Faber, non credo sia tanto difficile da capire, se si vuole.
Oggi va di moda non credere più nel destino: ognuno è arbitro di sé stesso, ognuno è dio di sé stesso, tutto o quasi, dipende da noi. E come mai c’è tanta infelicità?
In realtà le nostre scelte sono molto limitate e rientrano tutte in uno spazio molto più ampio di esistenza che non possiamo modificare: non scegliamo noi di nascere, né come, né dove; non ci scegliamo i genitori; non scegliamo gli altri membri della famiglia; non ci scegliamo il patrimonio genetico che ci porteremo sempre con noi e che determinerà molto del nostro destino: bellezza, intelligenza, temperamento, eventuali lacune o disturbi psichici, altre malattie.
Un’altra buona fetta di circostanze che determineranno quello che sarà il nostro “ruolo” nel mondo è dato, specialmente nei primi anni di vita, ma anche per tutta l’adolescenza, dall’ambiente in cui si nasce e si cresce, in primo luogo dalla famiglia. Sarà quest’altra base a decidere, volente o nolente, se sviluppare le eventuali risorse positive che fortunatamente possiederà l’individuo, oppure contribuire a distruggerlo o penalizzarlo ulteriormente.
Quando si arriva ad una buona maturità o indipendenza anche psicologica tale da poter prendere in mano la propria vita si saranno raggiunti almeno i 30, 40 anni e, ammesso che, comunque, la persona abbia un minimo di capacità di migliorare la propria esistenza e togliendo il tempo necessario per “tentare” di migliorarla (perché non sempre si riesce), cosa rimane ? Nel frattempo il tuo ruolo l’hai già recitato e molto del passato continuerà ad influenzare il resto della vita.