Ha piovuto finalmente, una di quelle piogge forti che si esauriscono in poco tempo e infatti c'è di nuovo caldo. Questo clima non lo sopporto, mi fa impazzire.
E adesso ci si mette pure la luce, va e viene ormai da un'ora, finirà per rovinarmi il frigo o che so io. Mannaggia a me e a quando mi son detta: dai, forza cambia vita ormai la tua qui è vecchia. Appunto, vecchia, e quella che sto facendo qui? Non solo era già vecchia, e pure incapace direi. Non sopporto più niente, e pure questo fresco profumo di gelsomino bagnato che prima m'inebriava, adesso mi nausea ogni volta, tutte le volte.
Mi chiedo cosa c'è che non va in me, ho sbagliato tutto, la mia carriera, quell'uomo, la casa e quella città. Se avessi, se solo avessi quel giorno dato ascolto alla segretaria, avrei fatto geologia piuttosto che medicina. Eh sì, non c'entra niente ma era il mio sogno, quel sogno che per anni, per tutto il tempo del liceo mi sono portata appresso e invece per ascoltare mia madre, e gli occhi di lui così verdi e grandi che mi chiedevano dove fosse medicina, davanti allo sportello alla domanda della segretaria “... allora geologia?” risposi “no, no medicina”.
E così eccomi qua, ne è passata di strada, gli anni si sono mangiati i miei anni e solo ora me ne accorgo, ora che la pioggia ha lavato i miei occhi dalla polvere. Lì fuori c'è un mondo che non mi appartiene ormai da tempo, ho seguito un fantasma e solo adesso mi sento ombra. E questa luce dannazione, che almeno questa non ritorni più: voglio stare al buio!