“All’ipotetico lettore”, poesia di Margherita Guidacci
“Ho messo la mia anima tra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa’ che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino”.
Questa poesia è così commentata dal cardinale Gianfranco Ravasi: “Solo chi ha vissuto un autentico amore riesce a far vibrare nel cuore questi versi dedicati “All’ipotetico lettore”, che è il titolo della poesia scritta da Margherita Guidacci.
Le mani di chi ama con sincerità e profondità sono curvate quasi a fare un nido. L’amato vi depone la sua anima e vi trova pace, vi scioglie il gelo delle sue paure, stempera le sue inquietudini e amarezze, è il porto sicuro della sua esistenza.
Anche i grandi mistici sono ricorsi al linguaggio amoroso per descrivere la loro esperienza di incontro con Dio, convinti di essere accolti nelle sue mani, avvolti da quel tepore , persino nel momento più tragico, come quello di Gesù sulla croce, le cui ultime parole, secondo l’evangelista Luca, sono: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (23, 46).
Quelle mani, però, non devono catturare e imprigionare, ma lasciare alla persona amata sempre la libertà di volare via anche verso un’altra meta, come deve fare la madre per il bambino che cresce e diventa uomo. Nessuna persona, infatti può essere il possesso esclusivo di un’altra”.