Autore Topic: 029 - Pagine dal Diario di un Ragazzo felice - La campagna di mia madre  (Letto 568 volte)

victor

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LA CAMPAGNA DI MIA MADRE

Tutte le nozioni di agricoltura spicciola che quotidianamente mio nonno mi somministrava mi servirono tantissimo quando, più tardi, verso i 14 anni cominciai ad occuparmi seriamente della campagna di mia madre.

La campagna di mia madre distava circa sette km dalla città in cui abitava mio nonno. Era una parte del feudo della famiglia degli avi di mio nonno che nel tempo era stato suddiviso e frazionato. Quasi tutte le domeniche veniva mio zio Meno, il marito di zia Peppina, figlia di mio nonno che si recava nella sua campagna (un altro pezzo di quel feudo) per controllare i lavori agricoli. Andavo in macchina con lui e mi lasciava davanti al cancello della proprietà di mia madre. Più tardi, al suo ritorno, mi riprendeva e mi riportava a casa. Incontravo l’uomo che eseguiva i lavori e che mi mostrava ciò che aveva fatto, aveva zappato, aveva potato, aveva irrorato le viti con il verderame contro la “peronospora”, o le aveva cosparse con lo zolfo contro l’oidio. Io prendevo mentalmente nota di tutto, lo pagavo con i soldi che mio padre aveva lasciato a mio nonno e poi, tornato a casa, riferivo per telefono tutto a mio padre, anche i minimi particolari. Nel 1952, l’anno in cui compii sedici anni utilizzavo la bicicletta per andare in campagna in quanto per un certo periodo ci andavo tutti i giorni, partivo la mattina e tornavo la sera. Quell’anno mio padre decise di sistemare e rendere abitabile la casa. Così non solo mi occupavo dei lavori agricoli, ma controllavo anche i muratori che sistemavano la casa la quale aveva bisogno di notevoli restauri.

Dall’anno successivo tutta la mia famiglia, durante le vacanze estive prese l’abitudine di trasferirsi in campagna fino al completamento della vendemmia che avveniva ai primi di ottobre. La vendemmia era il momento culminante di tutta l’estate, sia perché si raccoglievano i frutti del lavoro di un anno, sia perché la moltitudine di persone che erano contemporaneamente presenti animava l’atmosfera, sia anche perché era il momento in cui cominciava a manifestarsi la nostalgia per la fine della vacanza in quanto la scuola stava per cominciare. E’ vero durante i tre giorni della vendemmia era presente anche mio padre, ma a me, con l’aiuto e con la direzione di mia madre, toccava il compito di preparare per tempo tutto l’occorrente. Dovevo far pulire il palmento. Dovevo far preparare le botti per accogliere il mosto. Dovevo controllare che la pigiatrice e il torchio fossero pronti e funzionanti. Dovevo provvedere alla benzina (anzi al petrolio, in quanto la pigiatrice andava con il petrolio agricolo). Se il motore non partiva dovevo chiamare il meccanico ed essere assolutamente certo che non desse problemi. Provvedere a far pulire i magazzini e a spargere la paglia sulla quale avrebbero dormito i vendemmiatori. Dovevo, assieme a mia madre predisporre tutto l’occorrente per il mangiare dei vendemmiatori (circa 40 persone, e in più gli addetti al palmento circa almeno altre sei persone). Andavo con la bicicletta in città e compravo la pasta, la carne o lo stocco, la salsa per fare il sugo, le acciughe o i peperoni da arrostire. Il tutto veniva portato in casa di mio nonno, dove Peppino l’avrebbe prelevato e portato in campagna. La mia attività era veramente frenetica ed anche la responsabilità per un ragazzo era notevole.

Poi finalmente arrivava il gran giorno. La sera prima arrivava tutta la ciurma e assieme al capo ciurma dovevo provvedere alla loro sistemazione mentre mia mamma aiutata dalle donne preparava la cena per tutti. Infatti entrambe le cose (locali per dormire e cena) erano a carico dell’azienda in cui i vendemmiatori avrebbero lavorato il giorno dopo. L’indomani prima dell’alba ero già alzato e pronto. Controllavo le ultime cose mentre parlavo con il capo ciurma. Stabilivamo da dove cominciare la raccolta dell’uva, in genere si decideva il posto in cui era più matura ed ero io ad indicarlo in quanto avevo già controllato. Invece, se il tempo minacciava pioggia, poteva essere presa la decisione di iniziare dal posto più lontano. Per tutti quei giorni io correvo su e giù, a destra e a manca, dal palmento al vigneto, dalla cucina alla cantina, da mio padre (per prendere ordini) al capo ciurma (per riferirli). Mi sentivo importante, anzi indispensabile.

In tutto questo trambusto e daffare non disdegnavo dal posare lo sguardo su qualche ragazza più carina tra le vendemmiatrici ed anche dal cercare qualche approccio extra lavoro per la fine della giornata … Alcune civettavano, ma comunque l’approccio non era facile … Ricordo che un anno in cui ce n’era una particolarmente carina, che io marcavo con una certa assiduità, una delle vendemmiatrici più grandi, quando mi vedeva, ripeteva “pizzichi e vasi non fannu purtusi …”.

Altro momento importante della mia attività agricola era la raccolta delle ulive. Finché frequentai il liceo non fu di mia competenza in quanto il periodo di raccolta avveniva tra fine novembre e dicembre ed io non potevo lasciare la scuola. Invece dal momento in cui entrai all’università, e di conseguenza ero più libero, mio padre mi affidò anche questo compito. Inoltre, avendo già la patente, mi recavo in campagna con il furgone e provvedevo, alla fine della giornata, a portare al frantoio le olive raccolte. Infatti più presto veniva spremuto l’olio e più bassa sarebbe risultata la sua acidità e quindi migliore la qualità.

Dal momento che entrai all’università in pratica mio padre delegò completamente a me il compito di amministrare la campagna di mia madre. Ogni domenica mattina mi dava la macchina ed io andavo in campagna. Alle sette del mattino ero già sul posto dove incontravo Peppino, la persona di fiducia di mio padre, che provvedeva alle colture. Giravamo insieme per il vigneto e l’uliveto, controllavo l’andamento dei lavori, lo sviluppo delle piante, programmavamo i lavori da fare la settimana successiva.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor