Colpo di sfulmine.
Non ci ho mai creduto nel colpo di fulmine.
Quella specie di mannaia di luce che ti piomba nel cuore quando guardi qualcuno per la prima volta e pensi : “ Allora esiste”.
Esiste quel guazzabuglio di fascino (ma che cos’è il fascino?) e di magnetismo e di buon odore e di come muove bene le mani e di armonia ormonica fusi insieme in un unico essere. E quella specie di extra terrestre sta guardando proprio te. Beh io non ci ho mai creduto.
Tranne una volta, ma ho l’alibi di avere avuto diciotto anni, di aver da dieci passi varcato un maestoso cancello di una città sconosciuta da cui facevo il mio ingresso all’università e al mondo dei grandi. Metteva un po’ paura quel cancello, senza parlare della scalinata sontuosa che si stagliava su un prato curatissimo a perdita d’occhio (lì finivano molti dei nostri soldi).
Beh il mio extra terrestre quel giorno era lì, jeans e occhiali da sole, mani da suonatore di chitarra, una specie di miracolo dei sensi. Beata chi ti tocca, penso salendo le scale; ma lì lui si toglie gli occhiali da sole e la situazione precipita perché è anche più dannatamente e sorprendentemente e magneticamente meglio di quanto si fosse prospettato. E mi sta guardando.
Quando ha citofonato la sera al mio portone ho creduto avesse sbagliato persona. Gli extra terrestri non citofonano ai terrestri (o sì?).
Ma avrei dovuto capirlo dal fatto che guidava un Suv e che fischiettava Le ragazze serie di Masini che era un minus. Un portatore insano di occhiali da sole. E per una volta, forse l’unica nella mia carriera di femmina e lettrice di scritture sgrammaticate degli occhi, di domande impossibili e di geroglifici dell’anima, ho ignorato quello che leggevo nei suoi occhi verdi rigogliosi di pagliuzze gialle. Cioè il nulla.
Insomma. Per me il colpo di fulmine non esiste e quello che interpretiamo come tale si chiama allucinazione (o anche fregatura).
Però credo fermamente che esista il colpo di sfulmine, il contrario del colpo di fulmine: ti viene quando guardi qualcuno e di colpo lo vedi davvero o lo vedi come non puoi comunque sopportarlo. E' una botta di disamore puro, un black out traumatico che, di solito, non si perdona a nessuno.
E di quelli ne ho disseminata la vita.
E all’improvviso ti senti defraudata di qualcosa che ti ha accompagnata per mesi, un pezzo di cuore che ti strappano senza chiedere il permesso, ma che continua a formicolare e a fare un po’ male, come una sindrome da arto fantasma. Ti chiedi perché hai vissuto la sua indolenza come mistero, la sua incapacità di agire come una sfida, il suo essere greve nell’anima come una forma di ruvida dolcezza. Le sue non risposte come messaggi subliminali quando non erano altro che rifiuti.
E sei invasa dalla percezione lucida della sua “normalità”. Si è spogliato dei vestiti di eccezionalità che tu stessa gli avevi forgiato ( io che non sono capace nemmeno di mettere un bottone, tzé).
Ora che ci penso anche il colpo di fulmine è un po’ una fregatura, né più e né meno del suo contrario.
E quanto fanno male e formicolano ancora tutti i cuori che non ho più.
E quelli che ho ancora.