Lei era li', sulla sua barca , in una calda e assolata giornata estiva.
La barca stazionava sul prato, nella parte del club nautico riservata al rimessaggio delle
barche piccole, o comunque a quelle che ancora non erano pronte per riprendere il mare
e se ne stavano sui loro invasi, varie e pittoresche, ognuna col suo proprietario e il suo
carattere.
Si, perche' anche le barche hanno un " carattere ", proprio come chi le possiede, e questo
lo dico a beneficio di chi non lo sa.
Dunque Jole se ne stava a bordo della sua, immersa nei suoi lavori in mezzo ad una
confusione tale da scoraggiare chiunque salvo il proprietario-innamorato. Era pero' in un
bagno di sudore, fiaccata dal calore che pervadeva tutt'attorno, che pareva quasi una
presenza e accomunava i cirenei intenti pazientemente alle opere.
Pur senza vederli, sapeva che poco piu' in la' c'era una coppia che carteggiava, un altro che
dava una mano di antivegetativa, una ragazza blu ( nel senso che era riuscita suo malgrado
a farsi i capelli blu causa il rovesciamento di un prodotto ), un altro che armeggiava con tubi
e chiavi nel vano motore...
Jole, confortata da queste presenze amiche, si era seduta per un attimo su una cuccetta
per riposare e intanto si guardava intorno : quanto amava il suo guscietto !
Era di vetroresina robusta, ma aveva anche qualche elemento in legno marino scuro, come
la porticina del tambuccio, quella del micro bagno, il tavolinetto per mangiare, e fuori il bottaccio,
il sedile a poppa e la barra del timone.
Piccolo, e' vero, molto piccolo, eppure aveva tutto l'occorrente : fornello, lavello, spazi per le
stoviglie, due cuccette laterali, un cuccettone doppio di prua nonche' il gavoncino per le vele,
due gavoni verso poppa.... E il bagnetto! Sissignore, il..bagnetto! Rise divertita, ricordandosi
di quando suo cognato, decisamente piu' grosso di lei, era entrato ma poi pareva non riuscisse
a venir fuori, e la cosa si era fatta imbarazzante, per lui cosi' dignitoso e impeccabile.
In effetti era un buco, un quasi-ripostiglio, nonostante il wc nautico e gli accessori lillipuziani
che lei era riuscita a piazzarci e che gli davano l'aspetto di un bagno vero.
Mentre gli occhi giravano con affetto tutt'attorno, penso' che, piu' che una una barca, la sentiva
proprio come una casa, anzi una sorta di chiocciola che la accoglieva ad ogni suo ritorno.
In effetti, li' sul prato, sul suo invaso in legno da raggiungersi con una scaletta, chiamarla
barca faceva un po' sorridere.
I suoi rimuginamenti furono pero' interrotti da un lieve rumore esterno, un rumore metallico.
Usci', meccanicamente, per capire cosa fosse : pareva non esserci nessun elemento nuovo,
al di fuori dei pochi accaldati che ancora resistevano a lavorare sotto gli scafi che li protegge
vano dal sole a picco. Guardo' speranzosa gli alberi per cogliere un qualche eventuale alito
di vento, ma nulla si muoveva e persino la terra battuta riarsa pareva chiedere la grazia di
un poco di ristoro.
Penso' allora di andare a rifornirsi di un po' d'acqua a una manichetta vicina, o di spruzzarsela
addirittura addosso. Appoggio' le mani alla fiancata, si giro', fece per scendere, ma.... resto'
incredula : non era il suo piede che aveva mancato lo scalino, ma era proprio sparita la scala,
quella bella scala di ferro che gentilmente le era stata procurata e che ormai era sua.
Guardo' attorno : ognuno aveva la sua scala, nessuno si era preso li' attorno la sua.
Senti' montarle una sorda stizza : chi diavolo l'aveva presa? E lei? Mica poteva volar giu',
c'era troppa altezza! Eppure si capiva che la barca era " abitata ", insomma che qualcuno
era a bordo !
" Ehi ! " grido' " Chi ha preso la scala? "
Nessuno rispose e nessuno alzo' la testa.
