:mah:RECENSIONE DEL FILM IL GIOIELLINO DI A. MOLAIOLI.
Deludente. Il regista ha voluto raccontare la dolorosa vicenda della Parmalat tentando di rivalutarne gli artefici; infatti, Tanzi, impersonato da Remo Girone, appare come una persona buona, profondamente attaccata all’azienda e alla famiglia, con grandi valori morali che ricorre a delle manovre ardite solo per salvare quello che è riuscito a creare da solo: la ditta ovvero quello che chiama 'il gioiellino'. Ha un atteggiamento modesto al punto che, in una scena, lava i piatti dopo cena rifiutando l’aiuto della nipote. La presenza della moglie infatti non è continuativa: c’è solo in alcune occasioni, come le feste aziendali o in chiesa. Il ragioniere è dipinto come un uomo dal carattere difficile che propone delle soluzioni disoneste nella certezza che il problema sia solo temporaneo e superabile; anzi, dimostra la sua correttezza e affezione nei confronti del proprietario in più di un’occasione. Purtroppo, la trama è sviluppata in modo superficiale e approssimativo, senza quell’armonia che ci si aspetterebbe da una storia in cui i valori della famiglia e della patria vengono alimentati dalla prosperità economica. Alcune inquadrature sono veloci e incomplete, girate solo allo scopo di mostrare il carattere dei personaggi e l’ambiente sociale in cui si muovono. Sembra ingiustificato il suicidio del direttore marketing che, pur avendo dei dubbi suffragati dall'analisi della documentazione contabile, non viene coinvolto nelle manovre finanziarie aziendali; al punto che, durante una riunione, quando è giunto il momento di parlare dei problemi, viene invitato a uscire. Patetiche le falsificazioni di bilancio operate dal ragioniere che sbianchetta le voci negative e vi incolla sopra quelle positive, fotocopiando poi il tutto per ottenere un documento attendibile.