Autore Topic: Il sogno del torturatore.  (Letto 1278 volte)

Leon8oo3

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Il sogno del torturatore.
« il: Luglio 09, 2012, 04:30:12 »
Faccio spesso un sogno: mi guardo riflesso nello specchio del bagno mentre sto per lavarmi i denti e un attimo prima di mettermi lo spazzolino in bocca mi rendo conto che un dente, un incisivo inferiore, mi sanguine e allora mi avvicino per guardarlo meglio. Lo tocco con lo spazzolino e lui cade come se niente fosse sul lavandino, senza farmi male, senza quasi incontrare resistenza. La mia bocca comincia a sanguinare molto ma prima di tutto penso al dente che per un breve istante rimbalza nel lavandino e allora cerco di prenderlo. Darei qualsiasi cosa per recuperarlo, freneticamente cerco di prenderlo mentre rimbalza ma non riesco a fermare la sua caduta e finisce nel buco del lavandino, perduto per sempre. Mi dispero, mentre il sapore del sangue invade la mia bocca. L'ho perduto, era attaccato a me fino ad un attimo fa, anzi, era parte di me, e ora, è nel fondo di una oscura e viscida tubatura. E' morto in un istante ed ora è un cadavere destinato alla putrefazione, mentre solo un attimo fa, si rigenerava con il mio sangue, con il mio ossigeno, con i nutrimenti derivati dal mio corpo. Mi metto una mano in bocca e sento che tutti denti, quelli davanti sopratutto, sembrano instabili, destinati a cadere. Il mio primo pensiero va all'assurdità della cosa che però sembra proprio reale, mi stanno cadendo tutti i denti di colpo.  Adesso tutta la bocca sanguina, i denti sembrano scivolare via dalle gengive e non capisco. Mi metto una mano sul viso, mi sento svenire, più che paura, una angoscia tremenda si impossessa delle mie viscere, installandosi nel più profondo insondabile anfratto della mia anima, come un piccolo animale feroce e soffiante infilato dentro una buca nel terreno che ti guarda da sotto terra con occhi brillanti di furore. Nel toccarmi il volto sento che anche il naso è instabile, mi passo le mani suoi capelli e dentro di me sento l'animale che urla, e un brivido mi percorre “cosa mi succede” penso. E poi i capelli si sfilacciano, mi rimangono in mano a ciocche. Ma io sto bene, per il resto, non mi fa male nulla. Dovrò uscire in quello stato, correre da un medico. Rassegnarmi, forse, al fatto che non sarò mai più quello di prima. Forse non morirò, forse, ma la prospettiva di uscire vivi da quel momento non si presenta. Girarmi e percorre il corridoio mi sembra una impresa titanica, muovermi significa agitare il cuore. Anche lui sembra molto instabile . E c'è sangue in ogni punto del bagno. Vorrei piangere, ma ho troppa paura, non riesco a fare nemmeno quello. Sto perdendo tutto, in quel sogno, tutto quello che mi rende umano. Sto sanguinando, sputando, forse a breve anche soffocando nel mio stesso sangue e nella mia saliva raggrumata nella bocca tumefatta. Ingoio qualche dente, comincio a respirare più velocemente e tutto insieme, non so nemmeno più come faccio a reggermi insieme, per paura che mi cada la faccia, forse la testa mi muovo piano. E più ci penso e più mi sembra che anche la testa mi si potrebbe staccare da un momento all'altro dal collo. Rischio di morire. Striscio fuori dal bagno ma non riesco. Muovo le gambe, cerco di usare anche le mani, devo arrivare al telefono, o forse dal vicino di fronte. Devo trovare aiuto. Ma non riesco a ad andare avanti, sento il peso nelle gambe, la reazione del terreno ma rimango quasi fermo sul posto. Mi muovo, ma sento che sono fermo. Eppure un po', pianissimo, mi muovo. Dovrò faticare di più, ma arriverò. E a quel punto, quando sono quasi sulla porta, guardo indietro e vedo una scia di sangue, denti e pezzi di carne. Mi sto letteralmente smantellando lungo il cammino, in quella macabra scia di sangue ci sono pezzi di me. C'è quasi più di me a terra che di quello che è rimasto a tenermi unito. Non sono mai arrivato oltre, a questo punto in genere mi sveglio. Troppe volte ho fatto questo sogno, mai una volta che io sia riuscito ad interrompere il filo dell'incubo smascherandolo, no. Per me resta sempre una esperienza reale, vera, tremenda. L'ultima volta, ancora poco tempo fa, mi svegliai con il cuscino davanti alla faccia. Evidentemente mi ero portato le mani al viso disperatamente anche a letto. Mi tastai come sempre la faccia alla ricerca del naso, degli occhi, dei denti fremendo “fa che sia un sogno, fa che sia un sogno” ed è sempre, naturalmente un