La mia famiglia era partita per andare al mare da tre giorni, in quel momento rimpiansi di non averla seguita. I miei genitori possedevano una piccola casa sulla costa, niente di particolare una casa rustica, ereditata dai miei nonni, commercianti di granaglie.
La loro fortuna era iniziata prima della seconda guerra mondiale, quando il fratello maggiore di mio nonno era morto in guerra.
Egli aveva ereditato la sua parte d’eredità e quella di suo fratello, avevo trovato sempre strano l’inizio di questa fortuna, in ogni caso non potevo lamentarmi del mio destino.
Era stato Giuseppe ad invitarmi, il mio professore universitario, ormai eravamo diventati amici, per la verità avevo sperato che alla villa avrei incontrato Arianna sua cugina, ma di questa non c’era traccia.
Lavoravo con mio padre da prima della laurea, per me era normale, anche se in quel periodo sentivo sempre più spesso l’esigenza di staccarmi, mi sentivo come lacerato tra l’amore filiale e il mio essere uomo.
Per fortuna mio padre mi elargiva un lauto stipendio, quindi se avessi deciso di andarmene non avrei avuto problemi a trovare un posto qualsiasi in cui passare le vacanze.
Alcuni miei amici erano partiti per la Spagna e quella mia scelta di passare le vacanze al lago sembrava sicuramente demodè.
Passai il resto del pomeriggio da solo, a leggere alcuni libri trovati in biblioteca.
Probabilmente mi addormentai, perché fui svegliato di soprassalto, “Antonio”, fu la voce di Peter a svegliarmi.
Entrò nella camera, senza darmi il tempo di alzarmi, “guarda” mi disse indicandomi il suo abbigliamento.
Dovetti guardarlo stranamente, quasi stizzoso.”Andiamo a pescare, al lago, scusa ma allora perchè che sei venuto!”. Cercai una scusa per respingere il suo invito, ma le mie rimostranze furono ignorate e così pochi minuti dopo mi trovai fuori.
Il sole era alto, quando uscimmo, l’aria calda pizzicava leggermente la pelle e gli stivali mi fecero sudare dopo appena, pochi passi.
Peter, parlava ininterrottamente, come se l’episodio di poche ore prima non fosse mai accaduto, mi raccontava di una sua esperienza in un’isola tropicale fatta di recente, in cui si aveva fatto delle immersioni subacquee, lui era un fotografo specializzato e lavorava per delle riviste che si occupavano del fondale marino.
Per me uomo di terra con le mie granaglie, mi sentivo un vero pesce fuor d’acqua.
Arrivammo sulla sponda del lago, dopo circa venti minuti, il lago era calmo e placido, uno sciame di mosche ci dette il ben venuto, alla nostra sinistra c’era un canneto dove nuotavano alcune papere, scivolavano così leggere sull’acqua che provai invidia.
Pensai con un sospiro alla casa del nonno, ma mi sentivo forte dell’idea di potermene andare in qualsiasi momento.