L'aprile scorso sono stata quindici giorni a Maputo, la capitale del Mozambico, a trovare mia figlia che si č trasferita lą da cinque anni. Era la prima volta che ci andavo anche se non era la mia prima esperienza africana. Nel lontano 1974 ero infatti andata in Benin, che allora si chiamava ancora Dahomey, per un'indagine alimentare. La cittą mi ha affascinato fin dall'inizio. La chiamano "la cittą delle acacie" per la presenza, lungo le grandi "avenidas" di questi magnifici alberi in piena fioritura, con corolle di un rosso fiammeggiante. Maputo č l'antica Lourenēo Marques, come la chiamavano i portoghesi, e conserva ancora le tracce della dominazione coloniale finita nel 1975. Situata sulla costa dell'Oceano Indiano č il primo porto del Paese ed ha un lungomare splendido frequentato fin dagli inizi del secolo scorso. Oltre alle costruzioni d'epoca ed ai nuovi splendidi alberghi mi ha particolarmente colpito un monumentale mosaico realizzato sul muro di protezione del lungomare dal pittore mozambicano Naguib in onore di Samora Machel, primo Presidente del Mozambico libero. Lungo centinaia di metri il mosaico si snoda in una sequenza di flora e fauna locali e di figure danzanti che esprimono la loro gioia. Realizzato con piccole tessere di materiale vetroso il mosaico scintilla alla luce del sole. (continua)