… mi viene in mente l'amore al di sopra di tutto anche quando non è possibile viverlo. Si rinuncia volentieri a ciò che non è, e si vive solo di ciò che è così com'è. La più grande povertà è quella che umilia lo spirito e il sentimento. Ecco perché a nulla giova mentire a se stessi, prima o poi la verità apre la nostra porta e si presenta ed è a lei che rispondiamo di noi stessi e di ciò che abbiamo sacrificato.
Lei stava lì a guardare quell'uomo che con occhi di pianto la supplicava di restare, e non avrebbe avuto alcun dubbio a farlo se non fosse stato per quella lettera che mettendo in discussione le loro scelte la portava a voltare le spalle a quella decisione di fuggire insieme, ma che non avrebbe mai e mai voltato le spalle a quel loro amore.
Sì è vero, non tutto riusciamo a vivere così come vorremmo, e se le circostanze esterne non ce lo permettono, ciò non nega e non può negare che quel tutto può continuare a vivere in noi, e nella radice più profonda di noi stessi integro e intatto, silenziosamente.
Lei scelse quello, il silenzio di una rinuncia, e la penna per poterlo descrivere. E così lo visse due volte, ogni istante della sua vita lo onorò con le parole, e nel ricordo divenne presente. Non sempre e non tutto si può vivere, e tuttavia non si può tentare nemmeno di sostituirlo, quel sentimento non ha eguali, e quando è unico va lasciato intatto nel vissuto e nella memoria.
Lei così fece e lui la sentì in silenzio, custodì quel suo viso di porcellana e non la dimenticò mai, in cuor suo.
E l'emozione riaffiora sempre, ed una fine non conosce fine, questo è il senso del sentire intenso. Uno sguardo con gli occhi è guardare senza mentire, è andare a testa alta e con coraggio e non importa il niente.
Lei aveva la sua penna e vivere di penna era ciò che voleva. Lui, non lo avrebbe mai perso. E così scrisse molto e amò solo lui.