sogno. E, anche quella volta, come tutte le altre, fu come rinascere. Davanti allo specchio del mio bagno, da sveglio, i denti sono saldi nella bocca, il collo non sembra voler cedere, il naso resta al suo posto. Subire una perdita senza rimedio è tremendo. Risvegliarsi e sapere che è stato tutto un sogno cambia le prospettive della tua vita, radicalmente, solo che, come nel sogno, l'effetto è breve. Per questo motivo, quando entro per eseguire un lavoro su un “paziente” la prima cosa che faccio è simulare la sua esecuzione. Prendo una pistola caricata a salve che porto sempre con me, gli vado incontro camminando nell'oscurità con un passo pesante, con le mie scarpe più rumorose di modo che lui si renda ben conto di quello che sta per succedere, che possa registrare il suono dei miei passi, ricordarsi di quanto sono spiacevoli le mie visite. Lui è legato mani e piedi può solo vedere ma è saldamente imbavagliato,quindi non può parlare, non può interagire e gli dico quasi sempre la stessa cosa. “Benvenuto signor Tal dei Tali” e lui legato ad una sedia metallica inchiodata al suolo già non fa altro che fissare la pistola nichelata e scintillante che io ho ben cura di ostentarli mentre cammino. Il suo respiro si accelera, non riesce a staccare lo sguardo dalla pistola. Per istinto, guarda solo quello che potrebbe colpirlo in maniera imminente e fa solo dei rapidi passaggi con lo sguardo sul mio viso, ma i suoi occhi sono tetri di spavento, sgranati, e temono di perdere il contatto con l'arma. “Nulla di personale-aggiungo- ma è arrivata la fine”. E poi, senza aggiungere altro gli punto la pistola contro e sparo. Appena alzo il braccio, già lui grida, con quel urlo soffocato e quasi comico che una persona imbavagliata emette. Poi fa un lungo respiro, tutti i suoi muscoli si tendono, quasi sembra potersi alzare in piedi, nonostante i legacci, punta i piedi con tutta la forza di cui è capace e poi BANG. Il colpo è a salve. Respirate a fondo, a fatica, il cuore rimbalza in petto e quasi sembra voler saltare fuori dal corpo, siete sudati, tremate, forse vi siete pure pisciati addosso. Ma siete vivi. E mi guardate come se tutto fosse stato un crudele gioco, e infatti lo è stato, avrete uno sguardo indignato, perplesso, tramortito, quasi mai riconoscente, pochissime volte felice. Questo è il momento in cui posso agire con decisione e tranquillità. Questa è la disposizione mentale che aspetto. Quella in cui voi avete compreso che non tutto è perduto, in cui c'è ancora una speranza. Non siete morti, avete chiuso gli occhi terrorizzati credendo di morire nel buio delle vostre parpeble serrate dal terrore e invece siete vivi, avete riaperto gli occhi e siete ancora qui. E forse lo potrete fare ancora molte volte, se vi comporterete bene. I vostri corpi, da tesi che erano, hanno uno spasmo di debolezza. Adesso sentite il peso di tutto. Avete paura, volete salvarvi, tremate. All'improvviso tutta quella adrenalina che il corpo aveva messo in circolo per salvarvi dal “Lupo cattivo” è troppa nel corpo, vorreste solo mettervi a correre fuori dalla stanza, correreste per ore, in preda ad una frenesia folle. Adesso non solo avete paura, ma avete un desideri tremendo di essere liberati. Ne avete bisogno, come si ha fame, sete, sonno, come si deve andare in bagno, avete questa necessità fisiologica. Allora faccio un sorriso conciliante. Vi dico che è tutto apposto, che collaborando tutto andrà bene e che in fondo, nulla è perduto. Che tutto potrà tornare alla normalità. Tutto sommato sono una persona anche io, ho dei sentimenti, se ci si pensa attentamente. Dovete essere consapevoli però che in quella sedia si sono seduti molti “pazienti” che, tutto sommato, non si sono lamentati. Ma nulla è gratuito in questa vita. Lasciare quella sedia è quasi sempre ragionevolmente possibile, ma si deve pagare un prezzo. Se sarete fortunati, avrete qualcosa da dire e se siete furbi lo direte in fretta. Allora il prezzo della vostra libertà dalla sedia metallica sarà la vostra parola, la vostra verità a cui qualcuno, per qualche motivo tiene moltissimo (non certo io, per me le verità non possono uscire dalla bocca di nessuno). Altrimenti, potreste dover lasciare qualcosa in pegno. E a questo punto, metto in scena un altro elemento del mio spettacolo. Uno spettacolo che ho architettato per rendere il mio lavoro perfetto. Il mio lavoro è perfetto quando non lo devo fare. Se non devo torcere un capello a nessuno per sapere quello che