Mia amabile regina, argomentare con te del matrimonio significa far dialogare “il diavolo e l’acqua santa”, perché di questa istituzione sociale nei hai una concezione “romantica”, supportata dalla tua fervente religiosità.
L'amore romantico non funziona mai perché non appartiene alla realtà dei rapporti umani, esso è il surrogato di un'esigenza religiosa, del tentativo di attribuire ad una persona il proprio desiderio insoddisfatto di perfezione e di infinito.
Quando il desiderio di realizzare il perfetto abbandono nell'amore viene cercato non in Dio ma in un individuo, ciò può indurre ad una ricerca di rapporti sentimentali o sessuali che tuttavia non sono in grado di soddisfarlo.
L'amore fra l'uomo e la donna è per sua natura limitato e soggetto al fenomeno della delusione: pretendere dalla relazione di coppia un amore senza limiti, senza difetti, senza delusioni in cui potersi abbandonare totalmente, significa non comprendere la necessità dello sforzo quotidiano, dell'impegno, del sacrificio e della responsabilità per la riuscita del rapporto coniugale.
Il sostantivo femminile “coppia” deriva dal latino “copula” e significa congiunzione, legame, stare insieme. Ma “mettersi assieme” non significa necessariamente sposarsi e procreare.
Le relazioni di coppia svolgono un ruolo centrale nell'esperienza umana. Esse rispondono ad un bisogno di "attaccamento", di vicinanza ed intimità e possono fornire sostegno reciproco.
Il connubio evolve nel tempo, cambiano le esigenze e le aspettative dei partner. Ma a prescindere dall’esito della relazione è importante amare ed essere amati.
Un matrimonio “sbagliato” è una delle cose peggiori che possa capitare. Ma penso che tu saresti disposta a sacrificare la tua vita pur di non sciogliere il vincolo matrimoniale., perché Jesus disse: “L’uomo non osi separare ciò che Dio ha unito” (Mt 19, 6).
Ed anche l’evangelista Marco: “Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”(cap. 10, 6 – 9).
Ma un individuo come fa a sapere se una unione matrimoniale è voluta da Dio ?
Per te sciogliere il matrimonio e il patto di fedeltà (“finché morte non vi separi”) significa violare il volere di Dio.
Comunque Chiesa e Stato (con il matrimonio civile) benedicono in qualunque caso i due nubendi, per quanto inadatti possano essere i due candidati al “volo nuziale”.
Giotto, lo “Sposalizio della Vergine”, affresco, 1303 – 1305 circa, Cappella degli Scrovegni, Padova.
"...una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria" (Lc 1, 27).
La raffigurazione è immaginata nel tempio di Gerusalemme.
La scena è divisa a metà: da una parte gli uomini, dall’altra le donne.
La nicchia a cassettoni simboleggia la navata del tempio.
Alcune persone che assistono al matrimonio sono all’esterno, ma secondo le convenzioni dell’arte medievale debbono essere considerate come se fossero all’interno dell’edificio.
Al centro della scena Giuseppe e Maria. Lei, pudìca, ha lo sguardo verso il basso.
Il sacerdote celebra il matrimonio tenendo le mani degli sposi, mentre Giuseppe inserisce l’anello nel dito di Maria.
Giuseppe sorregge un bastone, sul quale Dio fa miracolosamente fiorire un giglio, simbolo delle caste nozze fra l’anziano e la vergine fanciulla che diverrà madre, come allude il gesto della sua mano mentre si tocca la pancia.
Sul fiore del giglio è poggiata la colomba, simbolo dello Spirito Santo che ha benedetto questo casto matrimonio e artefice della virginale gravidanza di Maria.
Dietro Maria ci sono tre donne, tra cui una incinta nel gesto di toccarsi il ventre, mentre dietro Giuseppe c’è un uomo che ha la bocca aperta e solleva la mano, forse un testimone che sta parlando; più indietro ci sono dei giovani in varie espressioni, pretendenti delusi da una ipotetica relazione con Maria: essi sorreggono degli esili bastoni. Uno di essi esprime la sua ira spezzando la verga con il ginocchio.
La valenza simbolica di questi bastoni evoca l’episodio della fioritura delle verghe quando i rappresentanti delle dodici tribù di Israele furono contro Mosè e sminuito il sacerdozio di Aronne.
I rappresentanti delle 12 tribù si recarono al Tempio portando ognuno un bastone con inciso il proprio nome. Fiorì solo quello di Aronne e questo fu il segno che la grazia di Dio era su di lui e che il suo sacerdozio era benedetto da Yahweh.
"E avvenne, l’indomani, che Mosè entrò nella tenda della testimonianza; ed ecco che la verga d’Aronne per la casa di Levi aveva fiorito, gettato dei bottoni, sbocciato dei fiori e maturato delle mandorle” (Libro dei Numeri 17, 8.
Quindi il bastone sul quale fiorisce il giglio non solo simboleggia la castità di Giuseppe, ma anche della fedeltà di Dio a una storia d’amore con il suo popolo.