Sono nel mio ufficio, bello, grande e arioso; sono responsabile di un ufficio della Seba, la più grande azienda chimica italiana. E sono soddisfatto di me stesso, della mia abilità, della mia competenza e della mia diplomazia. E pensare che mio padre era preoccupato perché non mi sono laureato! Io, ragioniere, sono riuscito ad accaparrarmi questo posto grazie alla mia simpatia; già, proprio così. Ho conosciuto al Lion Club il presidente della Seba e ho subito visto un’opportunità di carriera; e quando mi ci metto, ottengo quello che voglio: sorriso a 32 denti, qualche frase sulla mia serietà e competenza, qualche battuta simpatica; non sono bello, quindi non desto invidie: piccolo e robusto, occhiali, pochi capelli castani, orecchie a sventola. E infatti, il Dott. Cordi mi ha preso in grande simpatia e mi ha invitato a cena. Sorrisi, risate, complimenti, ecco la mia ricetta. Nel suo appartamento in centro a Milano, grande e sontuoso; io e mia moglie ci siamo estasiati davanti all’arredamento, alla vista sul Duomo, alle portate, alle foto di figli e nipoti. Dopo qualche incontro, il dottor Cordi mi ha chiesto se volevo fare parte del suo team, giovane e dinamico. Ho finto di essere preso alla sprovvista, poi ho scodinzolato più che mai. Affare fatto. Ed eccomi qui, con un super stipendio e una segretaria che mi idolatra; l’ho scelta bene: di basso livello, ignorante, brutta. Con lei, posso mostrarmi buono e cordiale, disponibile. Infatti, lei mi ammira ed è orgogliosa di me, della mia famiglia benestante, di tutto quello che posseggo. In questo momento, la Carla (questo il suo nome, banale come lei) si affaccia alla porta; oggi è particolarmente brutta: si è rapata e il suo viso quadrato è nudo, gli occhi porcini brillano come sempre quando mi guarda; ha un top minuscolo e le spalle poderose e la pancia risaltano.
“Richiamo la signora Rossi dell’Ufficio Personale? L’ha cercata due volte tra ieri e oggi.”
Forse spera in un aumento di stipendio. Ma non ci penso proprio.
Mi passa la Rossi che, con voce flautata, mi annuncia l’arrivo di un laureato che incrementerà il mio staff. Il mio sistema d’allarme comincia a suonare; dico che non ho bisogno di altre persone, ma la mia interlocutrice, sempre flautata, mi fa capire che non si tratta di una richiesta, ma di un ordine. Il dottor Cirli ha sempre lavorato nel marketing; il suo posto ora è stato promesso al nipote del direttore amministrativo e quindi lui deve essere utilizzato altrimenti. E il mio ufficio va benissimo; quindi, tra un’ora, lo accompagnerà qui. Riattacco e accendo una sigaretta. La Carla si riaffaccia:
“E’ arrabbiato? Io mi accorgo subito se c’è qualcosa che non va.”
La guardo, decido di fidarmi e le racconto tutto. Lei intuisce il mio timore; l’azienda tende a sostituire gradualmente i diplomati con i laureati.
“Non si preoccupi. Gli troveremo così tanti difetti che lo trasferiranno; ci penso io. Stia tranquillo.”
M rilasso. Intanto arrivano la signora Rossi con il Dottor Cirli: alto, magro, castano, educato, nervoso. Gli affido la gestione dei clienti e lo congedo.
Il giorno dopo, comincia il suo nuovo lavoro. Cerca di essere simpatico e io rido alle sue battute, lo incoraggio. Mai mostrare il coltello alla vittima, bisogna aspettare il momento giusto. La Carla gli spiega il lavoro. Passano i giorni e mi accorgo che in ufficio la tensione cresce; il laureato si è ingobbito, la Carla è rigida, sembra surgelata. Io sorrido sempre, ascolto le lamentele della Carla, le difese del ragazzo. E naturalmente, parlo della situazione con la signora Rossi, ostentando un’aria contrariata, ma benigna; rilevo che il laureato non ha predisposizione per la mansione, non è abbastanza preciso. La signora Rossi lo convoca; dopo un’ora torna abbattuto; assicura che si impegnerà di più. Passano i mesi e la situazione non cambia; il dott. Cirli perde delle fatture, fatto gravissimo che esaspera la mia fida segretaria. Insomma, alla fine, estraggo trionfalmente il coltello: il lavoro torna nelle mani della Carla e lui si occuperà di ritirare la posta e di scrivere le lettere che gli detterò. Ogni tanto, cerca di migliorare; gli affido delle mansioni che effettivamente gestisce bene. Ma non gli do nessuna soddisfazione, nessun aumento di stipendio e nessuna promozione che invece elargisco volentieri alla Carla. Purtroppo, non se ne va come speravo, ma non può nuocermi. Comunque, il coltello è sempre pronto per essere usato.