ci serve sto molto meglio. Nel mio “studio” ho un armadio di metallo. Dentro ho alcuni contenitori e attrezzi. Sul tavolo di alluminio al centro della stanza, bene illuminato come il centro di un palco, metto una pinza e un barattolo di vetro pieno di denti cavati a viva forza. Spesso espongono la radice con brandelli di carne ancora attaccati, sono incrostati quasi tutti di sangue. Se non cede, gliene strappo uno, un incisivo. Se non cede ancora gliene prendo, con la pinza più sottile, uno di quelli davanti, che in genere cavo con uno strattone. Ne prendo almeno cinque prima di passare alle dita. Ho un contenitore di vetro, la formaldeide fa galleggiar le dita di mani e piedi dei miei vecchi “pazienti”. Voi lo guardereste coscienti del fatto che come l'ho fatto a loro lo farò anche a voi. Guardereste quelle dita che galleggiano pensando che il vostro dito tra poco sarà lì. Se sarete fortunati e furbi non tenterete oltre la sorte, visto che i denti, in confronto vi sembreranno uno scherzo da poco. Ma vi sorprendereste a sapere quanti alluci e pollici ho dovuto staccare. Quando arrivo al punto, se non avete detto ancora niente, non si torna indietro, mi dispiace. Per farlo, ho modificato con delle molle rinforzate un tagliasigari di quelli da tavolo. Non ci metto molto, e non è tanto il dolore che pesa, è la sofferenza di perdere parti del corpo, quella coscienza cruda che nulla sarà più come prima, una brutta sensazione, la conosco bene. Io sono come un artista, e nel mio lavoro metto molto di mio, proprio come fanno gli artisti e come fanno loro io opero sulle sensazioni e le percezioni. Non dimentico mai una sensazione, non dimenticherò mai la paura del mio sogno. Me la porto sempre con me con grande sollievo. Era solo un sogno, mi ripeto spesso, ma diventerà l'incubo del prossimo. Questo fanno gli artisti, riportano il loro modo di vedere le cose nella realtà, come l'Elefante Spaziale di Dalì o una qualsiasi altra opera d'arte che sia solo il frutto della fantasia di chi l'ha prodotta. Io porto il mio incubo, la mia visione della paura e della morte ai miei “pazienti”. E se ancora non cedono, ci sono tanti altri mezzi più “tradizionali” per risolvere la questione. Magari non sarò mai l'eroe di nessuna storia ma anche io ho una storia, un passato e forse perfino un futuro. Io fabbrico incubi per chi può permettersi di pagarli, dispenso dolore con la sicurezza del risultato, non disperdo rabbia nel farlo. Non ho mai odiato nessuno dei miei pazienti. Mi potreste incontrare ovunque e non accorgevi della mia presenza al cinema o al supermercato. Oppure potreste trovarvi faccia a faccia con me e non dimenticare mai più il nostro incontro, e francamente non ve lo auguro. Potrei essere l'ultima cosa che vedrete o potreste rivolgermi la vostra ultima supplica. Se invece uscirete vivi, di certo molte cose non vi sembreranno più le stesse, nemmeno il rumore dei passi di uno sconosciuto. Sono l'ombra del dolore, lo spettro di una verità nascosta da strapparvi con le buone o le cattive, sono il prezzo delle vostre colpe o l'ingiustizia fatta persona. Io sono un torturatore, e questa è la mia storia.
"(...)in quale notte, delirante, malaticcia. Da quali enromi Golia fui concepito, così grande e così inutile".

Brunello

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Re:Il sogno del torturatore.
« Risposta #1 il: Luglio 09, 2012, 06:52:49 »
Letto tutto di un fiato, bello e ben scritto. Un ritorno alla grande! Ma insomma che fine hai fatto?

nihil

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Re:Il sogno del torturatore.
« Risposta #2 il: Luglio 09, 2012, 07:35:15 »
Leooonnnn...niente niente sei un politico? incubi e torture....eh sì, sei un politico.  ;D

Leon8oo3

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Re:Il sogno del torturatore.
« Risposta #3 il: Luglio 21, 2012, 02:57:57 »
Grazie Bruné...Nihill, forse li conosco bene e perseguo il contrario...:) :rose:
"(...)in quale notte, delirante, malaticcia. Da quali enromi Golia fui concepito, così grande e così inutile".

nabila

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Re:Il sogno del torturatore.
« Risposta #4 il: Agosto 16, 2012, 21:10:56 »
non ci crederai, ma è il mio sogno ricorrente peggiore!......................anche se l'ultimo incubo, di una settimana fa,  era una testa mozzata. E poi la settimana è stata un incubo VERO.
Sulla punta di un ago sta il mio cuore, girando! "Morì all'alba" - Federico Garcia Lorca