Il poeta di epoca romana Publio Virgilio Marone, più noto come “Virgilio”, nelle “Bucoliche” (silloge di dieci carmi, detti “eclogae” = poesie scelte, caratterizzati dall’ambientazione agricola e pastorale), dedica la decima ecloga all’amico Cornelio Gallo per consolarlo del suo amore infelice per Licoride, e fra l’altro gli dice:
"Omnia vincit amor et nos cedamus amori" = “Tutto vince l'Amore, e noi cediamo all'Amore" (verso 69).
La locuzione latina ispirò Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, per realizzare il dipinto titolato: “Amor vincit omnia”, commissionato dal marchese Vincenzo Giustiniani, che lo pagò 300 scudi.

Caravaggio, “Amor vincit omnia”, olio su tela, 1602 – 1603, Gemäldegalerie (= Galleria dei dipinti), Berlino.
Quest’opera raffigura “Amore vincitore” che sorride e guarda verso di noi. E’ nudo, con le gambe aperte, alato. Nella mano destra ha una freccia.
In terra ci sono una partitura musicale, strumenti musicali, il compasso, la squadra, lo scettro che rimanda alla sovranità del marchese Giustiniani sull’isola di Chio, ceduta dopo l'assedio turco nel 1566; altri oggetti che forse alludono all’interesse del committente per l'astronomia, l'astrologia, ed altro.

Guardando da vicino lo spartito musicale si vede una lettera V maiuscola. È un’allusione al nome del committente: Vincenzo !

Come modello per questo dipinto posò il garzone Francesco Boneri, detto “Cecco” che poi si dedicò alla pittura. Fu allievo e, secondo molti, anche amante del Merisi.
Dal suo maestro apprese, oltre che le tecniche pittoriche, anche l'uso delle armi, ed ebbe denunce per ferimenti vari. Anche Cecco era frequentatore di taverne e sovente usava il pugnale.