Autore Topic: "Il fiume e l'oceano"  (Letto 140 volte)

Doxa

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"Il fiume e l'oceano"
« il: Agosto 11, 2024, 11:30:28 »


“Il fiume e l’oceano”

“Dicono che prima di entrare in mare
il fiume tremi di paura.

Guarda indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vortici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.
Vede di fronte a sé un oceano in cui può
 solo sparire per sempre.

Il fiume, però,
non può tornare indietro.

Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
ed entrare nell’oceano.

Solo entrando nell’oceano
il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano,
ma di diventare oceano”.


(Khalil Gibran)

Il noto  scrittore e poeta Kahlil Gibran nella sua poesia titolata “Il fiume e l’oceano”  simbolicamente evidenzia il timore per il cambiamento, insito nel nostro essere.

Infatti la nostra esistenza è come un fiume: con le sue anse, i vortici e le rapide,  ma procedendo ci  accorgiamo che si sta avvicinando la fine del viaggio: la foce si avvicina e s’intuisce l’immensità dell’oceano in cui stiamo per scomparire. Capiamo che dopo non sarà più ciò che siamo, ma sarà altro, e parte di qualcosa di nuovo.

La paura della fine del  “viaggio”   viene superata pensando l’ingresso nell’eternità. In questa luce la morte è una frontiera, oltre la quale si presenta la parte nascosta della vita rispetto a quella dei giorni terreni.

Per chi non crede nell’immortalità è forse terribile morire senza aver vissuto davvero ed essere semplicemente esistito.
« Ultima modifica: Agosto 11, 2024, 14:41:44 da Doxa »