Autore Topic: Colpa  (Letto 916 volte)

presenza

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Colpa
« il: Settembre 28, 2012, 00:27:22 »
A poco a poco attorno a lei ogni cosa cominciava a perdere di significato. Non ritrovava più il senso dei suoi gesti, l'interesse per ciò che la circondava. Tutto cominciò a sembrarle sempre più lontano mentre tentava di ascoltare quel dolore in fondo alla sua anima: dolore sordo.
D'improvviso i bambini irruppero nella stanza scuotendola da quello stato di impalpabile assenza e per non farsi scoprire, il volto stravolto dalle lacrime, fece finta d'essere ancora addormentata. E così per tutto il giorno,  quel giorno passò in un continuo pianto, per il vuoto e l'amarezza   del suo presente avvizzito, spento. i pensieri cominciarono a prender sempre più forma,  d'improvviso vide tutto quel tempo trascorso accanto a suo marito, un tempo senza tempo che tutto ad un tratto le sembrava sordo. Ora sì, cominciava a sentire qualcosa trascorrere. E se stessa ferma lì da qualche parte a guardarlo senza riuscire a viverlo, ora sì cominciava a sentirlo, cominciava a risentire quel profumo, il piacere di se stessa che per tanto tempo non c'era stata. Adesso sì che si rivedeva, cambiata, spenta poco importava come fosse in quel momento, ciò che vedeva era di nuovo se stessa, quella che si era illusa di vivere l'amore, ma senza amore. Che gran bella verità! E adesso? Un colpo di spugna e si sarebbe cancellato tutto per magia? E non finì di pronunciare quella parola che subito le sue orecchie le restituirono chiare e nitide le voci dei suoi figli che litigavano per una bambolina dai capelli di lana. Bastarono a farla riprendere, a dirsi che forse era solo stanca, che magari un viaggio tutti insieme avrebbe fatto bene. Così si dedicò alla casa consolandosi come se nulla fosse, cercò d'essere accurata ripetendo a se stessa che tutto era sereno, che non le mancava assolutamente niente, che bastava poco in fondo, in fondo sì, molto in fondo, ma appena la chiave girò nella toppa e i bimbi con un lungo grido accolsero festosi il padre, lei sentì tutto in una volta il suo distacco da quell'uomo. Appena lui tentò di avvicinarla lei si irrigidì al punto che lui fece finta di niente e borbottando qualcosa se ne andò in soggiorno. Aveva scampato il pericolo anche quella sera, il pericolo di doverlo guardare negli occhi e magari fingere un amore che non sentiva più.
Da quanto tempo ormai duravano a quel modo, non riusciva a ricordare, le sembrava una sensazione così familiare da pensare che tutto ormai fosse scontato, il vivere a quel modo sotto lo stesso tetto senza nemmeno un bacio, una carezza, o il desiderio. Erano finiti pure a dormire in letti separati senza nemmeno chiedersi il perché. Ormai le loro sere erano tutte uguali, si rispondevano a monosillabi, la televisione era l'unica che parlava in quella loro stanza senza colore e a fine serata un saluto frettoloso e ognuno nel suo letto, senza nemmeno guardarsi. Quanto tempo, senza tempo, quel tempo tutto uguale! Lui non si era mai chiesto niente, tacito era il suo assenso qualunque decisione lei prendesse, anche il matrimonio, pur sapendo che non sarebbe cambiata, che niente cambia se non ci accorgiamo, un bel giorno, di volerlo veramente. E così, la prima ad accorgersene, ancora una volta fu lei. Quella mattina scoprì che quella vita aveva perso il senso.
I bimbi, solo loro richiamavano il senso. Il loro richiamo rimaneva l'unico elemento veramente presente. Come vivere, allora? In quell'istante di lucidità senza lacrime, pensò che avrebbe potuto continuare a vivere così come aveva fatto fino a quel momento, farsi bastare tutto senza domandare, senza nemmeno sognare o farsi sfiorare da una realtà che sarebbe potuta essere diversa. In fondo lo faceva da otto anni, non si era mai accorta di soffrire o di rinunciare a tanto. Ma, era poi tanto vivere senza amare? In fondo provava rispetto, stima, condivideva il quotidiano fatto di piccole cose, lei le chiamava “comunicazioni di servizio”, ecco, ormai erano ridotte a mere comunicazioni di servizio quelle che lei e il marito si davano, poi, si voltavano le spalle e borbottando ognuno ritornava al suo mondo.
Ed ecco che il suo buon proposito cadeva giù come un castello di sabbia, sì, fino a quel momento aveva pensato di vivere come aveva fatto fino al presente, quel presente di cui ora prendeva consapevolezza , ma nello stesso tempo si rese anche conto che era stata tutta un''illusione, aveva nascosto molto bene in tutti quegli anni il suo segreto. In quell'istante capì che non sarebbe più stata capace di continuare a illudersi. Ma in mezzo a tutto questo solo lei poteva andare via,  non avrebbe potuto trascinare anche i suoi figli verso quella separazione, non ne avrebbe avuto il diritto, solo suoi erano gli effetti di quelle decisioni, solo lei poteva ascoltarli e viverli, i bimbi no, non avrebbero retto.
Fu così che i giorni si alternarono ai giorni, gli attimi furono divorati dal presente, quel triste presente. Ogni mattina stentava ad alzarsi, nella casa, nella sua casa non riusciva più a trovare entusiasmo, cominciò a trascurare dapprima i tendaggi, poi i tappeti, il cortiletto esterno e più li trascurava e più perdeva presenza. E un dolore sordo l' attraversava quando sentiva di là nella stanza i bimbi che giocavano col padre a fare la lotta. Come avrebbe potuto trascinare via quella spontaneità delle piccole cose, da padre, suo marito, le avrebbe perse perché lei lo aveva voluto.

