Quella francesina un pomeriggio mi prese per mano e mi portò in fondo ad un certo grande giardino, molto selvatico ma dalla perimetria oblunga perfetta: lì, sotto una tenda canadese mi montò sopra facendomi spasimare. Mentre una sera, giunta da poche ore in treno alla stazione di Siena dalla sua Nantes (città molto particolare di cui mi sono ferventemente occupato perché ivi esisteva tra l'altro, proprio un'antica scuola di libertinaggio!) - Ecco: tu... mi hai fatto ricordare, quando dicevi che spesso ti tira parecchio la passera come a noi il pene: ebbene, lei ti posso assicurare che, avendola io eccitata con le dita (mentre sua sorella fingeva indifferenza - Qualcuno poi, a cui raccontai il fatto, mi disse: Sei stato molto incosciente perché ti avrebbero potuto anche ammazzare! ---Beh, in un certo senso costui aveva senz'altro ragione)--- Fatto sta che lei si mise a pomparmi in modo piuttosto violento - me la sbatacchiava proprio contro i testicoli, provocandomi un doloroso piacere, mentre tuttavia non riuscivo certo a venire - Anzi, proponendomi (nei suoi più reconditi pensieri) che gliel'avrei messo dentro non appena si fosse calmata quella sua autentica furia uterina; cosa che, chiaramente subito dopo feci, cmq assai stupito di tanta foga-di-fica. Ecco tutto: e sarei pronto a ricominciare (nonostante le sconfitte della vita o forse proprio per questo) da dove tutto è finito! Infatti ora "Fa freddo sul fronte del tormento": così comprendo "meglio" perché scrissi questa più che lapidaria poesia). Chiudo e passo la mano, come in un gioco con le fiches. D'altronde basta sostituire, spostare l'accento da "casino" a Casinò (anche se quest'ultimo non è certo il mio pane o pene un po' in pena).
