I sassi rotolavano lieti trascinati dai suoi piedi stanchi. Ultimamente i suoi piedi adoravano i sassi, non si alzavano mai da terra. La sua maglia mattone, cozzava fortemente con lo strano colore dei pantaloni, lei li odiava, la loro tinta rispecchiava la sua vita: "un assurdo e inequivocabile: boh".
Portò una mano alla bocca per togliere un sudore intenso che non intendeva arrendersi. Le labbra si schiusero lievemente per rapire un respiro. Da giorni andava in apnea. Questo la logorava.
Un lembo del vestito si fece stringere dalle sue dita per evitare di essere inzuppato in quel ruscello torbido di ricordi. Giunse illesa all'altra riva. Si sedette. Era arrivata.
Fissò l'acqua come un rapace la sua preda. Era così dolce, bella e maledetta quella fonte. Gli occhiali si sentirono strappare dal viso e adagiare sull'erba soffice. Il bosco assumeva tutt' altre forme senza la mediazione delle lenti, aveva imparato a goderselo, l'aveva imparato da lui.
Il fogliame rumorò, lei rimase immobile, in attesa. Mise a fuoco una piccola creatura che uscì dall'ammasso di sterpi incriminato. "Solo una lepre" sussurrò. "Solo una piccola lepre, una soffice e minuscola lepre...". Colse una pietra e l'accostò a volto. "Solo una dannata, dannatissima lepre!" schiacciò la selce sul viso finchè non percepì quello splendido dolore acuto. La foresta si mosse, abbandonata dagli uccelli. "Io non sono come te, io non avrei mai fatto come te" gorgogliò "ma tu ci sei riuscito, tu lo sapevi!". Gli alberi si guardarono sconcertati non sapendo a chi attribuire questa colpa. "Adesso io posso solo leccare sangue, nient'altro che questo, ma a te non importa vero? A te non frega un fottuto niente!"ruggì. "Mi hai gettato addosso questa frustrazione senza preavviso, così, da un momento all'altro. Ma io non so reggerla. Non ce la faccio Amore..." le lacrime si unirono al sangue in un percorso sconosciuto. "E vengo qui, ogni giorno, torno qui, ma tu non ci sei ad aspettarmi." Ammutolì. "Io ti odio, ed odio questa terra che ora ti protegge, perchè tu eri mio, non suo!" Il fango si sentì gettare sulle sue gambe e scivolare dai suoi palmi in modo frenetico. "Per tutta la vita... Io l'ho mantenuta questa promessa. Ma tu no... tu non l'hai mantenuta questa promessa Amore... Tu: non l'hai mantenuta.
La morte è una grandissima bastarda" sibilò graffiandosi il braccio con un ramo "Perchè lei non separa davvero, no. Lei rafforza e tiene in vita ciò che non c'è più. Ciò che non potrò più accarezzare, baciare, possedere su quest'erba". La sua voce uscì rotta e soffusa "Mi manchi così tanto. Quattro anni. Io non riesco ad andare avanti, a voltare pagina, perchè eri tu l'unica pagina che volevo nel mio libro. L'unico nome che volevo impresso su una fede che non avrò mai."
Sospirò "avevo pensato di chiudere la mia copertina una volta per tutte, ma i ponti mi fanno paura ed io non ho le forze."
Sorrise "che ne dici se rimango qui stanotte? L'aria è calda e la luna alta." Si sdraiò. "Solo un po'. Per tenerti compagnia... per avere compagnia". Si assopì osservando le piccole onde.
Una carezza le sfiorò i capelli, ma non aprì gli occhi per scoprire chi fosse: era sola lì e lei lo sapeva.