Una mattina le sue amiche passate a portarle il pane fresco, furono le prime ad accorgersi che qualcosa nel suo viso non andava. Le chiesero come mai e lei cercò di parlare, ma le lacrime  bloccavano ogni parola, sentiva soltanto un nodo alla gola, un dolore tanto forte da impedire l'emissione della  voce. Andò così per mesi, non riusciva a dire a nessuno che tutto era finito nella sua casa e a chi chiedeva “posso fare qualcosa” diceva che niente e nessuno avrebbero potuto fare al posto suo. “Parla con tuo marito”le suggerivano, ma lei in cuor suo si rispondeva “come potrei parlare con mio marito, lui è così sereno, crollerebbero tutte in una volta le sue certezza, non riuscirebbe a resistere... come potrei parlare con lui se la causa di tutto parte proprio da lui.”
 E se inizialmente tra loro si scambiava qualche parola, finirono poi per non guardarsi nemmeno più. Andò avanti così per qualche mese, la mattina si svegliava senza più nemmeno un sorriso, piano piano a morire mentre avrebbe voluto ricominciare a vivere.




Patapuffola89

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Re:Colpa
« Risposta #1 il: Ottobre 14, 2012, 19:48:13 »
Un racconto molto intenso, che mi ha toccata profondamente, perchè è proprio questo che mi fa paura quando si parla del "per sempre".
I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa. (B. Yoshimoto)

D@ffy

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Re:Colpa
« Risposta #2 il: Ottobre 14, 2012, 21:00:35 »
Vorrei dirti che questo racconto è meraviglioso, ma non te lo dico perchè finiresti per crederci.



PS: Il racconto mi è piaciuto tanto, ma non volevo rinunciare alla squallida battuta!

''sii come una papera. Calma sulla superfice dell'acqua e, sotto, sempre con le zampe in movimento.

presenza

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Re:Colpa
« Risposta #3 il: Ottobre 14, 2012, 23:48:06 »
Tanto per cominciare grazie per aver letto questo racconto, e poi una parola a te Patapuffola: non spaventarti mai del tuo "per sempre" consideralo assolutamente vero nel tuo momento presente, l'unico che stai vivendo. Ecco, in quel momento ciò che provi o prova chi dice di amarti, è realmente "per sempre".
... E una parola a te D@ffy: a volte rinunciare ad una "squallida" battuta rafforza la sensibilità di chi è davvero un grande comico!

D@ffy

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Re:Colpa
« Risposta #4 il: Ottobre 15, 2012, 07:16:00 »
Pien@mente d@ccordo ;D

''sii come una papera. Calma sulla superfice dell'acqua e, sotto, sempre con le zampe in movimento.

piccolofi

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Re:Colpa
« Risposta #5 il: Ottobre 15, 2012, 17:52:26 »

  Una testimonianza molto intensa e molto vera che chissa' quanti echi potrebbe trovare.
  Ognuno ha la sua storia, un po' uguale, un po' diversa, ma quel che coinvolge e' il senso
  di solitudine che si prova quando, pur negli strascichi della vicinanza, un rapporto e'
  irrimediabilmente finito.
  Che sia l'uno o che sia l'altro a sentirlo e infine decretarlo, poco importa.  E' angosciante
  sia per chi " agisce " sia per chi " subisce ", perche' e' l'immagine di un'illusione andata in
  briciole che si ha davanti agli occhi e nel cuore.
  Ricominciare e' sempre dura, ma riserva un'unica consolazione : vivere infine per come si e'.
  Si scopre quel che si e' davvero o come si e' diventati nel tempo, e non c'e' piu' l'obbligo di
  fingere.
 
 

   

ziaci

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Re:Colpa
« Risposta #6 il: Ottobre 15, 2012, 23:30:37 »
il senso di colpa è un parassita da estirpare, si nutre delle tue energie e ti annichilisce...
bel racconto Presenza, molto efficace, mi è piaciuto
acrobata del tempo, sospesa a mezz'aria, senza rete sto.
C.

Patapuffola89

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Re:Colpa
« Risposta #7 il: Novembre 14, 2012, 16:50:19 »
Ti ringrazio presenza.
Ho letto il tuo commento, mi è piaciuto, ci ho riflettuto, e credo che tu abbia proprio colto nel segno.
Forse anche il "per sempre" esiste soprattutto nel presente, come tutti noi.

P.S. Devo imparare ad usare l'opzione "marca come non letto" per non lasciare indietro nulla...  ;)
I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa. (B. Yoshimoto)