Le Virtù
Del sostantivo virtù è difficile darne una definizione che comprenda tutte le attribuzioni e i modi di intenderla.
Virtù, in greco antico "aretè": secondo la remota filosofia ellenica la virtù in origine non era connessa all’azione per il conseguimento del bene, ma alludeva al coraggio, alla forza morale e fisica di un individuo, alla sua capacità di compiere un atto o una mansione in modo ottimale.
Nella lingua latina la virtù era denominata "virtus", da “vir” (= uomo), che in epoca romana designava il valore dell’individuo durante una battaglia, il suo coraggio, la sua forza (vis), anche spirituale e morale.
Dante Alighieri nel “Convivio” (IV, XVI 7) dice:
“Ciascuna (cosa) è massimamente perfetta quando (l’individuo) tocca e aggiugne la sua virtude propria”.
Nel nostro tempo la virtù di solito la consideriamo come la disposizione d’animo volta al bene.
Il Catechismo della Chiesa cattolica non fa riferimento alla virtù in senso generale ma alle virtù, che possono essere umane, cardinali e teologali.
Le
virtù umane sono attitudini, disposizioni dell’intelligenza e della volontà che regolano le nostre azioni e fanno praticare il bene. Sono virtù morali che si perfezionano con l’abitudine vengono acquisite tramite l’apprendimento e la pratica (n. 1804).
Virtù umane:
Virtù intellettuali quelle che perfezionano l'intelletto.
Virtù morali quelle che orientano la volontà al bene.
Virtù naturali, quelle attinenti al compimento di atti buoni.
Virtù religiose, cristiano-cattoliche, vengono infuse in ogni anima da Dio, tramite lo Spirito Santo, durante il battesimo. La tradizione cristiana ha individuato un settenario di virtù fondamentali, distribuendole in due versanti: le quattro virtù cardinali e le tre virtù teologali.
Virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; così dette perché hanno la funzione di “cardine” della vita virtuosa (n. 1805). Per esempio, la temperanza è la virtù morale che dà il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti “dell’onestà” (n. 1809).
Virtù teologali: le virtù umane si radicano nelle virtù teologali: fede, speranza e carità; così dette perché è Dio che le concede e dispongono i cristiani a vivere “in relazione con la Santissima Trinità” (n. 1812).
Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano (n. 1813).
Non basta, le virtù sono comprese tra i nove ordini delle schiere di angeli: Serafini, Cherubini e Troni; Dominazioni,
Virtù e Potestà; Principati, Arcangeli e Angeli.

Firenze, battistero di San Giovanni Battista, le Virtù nei mosaici.
Questo battistero è di fronte la cattedrale di Santa Maria del Fiore

Firenze, battistero di San Giovanni Battista
Lo Pseudo-Dionigi l’Areopagita nel libro “De coelesti hierarchia” indica la “Lettera agli Efesini” (1, 21) e la “Lettera ai Colossesi” (2, 18), scritte da Paolo di Tarso, come base per costruire lo schema di tre gerarchie, sfere o triadi di angeli, ognuna delle quali contiene tre ordini o cori. In decrescente ordine di potenza esse sono:
prima gerarchia: Serafini, Cherubini e Troni;
seconda gerarchia: Dominazioni,
Virtù, Potestà;
terza gerarchia: Principati, Arcangeli e Angeli.
Le Virtù sono il quinto ordine degli angeli e presiedono i sette pianeti conosciuti nell’antichità: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno.
Il papa Gregorio I, detto Gregorio Magno, pontificò dal 590 al 604, anno della sua morte, fece conoscere nell'Occidente latino i cori angelici. Pospose rispetto a Dionigi le Virtù al settimo posto della gerarchia angelica: la collocazione fu ripresa nel “Convivio”(II, 5) da Dante Alighieri, ma ripristinò lo schema originario di Dionigi nella Divina Commedia (Par. III, vv. 73-75, 79-81) con le Virtù nella quinta posizione. Dante li considera angeli combattenti che presiedono ai grandi cambiamenti della storia.