Salve a tutti. Sono l'autore delle poesie "catanesi". Ringrazio mia sorella che ha postato affettuosamente le prime due poesie (io ero reticente...). Visto i vostri commenti positivi e lusinghieri, per completare il ciclo vi invio la terza di poesia. Un caro saluto a tutti.
Catania il pomeriggio (16 gennaio 2011)
È questa l'ora migliore in cui dedicarsi a se stessi, dalle due e
trenta alle quattro. Le pause dal lavoro, agognate come secchiate
d'acqua nei deserti delle proprie esistenze, sono contenitori
di abbandono fisico anzitutto, ma anche di fascinazioni sensuali,
fantasie e proiezioni in cui il sesso nascosto tra le viscere dei
catanesi è diverso dal resto del mondo. Catania e le sue strade
vuote e in tregua, non sa più di nulla. Si annienta su se stessa, ma
rimugina tra dolori e amori le proprie incertezze e desideri.
La via Etnea, scende e sale, si apre sul nulla e si chiude sul tutto,
la via Garibaldi violentata da carni fresche e straniere, nella loro
audacia e trasparenza, la pescheria che si pulisce da sola
come una gatta sapiente e meschina. È questa l'ora di un
pomeriggio catanese, che alle tre in punto dimentica il tempo
storico, si avvolge su se stessa come un gomitolo gremito di
faccende familiari, un riccio abilissimo ad occultarsi e proteggersi
da tante infamie naturali. È questa l'ora in cui il caffè si
materializza in color marrone tra i cieli pesanti sopra via
Crociferi. Catania, come una vecchia isterica o un bimbo
troppo sicuro di sè, una donna con seni immensi e un
africano eccitato dal sole che in via Maddem sogna il
Senegal, tra arancini tiepidi e scacciate ingiallite. Ed alle
tre e mezza il cinema rosso si scalda di vecchi, le ragazzine
cinesi a fare i compiti e gli arabi a fumare gioiosi e affamati.
Ancora una mezz'ora per digerire tanta indifferenza ed una
fetta di salame, i muratori manzi a scrollarsi di dosso i calcinacci
e le liste delle spese: trenta euro in tasca cambiano la vita.