Angela andava sempre a prendere il caffè al bar della stazione. Si sedeva ad un tavolino esterno d'estate, in fondo alla sala d'inverno. Sfogliava un giornale o una rivista e guardava la gente. A volte immaginava storie, cercava di indovinare la vita dei viaggiatori, insomma li usava come un libro che le donasse compagnia. Ormai aveva imparato a distinguere i pendolari, le loro facce stanche. Nel tempo i volti erano diventati sempre meno sorridenti, le labbra più taciturne, l'ansia più evidente. Il mondo stava cambiando in peggio, questo ormai era evidente. Quel lunedì mattina era una giornata splendida, come solo un inizio di primavera può essere, ma non per quella donna di colore in fondo al bar, defilata nella penombra. Stava piangendo in silenzio. Si poteva definire un pianto profondo. Angela la guardò imbarazzata, non sapeva se poteva dirle qualcosa senza essere indiscreta. Non l'aveva mai incontrata, ma vederla in quella stato la sgomentava. Alla fine le si avvicinò, l'abbracciò e le mormorò "sono Angela, sù coraggio, abbi fede, tutto si sistemerà."
La donna smise di piangere, la guardò perplessa. Angela ripetè la frase, non venendole in mente nulla di meglio. L'altra taceva, ma non piangeva più, la guardava diritta negli occhi come chi non ha capito ma vorrebbe capire. Si asciugò le lacrime e poi in uno stentato italiano misto a francese disse qualcosa che poteva essere tradotto in "tu sei un angelo?"
Angela, presa alla sprovvista rispose: " Sì, ma non lo dire a nessuno".
L'altra sorrise, mormorò "io fede".
Poichè tacevano entrambe e Angela non sapeva cosa altro dire se ne andò, ma si fermò poco lontano, nascosta dietro un orario ferroviario, guardando l'altra per vedere cosa sarebbe accaduto. La vide sorridere fiduciosa, alzarsi e andare verso un treno.
Da quel giorno Angela ebbe una missione, cercare tra la folla volti tristi da abbracciare mormorando "Sono un angelo, non lo dire a nessuno, abbi fede, tutto andrà bene". Poi spariva e nascosta in qualche modo osservava le reazioni della persona, che inevitabilmente passavano dalla perplessità all'incredulità e poi alla speranza che l'apparizione fosse un messaggero reale.
Angela impersonava un placebo, lo sapeva benissimo, ma perchè non provarci?