" Ehi ! Qui c'era una scala, la mia scala : chi l'ha presa faccia il favore di riportarla! "
Aveva alzato il tono di voce, ora chiaramente arrabbiata. Le figure attorno la guardarono ma
tutti scossero la testa. Solo una ragazza, la ragazza " blu", con senso pratico le porto' infine
un'altra scala oltre alla propria solidarieta' e cosi' pote' scendere.
Non si capacitava, con tutto quel che aveva da fare....ci mancava solo la scala sottratta!
Si mise a percorrere a grandi passi tutto il terreno pieno di barche sui loro invasi, appunto' gli
occhi prevenuti su ogni innocua scala che vi poggiava, ma niente!, pareva svanita.
Mentre rimuginava pensieri per niente benevoli, nel guardare una bella barca che le piaceva
vide infine anche la maledetta scala : si, avrebbe giurato fosse proprio la sua, appoggiata alla
chiglia di quella.
Si avvicino', piena di sacro fuoco e sapendo gia' il da farsi. Era la sua.
Afferro' senza esitazione la scala, lunga e pesante, la mise orizzontale e si riavvio', senza una
parola.
" Razza di imbecilli ! " pensava " adesso vi divertite voi a venir giu' da li' , e' anche piu' alta
della mia e qua attorno non c'e' nessuno "
Le sembrava un atto di pura giustizia e non provava un pizzico di scrupolo, anzi era maligna-
mente soddisfatta, quando dall' anonima barca si levo' una voce a bloccare il suo blitz.
Una voce maschile, che con tono di scherzoso rimprovero lancio' : " Cosa fai? Mi porti via la
scala? "
" Certamente - fece Jole di rimando con tono di irritata severita' - dal momento che questa e'
la mia scala e lei l'ha portata via a me. ", e fece per andarsene.
" E io come scendo? " la riblocco' la voce dell'anonimo, che pareva divertita.
" Ah, non lo so! Se ne cerchi un'altra. "
Era davvero arrabbiata, quell'idiota le dava del tu e neppure si era scusato.
E fu allora che l'" idiota ", finalmente allarmato dalla sua determinazione, si affaccio' al bordo
della sua bella barca per parlarle e convincerla.
Jole guardo' su, con l'aria di sfida, ora ti concio io, pensava.
Ma si ritrovo' impreparata e per la seconda volta incredula. No, non poteva esser vero.
Accidenti, fra tanti, ed erano davvero tanti quelli che bazzicavano li', proprio lui?
Lui che da subito, da quando era comparso al Club Nautico, aveva notato, lui che non mancava
di produrle un guizzo allo stomaco quando lo vedeva anche per un attimo, lui che avrebbe dato
chissa' cosa per conoscere, per la miseria.....ma che bella conoscenza!
Si rese conto, mentre lui la guardava, che doveva avere l'apparenza di una rigida istitutrice
inglese, che era stata dura, sgarbata, esattamente tutto l'opposto di quel che aveva
fantasticato se mai il desiderato incontro fosse avvenuto.
Era stata certa dell'instaurarsi di un feeling quasi immediato, della simpatia, della sensa-
zione di conoscersi gia', e del poter condividere gusti e sensazioni.....
Lo guardo' per un attimo, il piu' lungo possibile che si potesse concedere, apprezzo' il viso
maschile, dai lineamenti marcati, i begli occhi scuri luminosi e in quel momento ridenti, la
bellezza bruna su un corpo snello e forte, l'abbronzatura che la camicia bianca semiaperta
evidenziava spudoratamente.
Fu certa che lui era consapevole del proprio appeal, che era abituato a rigirarsi le donne come
voleva e che in quel momento stava cucinandosi lei, col suo sorriso impunito e le sue assurde
spiegazioni sulla scala fregata : " Credevo non ci fosse nessuno..sai, mi dispiace. Adesso
pero' fammi scendere.. "
Troppo facile.
Lo guardo' fieramente, sentendosi la piu' stupida delle stupide.
Si riappoggio' la scala alla spalla, senti' la propria voce neutra che pareva non uscir neppure
da lei : " La scala mi serve. Mi dispiace, chiami qualcuno ".
Giro' i tacchi e la testa, e se ne ando'.