Autore Topic: Horror vacui  (Letto 352 volte)

Doxa

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Horror vacui
« il: Agosto 04, 2024, 18:19:33 »
“Horror vacui”: questa locuzione latina significa “terrore del vuoto”.



Il vuoto (dal latino  vacuum) nello spazio sarebbe una zona priva di materia ed energia, ma in natura non esiste il vuoto assoluto, = il nulla. 

“Nulla viene fuori dal nulla” ( in latino: ex nihilo nihil fit): la frase allude al principio metafisico secondo il quale l’essere non può cominciare ad esistere dal nulla. L’asserzione può  anche essere messa in relazione con l’origine dell’universo e la natura.

Il sostantivo “natura” deriva dal latino “natus”, participio passato di “nasci” (= nascere).

Nell’antica lingua greca la natura era definita con la parola “physis” (dalla radice del verbo phyo = "genero", "creo"): allude alla  totalità delle cose e degli esseri che  esistono nell’universo.

L’universo esiste:  è sempre esistito o ha avuto un inizio ?  Se ha avuto un inizio significa che è venuto fuori dal nulla. Ma questo contraddice il principio che nulla viene dal nulla. Quindi, se il principio è corretto, l'universo è sempre esistito. Seguendo questo tipo di ragionamento, ci sono religioni, come il cristianesimo,  che postulano  l'universo nato non dal nulla ma da un Dio creatore, e che questo Dio è sempre esistito.

Nella filosofia greca , un principio correlato è quello secondo cui un essere non può scomparire nel nulla, ma solo trasformarsi. 

L’obiettivo della filosofia epicurea era quello di liberare l’uomo dalla paura attraverso la conoscenza del funzionamento della natura, in modo da raggiungere l’atarassia, l’assenza di turbamento.

L’ignoranza delle cause degli eventi naturali crea nell’individuo la paura.

segue
« Ultima modifica: Agosto 04, 2024, 18:23:35 da Doxa »

Doxa

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Re:Horror vacui
« Risposta #1 il: Agosto 05, 2024, 17:46:30 »
L’horror vacui è presente anche nell’ambito della psicologia, viene detto “vuoto interiore”: si manifesta come anedonia (l’incapacità totale o parziale di trarre piacere dalle attività e dagli stimoli che normalmente dovrebbero suscitare soddisfazione e interesse), apatia, tristezza, solitudine.


Quel vuoto (in inglese emptyness) lo si può immaginare la punta di un iceberg, creato dalla sofferenza,  la carente autostima, il bisogno di affetto.

Chi prova la sensazione di vuoto esistenziale ha bisogno di esprimere le proprie emozioni, ma non ci riesce.

Emozione: deriva dal latino “emotiònem”  (da  “emòtus”, participio passato del verbo “emovère”).
La parola “e-mozione” è composta  dalla particella “e” (da “ex” = “fuori”) e da “mozione”,   col significato di “muovere”… all’azione.

L’emozione è la reazione di breve durata  ad uno stimolo esogeno o endogeno, immaginario o reale.

Le emozioni influenzano il pensiero ed il comportamento a tre diversi livelli:

fisiologico
: modificazioni della respirazione, della pressione arteriosa, del battito cardiaco, della circolazione sanguigna, la secrezione salivare, la digestione, etc.;

psicologico: alterazione del controllo di sé e delle proprie abilità cognitive;

comportamentale: cambiamento dell’espressione facciale, della postura, del tono della voce, reazioni come attacco o fuga.

L’emozione non va confusa con il sentimento.  Vengono erroneamente usati come sinonimi, invece hanno caratteristiche diverse.

In psicologia per sentimento s’intende uno stato d’animo che dura più a lungo delle emozioni. Infatti le emozioni insorgono velocemente come risposta neurale ad uno stimolo soggettivamente rilevabile. Sono transitorie, possono essere di forte intensità e coinvolgenti.

Invece i sentimenti sono stabili, persistono nel tempo. Non dipendono da uno stimolo esterno o interno all’individuo, ma dipendono dall’affettività, sono collegati agli stati emotivi, ai propri interessi e valori, al contesto sociale e culturale, possono evolvere.

Piccolofiore e Presenza: “larga la porta, stretta la via, voi dite la vostra che io ho detto la mia”.