire che le opere d’autore, per non rimanere confinate alla conoscenza di élite ristrette, devono essere accessibili attraverso la loro commercializzazione. Ad esempio, senza le gallerie non sarebbero emerse i lavori di schiere di grandi artisti, selezionate dai mercanti d’arte per esclusivi fini economici. Così, il genio selettivo e il denaro di Ambroise Vollard hanno affermato i dipinti di Picasso o Rouault e se probabilmente ci siamo persi qualche talento rimasto sconosciuto, questo fa parte del destino umano se anche un artista come Van Gogh <<raccolse>> il suo successo solo dopo la morte.  Indirizzare la produzione artistica verso fini mercantili è dunque un dato scontato e per questo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo prevede che ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti dalla produzione letteraria e artistica di cui sia autore, non tralasciando la salvaguardia degli interessi patrimoniali di cui quest’ultimo.

Solo questo meccanismo permette l’emergere delle avanguardie, che si esprimono in quanto finanziate attraverso la commercializzazione dei prodotti di consumo più facile. Gli editori hanno in collana i grandi scrittori, ma anche autori meno ovvi, così come la Deutsche Grammophone pubblica contemporaneamente un’esecuzione di Beethoven e le opere di Luciano Berio, che hanno valore culturale elevato ma una potenzialità commerciale irrilevante. Il processo di imborghesimento e uniformazione degli autori è così ristretto proprio dai meccanismi del diritto d’autore, che, se eliminato o fortemente limitato, renderebbe la produzione culturale appannaggio dei ricchi, gli unici in grado di speculare intellettualmente senza preoccupazioni di natura materiale. Più pericolosamente, l’irragionevole compressione del copyright favorirebbe la concentrazione dei grandi player del mercato, soprattutto quelli operativi in Rete. Un’oligarchia di poche imprese, alleate tra di loro, imporrebbe prodotti <<troppo uguali>>, con buona pace del diritto al pluralismo culturale. Mettendo inevitabilmente fuori mercato i numerosi editori tradizionali (con o senza carta), la cui funzione, come ha spiegato recentemente Antoine Gallimard, consiste nell’insieme delle operazioni della <<lettura e la selezione dei manoscritti, il lavoro sui testi e le immagini, l’accompagnamento e la difesa degli interessi degli autori, la forza di proposizione dei nuovi progetti, le traduzioni, la promozione e la distribuzione>>. E’ difficile quantificare esattamente il valore di queste attività, ma è certo che il ruolo degli intermediari culturali appartiene al DNA delle società evolute e si spera che mai un editore come Gallimard, a causa dell’attacco al copyright, sia acquisito da un fondo pensioni, una società di telecomunicazioni, o, peggio ancora, posto sotto il controllo dello Stato."


L'avvocato Macaluso evita di entrare nel merito della durata di 70 anni del copyright. Questo a mio parere dovrebbe terminare con la morte dell'autore, invece nel modo vigente gli eredi, fino ai pronipoti,  godono di rendite parassitarie senza meriti, magari senza aver conosciuto il loro benefattore.

Ai 70 anni del copyright è collegata in parte anche l'esistenza della S.I.A.E. (Società italiana degli autori ed editori) che  riscuote  i proventi, in parte destinati a se stessa.

La SIAE fu creata  nel 1882 a Milano in forma associativa come "Società degli autori", voluta da scrittori, musicisti, editori e autori allo scopo di promuovere e salvaguardare la tutela del diritto d'autore che si traduce in denaro.

Doxa

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Re:La funzione copia/incolla da eliminare dal sito verso l'esterno...
« Risposta #22 il: Settembre 14, 2013, 10:26:56 »
Il giornalista e scrittore Roberto Gervaso in uno dei suoi aforismi ha scritto: "Il plagio è un atto d'omaggio. Chi copia, ammira."