Autore Topic: Sulla solitudine  (Letto 376 volte)

presenza

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Sulla solitudine
« il: Luglio 22, 2012, 12:09:12 »
La prima cosa da comprendere, che tu lo voglia o no, è che sei solo. Puoi cercare di dimenticarla, puoi sforzarti di non essere solo stringendo amicizie, trovando amanti, mischiandoti nella folla... ma qualunque cosa tu faccia resta alla superficie. E non scoprirai mai la bellezza della solitudine perché la paura te lo impedisce. La solitudine sembra quasi una morte, e in un certo senso è così: è la morte della personalità che hai creato nella folla. Nella folla sai esattamente chi sei: conosci il tuo nome, il tuo titolo di studio, la tua professione. Ma quando esci dalla folla, qual'è la tua identità? Chi sei? Improvvisamente ti accorgi di non essere il tuo nome: ti è stato dato. Non sei la tua razza: che rapporto ha con la tua consapevolezza? Il tuo cuore non è né hindu né musulmano. Subito la tua personalità comincia a disperdersi. Questo è ciò che fa paura: la morte della personalità. Adesso dovrai interrogarti per la prima volta, dovrai scoprire di nuovo chi sei. Dovrai cominciare a meditare sulla domanda: “chi sono io?” E c'è il timore che potresti non essere affatto, nessuno può garantire che dentro di te troverai qualcuno. Coloro che hanno raggiunto la solitudine hanno scoperto che non c'è nessuno: nessun nome, nessuna forma, ma una semplice presenza.
Nasciamo, viviamo e moriamo da soli. La solitudine è la nostra stessa natura, ma non ne siamo consapevoli, e invece di vedere la nostra solitudine come bellezza, estasi, pace e silenzio straordinari, la fraintendiamo scambiandola per isolamento. In verità l'isolamento è un vuoto, è oscuro e negativo.
 
Il solitario è colui il cui bisogno di essere necessario è caduto, è talmente soddisfatto di sé per ciò che è. E' una persona che non ha bisogno di sentirsi dire: “sei importante”. La sua importanza risiede dentro di sè, non viene dagli altri, non la mendica, non la chiede. Non è un mendicante e sa vivere con se stesso. Essere soli è molto difficile, insolito perché ogni volta che sei solo perdi completamente di significato. Il solitario non chiede alcun significato. Se dai amore, sarà riconoscente, ma se non lo dai, non si lamenterà e sarà felice come sempre. Che lo si vada a trovarlo o no sarà sempre felice. Il solitario ha imparato a vivere e a essere felice da solo.
Se qualcuno cammina a suo fianco va bene; ma anche se qualcuno se ne va, va bene. Egli non aspetta mai nessuno, né si guarda indietro. Da solo è completo. E questa integrità lo trasforma in un cerchio dove inizio e fine coincidono. La solitudine è realtà assoluta. Si viene al mondo soli, soli lo si lascia. “Solitudine” non indica che ti manca qualcuno, ma che hai trovato te stesso, e così hai trovato il significato, il senso, la gioia e lo splendore della vita. Si deve riconoscere, per quanto sembri doloroso all'inizio: “Io sono solo in terra straniera”. Accettando tale realtà il dolore scompare, e dietro il dolore si scoprirà la conoscenza di se stessi.


 Osho