Autore Topic: "Chimere"  (Letto 48 volte)

Doxa

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"Chimere"
« il: Novembre 19, 2024, 20:05:31 »
Cosa distingue un ricordo da un sogno ?

Perché alcuni sogni si ricordano e altri no ?

Comunque sia il ricordo sia il sogno si possono raccontare. Ma cosa accade quando i ricordi cominciano a sbiadire fino a cancellarsi ? Tale problema è il soggetto di film memorabili, come “Eternal sunshine of the spotless mind”, “Le pagine della nostra vita” o “Still Alice”, che raccontano ciò che si ostina a sfuggire alla perdita di sé.

Ne parla anche lo scrittore e poeta olandese Hendrik Jan Marsman (1937 – 2012), meglio conosciuto con il suo pseudonimo: J. Bernlef, nel libro titolato “Chimere”, romanzo pubblicato in Olanda nel 1984 col titolo: “Hersenschimmen”, in inglese: “Out of mind”. Il libro esplora il tema della memoria e della sua dissolvenza, offre una rappresentazione realistica della discesa della mente nella demenza dal punto di vista del malato.

Protagonista è Maarten Klein, un settantenne che vive con la moglie Vera a Gloucester, sulla costa a nord di Boston. Le giornate dei due, emigrati da tempo in America, si ripetono, scandite da abitudini rassicuranti: la pizza la domenica, le passeggiate col cane Robert, brevi conversazioni con i vicini. I figli, ormai adulti, non si fanno né vedere né sentire.

In quel “quadro” di vita tranquilla s’insinua la malattia. La mente di Maarten non è più pronta e lucida,  comincia a dimenticare, a perdersi anche nei gesti quotidiani.

Come in tanti casi di demenza, sono più vivi i ricordi di un passato lontano, di decenni prima vissuti in Olanda.

Finché un giorno d’inverno  tutto cambia. Accade quando Maarten guarda fuori dalla finestra  e non vede quello che si aspettava di vedere: i bambini che tutte le mattine salgono sul pullmino per andare a scuola, con i loro zaini colorati e gli schiamazzi che danno allegria. Non li vede perché quel giorno è domenica e non è mattina, gli dice Vera, porgendogli una tazza del loro tè pomeridiano.

Marteen rimane perplesso, non ricorda nulla delle ore precedenti. Pensa che non ha mai avuto una buona memoria, e si domanda come ha fatto a dimenticare un’intera mattina. Come se non ci fosse mai stata.

E’ un episodio da cui l’uomo non tornerà più indietro. Lui stesso racconta le vicende di quell’inverno che è anche la sua ultima stagione, quella in cui tutto s’addormenta, quella in cui il ciclo vitale naturale ha fine.

Il giorno dopo porta fuori casa il cane per la passeggiata quotidiana e torna a casa da solo, perdendo di vista il cane e ignorando il motivo per cui era uscito.

Una mattina si alza dal letto, si veste per andare al lavoro, ma è in pensione da anni.

A volte è convinto di essersi appena svegliato e di dover bere il caffè, invece è l’ora di cena.

La malattia si incunea piuttosto velocemente nella mente di Maarten: l’uomo dapprima si scorda di prendere la legna, poi va alla ricerca di qualcosa che, nel frattempo, non ricorda più cosa fosse.

“Provo a leggere il libro che ho in mano ma le parole non si decidono a fare una frase. È come se all’improvviso non padroneggiassi più l’inglese malgrado negli ultimi anni sia diventato praticamente bilingue”.

L’uomo è angosciato. Capisce che c’è qualcosa che non va.

La moglie è sempre  accanto  al marito; sfogliano l’album di fotografie che raccontano decenni di vita insieme per recuperare ciò che si sta dissolvendo nella mente di Maarten, spesso confuso e irritato.

Vera durante una telefonata così si confida: “Comincio a preoccuparmi sul serio. A vederlo non ha niente di strano ma è proprio questo che fa tanta paura. Certe volte racconta cose di noi che io non ho mai vissuto. Come se ai suoi occhi fossi un’altra [...] Mi sento inerme, non so come aiutarlo. È diventato così, praticamente dall’oggi al domani”.

Intorno a questa anziana coppia ci sono altre persone che rispondono ai richiami d’aiuto di Vera: sono il dottor Eardly,   la giovane badante Phil Taylor, che il protagonista scambia per un’amica dei figli e che, giorno dopo giorno, continua a non riconoscere nonostante lei ora faccia parte della famiglia. Maarten smarrisce i tanti frammenti del suo vissuto: non riconosce più i luoghi e poi perde anche la dimensione del tempo.

Vien voglia di abbracciarlo quando non riesce a compiere i gesti più ordinari, come vestirsi da solo, quando crede che i suoi genitori siano ancora vivi. Di confortarlo quando si sente in colpa per le lacrime di Vera, che dalla rabbia iniziale è passata alla disperazione perché ha capito che l’uomo che ama sta dimenticando tutta la sua vita e la loro vita.

“La gente della nostra età vive dei propri ricordi. Persi i ricordi, non rimane nulla”, dice Vera tenendosi la testa tra le mani.

"Chimere" è una storia commovente e toccante. J. Bernlef descrive la malattia in maniera accurata e pertinente racconta di essa con  espressioni coinvolgenti, emozionanti.

L’avvicinarsi della fine è triste ma anche questo fa parte della vita.

L’autore delinea quel doloroso tratto che ognuno di noi dovrà percorrere e che forse ha vissuto accanto a qualche familiare o amico.

L’argomento su cui la narrazione ruota è quello della transitorietà: la consapevolezza che per tutti il tempo passa, tutto cambia e nulla resta uguale.

Il nostro orologio interno va con quello delle stagioni. Ma, proprio alla fine, nella più fredda delle stagioni, l’inverno, quando la mente non è più lucida e non comprende neanche più la sofferenza, s’insinua la speranza.

“Ascolti solo la voce che sussurra [...] si può guardare, guardare fuori… il bosco e la primavera imminente... la primavera che sta per cominciare”.

 
p. s. leggo che la demenza senile è una  malattia neurodegenerativa dell’encefalo.

Colpisce molte persone anziane e determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.

La perdita della memoria (o amnesia) consiste nell'impossibilità, parziale o totale, di ricordare esperienze passate, recenti o più remote. In casi gravi, il soggetto affetto da amnesia può anche non riuscire ad acquisire stabilmente nuovi ricordi.

Esistono vari tipi di demenza senile, uno è il morbo di Alzheimer.