Autore Topic: Denim  (Letto 156 volte)

Doxa

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Denim
« il: Gennaio 28, 2025, 23:52:05 »
Sapete perché la robusta tela di cotone di colore blu, tinta con l’indaco ed usata per produrre i jeans e altri tipi di vestiario  è denominata “Denim” ? Questa parola deriva da “de- Nîmes”, cioè che arriva dalla città francese  di Nîmes, con riferimento al tessuto che fin dal Medioevo le industrie tessili locali esportavano.

Questo tessuto veniva  elaborato anche a Chieri (prov. di Torino) e veniva esportato a Genova, dove veniva usato per coprire la merce al porto e  per la produzione di sacchi. Numerosi marinai genovesi   usavano la tela di colore blu per farsi confezionare i pantaloni. Li usavano anche a bordo delle navi mercantili che trasportavano merci pure nelle non lontane città costiere della Francia. E furono i francesi a denominare quel tessuto  “Bleu de Genes”, da cui per assonanza  deriva la parola “jeans”.

Il Denim è resistente e versatile. Veniva esportato anche negli USA. Nel XIX secolo i jeans venivano indossati da naviganti, emigranti, minatori, cercatori d’oro, cowboy.

Nel 1853 l’imprenditore statunitense di origine bavarese  Levi Strauss (1829 – 1902) utilizzò il denim come tessuto per  confezionare nella sua azienda  abiti da lavoro.

Poi Levi incontrò Jacob Davis, un sarto lettone che nel 1871 perfezionò il modello di pantalone jeans in denim, aggiungendo il rinforzo, nei punti più deboli, di piccolissimi rivetti di rame. E i due soci registrarono il marchio. I calzoni indossati per proteggersi dallo sporco diventarono i pantaloni degli operai della ferrovia transnazionale.

A distanza di ormai quasi due secoli il denim è oggi utilizzato per produrre jeans, gonne, giacche, salopette e accessori. Un tessuto che nei secoli non è mai passato di moda, si è solo rifatto il look, e il jeans è immancabile nei nostri armadi!

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Doxa

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Re:Denim
« Risposta #1 il: Gennaio 29, 2025, 00:11:12 »


Quest’anno tra i primi libri stampati c’è quello della giornalista d’origine genovese Mariangela Rossi.
Il libro è titolato: “Genova in jeans”, edito da “Minerva”. Sono solo 32 pagine, edizione italiana e inglese, costa 5 euro.

Sfogliando le pagine si può leggere che a Genova, non la “Via della seta” ma la “Via del jeans” transita per via Pré, via del Campo e via San Luca, nel centro storico, dove c’è anche il negozio di abbigliamento “Lucarda”, ubicato nei portici medievali della “Ripa Maris”, gestito dall’omonima famiglia dal 1920. Fu il primo negozio a vendere Jeans in città, in particolare ai portuali, ed anche le camicie “Boxer”,  le giacche blu a doppiopetto, le t-shirt da barca a righe, e le “pidocchiere” (maglie da marinai in lana ruvida che fanno venire il prurito e inducono grattarsi, perciò pidocchiere).

Nella seconda metà dello scorso secolo Lucarda era punto di riferimento per il porto e le compagnie di navigazione che si servivano nel negozio per le forniture di abbigliamento per i marittimi, dagli ufficiali di macchina a quelli di coperta. Vestiva tutti: dai camalli ai pescatori, dagli equipaggi ai figli degli armatori.

Sempre a Genova, nel museo diocesano sono custodite 14 tele di lino tinte con l’indaco (come il colore dei jeans), dipinte con biacca,  sono del ‘500 e raffigurano la Passione di Gesù, ispirate dalle incisioni di Albrecht Dürer.

Per definire le balle di tela provenienti dalla Liguria, il  “jean” è citato nell’inventario dei beni  di Enrico VIII Tudor (1491 – 1547) re d’Inghilterra e d’Irlanda dal 1509 alla sua morte.

A Genova, nella casa dove nacque Giuseppe Mazzini c’è il Museo del Risorgimento. Vi sono custoditi anche alcuni jeans indossati dai garibaldini. Ma per vedere i jeans di Giuseppe Garibaldi quando combatté in Sicilia, bisogna venire a Roma e trovare la teca che li custodisce nel Museo del Risorgimento, allocato  sul lato destro del “Vittoriano”, guardando il monumento da piazza Venezia. 

Tornando a Genova, nell’ambito dell’area della Darsena, punto di connessione tra Porto Antico, Centro Storico, Stazione Marittima ed alcuni dei principali snodi logistici della città è prevista la riqualificazione di due edifici adiacenti al Museo del Mare,  il Palazzo Tabarca e  il Palazzo Metellino. Entrambi  verranno adibiti a nuovi spazi polifunzionali che riqualificheranno la zona e connetteranno il centro storico con la zona della Darsena.

Nel Palazzo Tabarca sarà allocato il futuro Museo del jeans e altri ambienti.