In effetti non si dovrebbe fare una domanda di questo tipo, non ha senso, eppure qualche volta serve per ritrovare il proprio senso, magari quando sembra che tutto il resto intorno sembra più non averlo, quel senso.
E così ci si domanda perché questo, e perché quello, ecco io per esempio: perché scrivo? Perché mi piace, e poi così posso mandare fuori tutto quello che ho dentro e magari lo condivido col resto del mondo che come me potrebbe ritrovarsi riflesso in quelle parole. E poi le parole, hanno un così bel suono, mi piacciono i momenti che dedico a coglierle, e a collezionarle una dopo l'altra. Un parola e poi dopo un'altra e un'altra ancora, e così si formano frasi e si riempiono le pagine, io le riempio di tutto e niente, del pieno e del suo contrario. Scrivere è come dipingere, o raccogliere fiori o salire su in cima e guardare lo scenario intorno. Perché scrivo? Perché se anche dico cose ovvie, qualcun altro magari in quell'ovvio potrebbe pure rispecchiarsi e non sentirebbe così la solitudine, e scrivo per fermare l'attimo o magari riviverlo e ogni volta rinnovarlo. Scrivo per affrontare la vita a testa alta dopo che sono stata messa a tappeto, e per rialzarmi tutte le volte che sono caduta o qualcosa ho perso. E poi continuo come se ascoltassi una musica, come fosse il sottofondo alla vita o meglio ancora una compagna delle mie ore.