- vedi mia cara aspettare che significato può avere se inseguiamo sempre senza fermarci ad ascoltare, ecco, aspettare può significare soltanto ascoltare, ascoltare ciò che ci sta intorno, il nostro tempo, le ore, i giorni, la natura e constatare che tutto si muove in modo fluente, nessuno insegue nessuno, solo l'uomo non fa altro che correre e non ha mai tempo per ascoltare, ascoltarsi e assaporare la sua vita che già s'impegna in altro.
E quando è costretto a fermarsi può solo dire d'essere stato “impegnato” ma che di quell'impegno non è rimasto più niente. Allora si guarda attorno e si ritrova solo. L'impegno non gli ha dato niente nonostante avesse dedicato ad esso tutto il tempo possibile. L'impegno per sua natura è fuggente, rimane fin tanto che si è pronti e sempre efficienti per occuparsene, ma quando l'efficienza finisce anche l'impegno svanisce e si rimane a mani vuote. A quel punto si pensa a cosa è stato sacrificato in nome dell'impegno, si fanno bilanci inutili e dirsi che “l'ascolto” di se stessi avrebbe garantito la presenza nell'oggi, sempre, che senso può avere specie dopo una vita trascorsa ad allontanare l'ascolto. Forse che evocandolo ci si illude che compaia all'improvviso riportando ciò che era stato scartato. In verità è il nostro vivere presente a rappresentare il momento, è nel gesto di mangiare, di lavarci, di passeggiare che si racchiude la consapevolezza del nostro essere. Ed è in questi semplici gesti che possiamo trovarci noi stessi, esattamente come siamo e non come eravamo o come vorremmo essere. E l'essere in quanto tale è solo presente attraverso le azioni che compie, di cui è protagonista e alle quali si sottomette se e quando la vita lo stupisce.
vuoi forse dirmi che sto solo vivendo di ricordi? Sentimi bene se avessi potuto vivere nel passato lo avrei già fatto, magari sarei ritornata lì per aggiustare qualcosa, o piuttosto rivivere certe sensazioni, quelle che oggi mi mancano fino a morire.
Cara, il vuoto che senti affiorare dentro di te, mai e poi mai potrai colmarlo con ciò che trovi all'esterno, nessun' altro infatti sarà in grado di riempirti, solo te stessa, avendo il coraggio di guardarti dentro.
A quel punto il non – essere decise d'andare via, scese le scale una ad una e si ritrovò in strada. Un sole caldo la colpì ma lei si diresse verso la macchina. Tirò fuori dalla borsa il suo cellulare, chissà mai qualcuno l'avesse cercata, niente, non c'era niente e lo mise da parte. Quando entrò in macchina fece un respiro profondo è partì. Ripensò a tratti a quelle parole che fino a qualche attimo prima aveva udito, è vero, avrebbe dovuto anche sentire che i suoi pensieri così costruiti potessero allentarsi e lasciar andare qualcuno, qualcosa. Ma come avrebbe potuto, cosa avrebbe sentito, sapeva soltanto che nonostante il tempo trascorso, a ondate veniva più forte il dolore e poi pareva allentarsi fino a scomparire per poi ritornare più forte di prima. Non passava giorno senza sentire dentro la sua mente un “pensiero rumoroso”. Era vero, i pensieri facevano parecchio rumore, non rilassavano, stringevano le tempie tanto da far venire il mal di testa ma, ancora non riusciva a farne a meno, sembrava ci fosse un legame indissolubile tra loro.
All'improvviso capì che poteva vivere solo seguendo il suo istinto.