Mi dicono, assai sovente, che sono un osservatore. Parlo poco, questo si, ma so ascoltare.
Camminando, mi capita di osservare le persone. Cerco di immaginare cosa stia passando loro per la mente, nel momento in cui li sto guardando. Quasi volessi fotografare quell'istante, che non ritorna. In una posa, plastica, che tutto ferma nel tempo, potendo esprimere i sentimenti di quell'istante. E quello soltanto.
Altre volte, guardando il paesaggio che mi circonda, giocando con la fantasia, cerco di immaginarmelo proiettato nel passato.
E allora, facendo appello alle mie nozioni storiche, ricreo paesaggi, comunità e linguaggi che non ricorrono più, dimenticati e ricoperti dalla polvere del tempo.
Chissà perché, mi chiedo, lo stesso gioco poi io non riesca a farlo (o semplicemente non voglio farlo) immaginando, invece, gli stessi ambienti nel futuro... Chissà perché?!
Da qui alla scrittura. Da qualche tempo a questa parte mi succede di trascrivere i miei pensieri sulle pagine di un diario, che via via prende forma e sostanza... di me. Incoraggiato a farlo da chi, forse, mi conosce e bene.
Scorro le pagine (e son davvero tante) degli amanti della parola scritta, che trovo qui, su questo blog. Quante poesie e racconti e desideri e sogni, quasi all'infinito. Lo spaccato di una umanità che desidera e sogna, ma che, al tempo stesso, vuole partecipare le proprie emozioni a chiunque abbia il desiderio di partecipare a questo simposio di parole e versi.
Una modesta riflessione, la mia, per ringraziare tutti coloro che sanno e vogliono condividere.
A tutti coloro che vorranno condividere con me il loro tempo, dico grazie.
Faber