Quando si risvegliò la situazione era completamente cambiata. Si ritrovò comodamente seduto su una poltrona in un elegante ufficio, un uomo dall'aspetto imponente lo fissava dall'altra parte della scrivania. Indossava un completo grigio ed era completamente calvo ma, cosa importante, il suo viso era del tutto normale. D'istinto si portò le mani al volto, occhi naso e labbra erano di nuovo al loro posto, tirò quindi un sospiro di sollievo e fissò a sua volta l'uomo - Dove mi trovo? Chi è lei? - Quest'ultimo si alzò e, dopo aver fatto il giro della scrivania, gli si mise di fronte. - Signore, lei è un eletto...benvenuto tra noi... - Gli porse quindi la mano che strinse automaticamente. Al contatto ebbe una brevissima e fugace visione dell'addetto ai rifornimenti, della hostess e dei passeggeri dell' aereoporto , per una frazione di secondo sembrò che anche all'uomo scomparisse la faccia, ma fu un attimo. Dopo aver chiuso e riaperto gli occhi, l'uomo stava sempre sorridendo - Il suo aereo portava 240 passeggeri, un tremendo temporale imperversava e un fulmine colpì un'ala facendolo precipitare in poco tempo . 239 morti...un unico sopravvisuto...lei... - Egli ascoltò quella ricostruzione a bocca aperta, ricordava vagamente d'essersi imbarcato. Gli unici ricordi vividi erano le non-facce. - Ma... - proseguì l'altro dopo un istante - Le autorità hanno dichiarato che nessuno, ripeto...Nessuno...è scampato al disastro, ma noi sappiamo che non è vero, lei è qui, sano e salvo, anche se per l'umanità intera lei non esiste più...lei è morto e defunto...lei ora ha una missione... - Fissò l'uomo con un'espressione indecifrabile, quindi con un scatto che stupì persino se stesso, s'alzò di colpo. - Non so chi sia lei e non so dove mi trovo, ma di una cosa sono certo, io uscirò da questa stanza e me ne andrò a casa, da mia moglie, dai miei figli... - L'uomo sorrise e disse una sola parola - Prego... - Aprì la porta con fare deciso e subito si bloccò inorridito. Centinaia di corpi bruciati e orrendamente mutilati occupavano l'ampio corridoio che portava all'uscita. La puzza terribile lo costrinse a tapparsi il naso, represse un conato di vomito e, quando fece per tornare sui propri passi, una voce lo fermò. Una voce stridula che parve riconoscere e che lo fece voltare nonostante il ribrezzo. La vecchia dell'aereoporto lo fissava con le pupille che pendevano sulle guance attaccate a un lembo di pelle sottile. - Che ci fa lei qui? Lei ha una missione...se ne vada! - Sbattè violentemente la porta e fissò con astio l'uomo che, sempre sorridendo, lo osservava. - Cosa cazzo succede! Chi sono quelle persone! Cosa mi sta succedendo! - Per tutta risposta l'uomo si sedette dietro la scrivania e l'invitò ad accomodarsi. - Posso ascoltare anche in piedi - s'affrettò a rispondere trattenendo a stento la voglia d'aggredire quel ciccione viscido e sfuggente. L'altro non disse nulla, si limitò ad alzare un braccio puntando le dita verso di lui. Un formicolio insopportabile iniziò a percorrergli le membra, istantaneamente si portò le mani al viso e, per la seconda volta, il panico lo pervase. Era di nuovo senza volto. Menando fendenti alla cieca, avanzò sin dove ricordava fosse la scrivania, ma le sue braccia mulinarono nell'aria senza incontrare nessun ostacolo. A un certo punto incespicò in quello che doveva essere il ricco tappeto visto in precedenza e cadde rovinosamente a terra. Fece per rialzarsi ma la suola di una scarpa gli premette il viso a terra - Lei è dei nostri ormai signore...se ne deve rendere conto... non può opporre resistenza... - In un ultimo tentativo di ribellione cercò d'afferrare il piede dell'uomo, la scarpa scivolò via dal piede con estrema facilità. Si ritrovò tra le mani qualcosa di viscido, bavoso e appiccicoso...svenne di nuovo....