E' tanto che non scrivo, si disse guardandosi allo specchio. Non avrò mica il “blocco dello scrittore”, contionuò a ripetersi e così per tutto il giorno. S'impose di farlo e si trovò a decorare il foglio con le cornicette, quelle che le facevano fare da bambina a scuola. Ce n'era un tipo che le piaceva da morire, ed era quella che usava di più delle altre.
Sto divagando adesso, che c'entra la cornice quando mi sono seduta su questo divano solo per scuotermi e farmi ritornare a scrivere. E certo però che le cose non si fanno per forza. Lascio scorrere i pensieri e penso al pane, a quello caldo e profumato del mezzogiorno, a come tutti in fila aspettiamo e con voracità mangiamo. Forse erano i primi tempi, quelli nei quali fai tutto e niente, ci si scambiano tenerezze, e così ancora sto divagando. Sarà che ho proprio sonno e invece mi trattengo qui per la paura di andare a letto e sentire la terra tremare sotto i piedi. Certo non sto scherzando, è la paura, e che domanda stupida, quale sarà poi la domanda? Sono sul punto di chiudere fgli occhi e non mi ricordo dove sono arrivata, sento soltanto il sonno e non importa che non si capisce, questa sono io e adesso vado anche io.