Era sera e un'astenia totale ,dovuta probabilmente al troppo impegno lavorativo, mi colse d'improvviso. Decisi quindi di tornare a casa per tentare di recuperare un minimo di vitalità , al fine di rendermi presentabile ma sopratutto dell'umore giusto per trascorrere con Anna una serata piena di allegria e, trattandosi del nostro primo incontro, nella segreta speranza che tale momento avrebbe potuto innescare qualcosa di molto più importante della parola amicizia. Presi una doccia ristoratrice e mi distesi sul divano cercando un rilassamento totale. Spensi tutte le luci, tranne un piccolo abajour che proiettava l'ombra delle mie mani in un movimento di streaching, e cominciai a fantasticare su ciò che sarebbe scaturito, di la a qualche ora, dall'incontro con Anna. Già, Anna. Una ragazza dalle normali fattezze fisiche ma dotata di una grandissima personalità associata ad una dolcezza infinita. Il suo sorriso si poteva associare ad un campo floreale nel quale tulipani ,violette e fiori di camomilla rendevano manifesta una perenne primavera. Sempre allegra, malgrado la sua precarietà lavorativa, manifestava continuamente la propria disponibilità ad aiutare chi ne avesse avuto bisogno. Proiettava le sue energie verso i suoi alunni più bisognosi, dal punto di vista dell'apprendimento, concedendo anche, a titolo meramente gratuito, qualche lezione di ripasso .Ho conosciuto la "maestra" Anna, poco tempo prima , forse sette giorni, quando, a causa della mia separazione, avevo l'immensa gioia di accompagnare a scuola, a settimane alterne, mio figlio Luca. Ebbi modo un giorno di intrattenermi con lei, poiché voleva parlarmi di Luca, delle sue performance scolastiche ma in particolare delle sue intemperanze giovanili. Ascoltai con attenzione quanto mi stava dicendo ma, la concentrazione dopo pochi minuti cominciò a scemare. Non seguivo più la logica del discorso che stava intavolando e mi ritrovai smarrito, intento a guardarla, in modo intermittente, ora gli occhi e la loro espressione, poi la bocca dalla quale si sprigionavano parole ,certamente cadenzate e cariche di significato, ma che non riuscivo più a sentire. Mi congedai con una stretta di mano ed un sorriso che lei ricambiò con infinita e naturale dolcezza. La incontrai a scuola il giorno dopo e l'altro ancora. La sua immagine cominciava ad assumere forme e contorni di una certa dimensione, che la mia mente non riusciva a scacciare. Era diventata una icona indelebile. Una mattina con il pretesto di parlarle di un piccolo problema, legato ai compitini di Luca, la invitai per la fine lezione del giorno seguente e qualora ne avesse avuto voglia, a sorseggiare un aperitivo . Prima ancora ch'io potessi realizzare un netto rifiuto, accettò l'invito. Mentre la fantasia aveva raggiunte sterminate praterie alla ricerca del lieto fine, rinsavii di colpo e mi accorsi che era ora tarda. Mi preparai con cura, sistemai il mazzettino di fiori preventivamente acquistato, chiamai l'ascensore e mi ritrovai in strada. Decisi di percorrere a modo di passeggiata quel breve tratto di strada che mi separava dal luogo prefissato. Finalmente la incontrai .Considerata la splendida serata, consumammo alternativamente marciapiedi e panchine parlando del vissuto quotidiano, del passato e sopratutto del futuro. Il suo futuro ,mi disse chiaramente, non contemplava la mia presenza ne altra per una scelta personale che non volle rivelare e che comunque non avrei capito . Dopo reiterate forme di chiusura ad ogni mio comprensibile "perché?" mi convinsi che quella sua amara decisione ,anche se non condivisa , doveva essere rispettata.Non andai oltre. L'accompagnai a casa, la salutai con un bacio sulla fronte e gli augurai tutto il bene possibile. Non ho mai saputo le cause che hanno determinato una così inflessibile presa di posizione ma, tutte le volte che il mio sguardo incontrava casualmente il suo, lei era sempre sorridente.