Autore Topic: Angel of grief  (Letto 1039 volte)

Doxa

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Angel of grief
« il: Aprile 27, 2024, 08:21:04 »


Fin dall’antichità l’architettura e l’arte funerarie permettono per lungo tempo il ricordo di una persona, di onorarne la memoria con la costruzione di mausolei, cenotafi, cappelle di famiglia, tombe  di varia tipologia, petrosi sarcofagi,  sculture, varietà di decori simbolici e rievocativi.

Nei cosiddetti “cimiteri monumentali”  ci sono numerosi   gruppi scultorei eseguiti  da artisti noti e meno noti.

A Roma, uno di questi luoghi è il  piccolo “cimitero acattolico” vicino Porta San Paolo, a lato della Piramide Cestia. E’ riservato ai non cattolici, in particolare stranieri, ma eccezionalmente viene concessa la sepoltura anche ad italiani illustri. Per esempio, ci sono  Antonio Gramsci (ateo e marito di una donna russa), l’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano, gli scrittori  Andrea Camilleri, Carlo Emilio Gadda, Luce D’Eramo, Dario Bellezza.

Tra le numerose tombe di personaggi celebri, ci sono quelle dei poeti  inglesi John Keats  e Percy Bysshe Shelley.

Lo scultore statunitense William Wetmore Story è sepolto con la moglie Emelyn Eldredge ed il figlio Joseph, morto nel 1853 a Roma all’età di 6 anni.  William era uno scultore, poeta, critico d’arte ed avvocato americano che arrivò a Roma nel 1848 e  in questa città si dedicò soltanto all'arte.

Sopra la sua tomba è installata la celebre scultura denominata “Angel of grief”  realizzata da William dopo la morte della moglie nel 1894. L’artista, ormai 78enne, iniziò a scolpire il monumento: “Rappresenta l’angelo del dolore, in completo abbandono, che si getta con le ali cadenti e la faccia nascosta su un altare funerario. Simboleggia ciò che sento. Raffigura la prostrazione. Eppure farlo mi dà conforto“.

L’opera fu terminata l’anno seguente, nel 1895, e poco tempo dopo  l’autore morì.  Venne sepolto accanto ad Emelyn e al loro bambino,  sotto l’abbraccio dell'afflitto angelo, inginocchiato davanti a un marmoreo altare funerario, sul quale poggia la parte superiore del  suo corpo;  ha la testa piegata sull’avanbraccio destro,  il  braccio sinistro invece è proteso in avanti e la mano  lascia cadere dei fiori alla base dell’altare. La curvatura delle dita conferisce la sensazione di abbandono.

Le angeliche ali, che normalmente sono alte e dritte, sono tristemente curve.

Il corpo  dell’angelo è come abbandonato al suo dolore. 

Il realismo ha reso quest'immagine famosa come monumento funebre, copiato per altre tombe in varie parti del mondo.



Doxa

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Re:Angel of grief
« Risposta #1 il: Maggio 05, 2024, 12:43:50 »
Nel  precedente post ho evidenziato la postura dell’angelo ed ho scritto:

“il braccio sinistro invece è proteso in avanti e la mano lascia cadere dei fiori alla base dell’altare. La curvatura delle dita conferisce la sensazione di abbandono”.


Quella mano mi fa pensare ad una poesia di Louis Aragon, titolata: “Le mani di Elsa”.

“Dammi le tue mani per la mia inquietudine, / mani che ho sognato nella mia solitudine. / Dammi le tue mani perché io venga salvato…/ Taccia il mondo per un attimo perché la mia anima vi si addormenti per l’eternità”.


Queste frasi le ho desunte dalla poesia di  Aragon.

Il tepore delle mani di una persona che ti ama è il rifugio sereno dell’anima, per chi crede nella sua esistenza.

Il poeta evoca anche la frontiera ultima della vita. E’ ben diverso quell’atto estremo e solitario nell’isolamento totale di un ospedale, e avere invece una mano amata che prende la tua anima per ché “vi si addormenti per l’eternità”.

Questo è l'intero testo.

“Le mani di Elsa”

Dammi le tue mani per l’inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch’io venga salvato.

Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita.

Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m’invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire.

Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz’occhi specchio senza immagine
Questo fremito d’amore che non dice parole.

Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D’una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d’insaputo saputo.

Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s’addormenti
Ché la mia anima vi s’addormenti per l’eternità.

(Louis Aragon)

Questa poesia fu ispirata dall’amore per sua moglie, la poetessa russa Elsa Triolet, sorella di Lilia Brik, musa ispiratrice dello scrittore russo Vladimir Majakovskij.
« Ultima modifica: Maggio 05, 2024, 15:23:36 da Doxa »

Doxa

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Re:Angel of grief
« Risposta #2 il: Maggio 06, 2024, 21:39:50 »
Il 19 gennaio dello scorso anno  in questa sezione ho collocato un topic titolato “Tenersi per mano”. In questo topic desidero riproporre quel primo  post.



Nella relazione di coppia tenersi per mano o prendersi per mano allude al passaggio dall’io autoreferenziale al noi, alla dimensione unitaria.

Amarsi e tenersi per mano. Il tedesco Hermann Hesse (1877 – 1962), premio Nobel per la letteratura nel 1946, scrisse la bella poesia titolata: “Tienimi per mano”.

"Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…

Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…

Tienimi per mano
portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere…

Tienimi per mano
nei giorni in cui mi sento disorientata,
cantami la canzone delle stelle, dolce cantilena di voci respirate…

Tienimi la mano
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te.

Tienimi per mano e non lasciarmi andare…mai”
.

Cliccare sul link

https://youtu.be/tWVmi8l-vuY

Doxa

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Re:Angel of grief
« Risposta #3 il: Luglio 06, 2024, 10:42:09 »
“Ricordami”

“Tu ricordami quando sarò andata
lontano, nella terra del silenzio,
né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare.

Ricordami anche quando non potrai
giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni:
ricorda e basta, perché a me, lo sai,
non giungerà parola né preghiera.

Pure se un po’ dovessi tu scordarmi
e dopo ricordare, non dolerti:
perché se tenebra e rovina lasciano

tracce dei miei pensieri del passato,
meglio per te sorridere e scordare
che dal ricordo essere tormentato”.


Christina Rossetti



Questa poetessa nacque a Londra il 5 dicembre 1830 e vi morì il 29 dicembre 1894.

Era la sorella di Dante Gabriel Rossetti, uno dei fondatori del “preraffaellismo”.

Questi due personaggi sono a me ben noti perché figli di Gabriele Rossetti, poeta, critico letterario e patriota antiborbonico; nacque a Vasto, lo stesso luogo dei miei avi del ramo paterno. 
« Ultima modifica: Luglio 06, 2024, 10:52:26 da Doxa »