Autore Topic: Eterno femminino  (Letto 1086 volte)

Doxa

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Eterno femminino
« il: Gennaio 14, 2024, 15:52:19 »
Buon pomeriggio Nina.

Oggi a Roma è una giornata fredda e a tratti piovosa, perciò ho deciso di dedicarti alcuni post sull'eterno femminino.

A questo tema ho già dedicato un topic nel forum. Non so dove sia e non mi va di cercarlo. Lo riscrivo con nuove notizie e riflessioni.

Spero di essere chiaro nell’esposizione, perché la locuzione “eterno femminino” indirettamente  è considerato  un principio filosofico, in psicologia è un archetipo,  colluso con la mitologia e la religione, comunque  allude all’immutabile essenza della femminilità, guida del desiderio maschile, anche verso la trascendenza.

Nell’ambito letterario la frase ci proviene dal dramma in versi titolato “Faust”, scritto da Johann Wolfgang Goethe e pubblicato nel 1808. Per questo suo racconto lo scrittore tedesco trasse ispirazione da testi precedenti di altri autori.

In breve, il  “Doktor Faustus” (in forma abbreviata Faust) è un alchimista abitante a Praga


Immaginaria dimora del dottor Faust nel Palazzo Mladotovský, Praga

Nella  sua continua ricerca di conoscenze, con esiti spesso deludenti,  invoca il diavolo, rappresentato da Mefistofele. Questo gli si presenta offrendogli i suoi servigi per 24 anni per consentirgli la conoscenza assoluta.  In cambio vuole l’anima di Faust, che però  chiede al demonio a di aiutarlo a far innamorare di lui la giovane Margherita, con finale tragico.

In questo dramma Goethe ha dato forma a un simbolo dell'umanità, divisa tra bene e male, desiderio di conoscenza e consapevolezza del limite, dannazione e redenzione.

Il poema si chiude con la celebrazione de “l’Eterno femminino”, individuando nell’Amore la forza creatrice e motrice dell’intero universo.

Dal chorus mysticus finale nel Faust di Goethe,  le ultime parole:

“Tutto l’effimero è solo un Simbolo.
L’Inattuabile si compie qua.
Qui l’Ineffabile è Realtà.
Ci trae, superno verso l’Empireo
il Femineo eterno”.

(Wolfgang Goethe: “Faust”). 

Lo straordinario potere che contraddistingue la donna, portatrice di un dono unico che la rende grembo di vita:  questo principio femminile è presente in tutte le culture.


L’eterno femminino: simbolo della trascendenza dell’amore umano.



 Auguste Rodin, Eterna primavera, marmo, 1884, Musee Rodin, Paris
« Ultima modifica: Gennaio 14, 2024, 23:23:09 da Doxa »

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Re:Eterno femminino
« Risposta #1 il: Gennaio 14, 2024, 17:13:14 »
Ciao Doxa, mi sono persa forse qualcosa? Perché ti rivolgi solo a Nina? Sono troppo curiosa nel domandartelo?

Doxa

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Re:Eterno femminino
« Risposta #2 il: Gennaio 14, 2024, 18:54:40 »
Cara Presenza, mi sento trascurato da te  :blank:

perciò mi rivolgo a Nina, che con "affetto materno" e pazienza rovista tra i miei post d'antan per consolarmi con i suoi commenti.  :)

Un bacio anche a te  :Ppp:

Doxa

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Re:Eterno femminino
« Risposta #3 il: Gennaio 15, 2024, 17:58:36 »
Nel precedente post ho scritto che nell’ambito della psicologia l’eterno femminino è considerato un  archetipo. 

Cos’è l’archetipo ? Questo sostantivo deriva dal latino archetypum, che a sua volta discende  dal greco antico archétypon: parola composta da “àrche” (= inizio, principio) + “-typon” (= modello).  Significa quindi “primo esemplare, modello originario. Nell'essere umano si manifesta nel suo pensare e agire.

Adesso armatevi di pazienza per leggere i capoversi successivi, altrimenti vi consiglio di limitarvi ad osservare l’immagine in fondo, se di vostro gradimento.

I primi filosofi greci si dedicarono a cercare il principio fondamentale dell’Universo, detto “arché”.

Platone nella sua dottrina delle idee cita l’Iperuranio, un luogo metafisico (oltre la materia) in cui risiedono i concetti nella loro purezza.  Sono principi universali immutabili, non soggetti al divenire e al mutamento.

Invece nella filosofia del tedesco  Immanuel Kant, “intellectus archetypus” è l’intelletto divino, intuitivo, come tale indipendente dall’esperienza sensibile.

Nell’ambito della psicoanalisi, lo scorso secolo l’archetipo come concetto ha avuto connotazione  sia nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung (come modelli di comportamento innati) sia nella psicologia archetipica dello psicoanalista junghiano e filosofo statunitense James Hillman, da cui deriva la teoria del psicoanalista  tedesco Erich Neumann.

Analizzando i sogni dei suoi pazienti, Jung riflette su come immagini, concetti e situazioni vissute in sogno e non riguardanti l’esperienza personale, siano in qualche modo innate nella mente umana, o meglio, derivino da un inconscio collettivo, condiviso, ereditato assieme al patrimonio genetico.

Secondo Jung nell’ “inconscio collettivo” ci sono le strutture universali comuni a tutto il genere umano che trovano espressione attraverso simboli e immagini.

Gli archetipi sono quindi l’eredità psicologica inconscia.

Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall'acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni” (Carl Gustav Jung, “Aspetti del dramma contemporaneo”).

L’espressione “eterno femminino” è divenuta d’uso comune per indicare la femminilità nella sua essenza immutabile di amante e madre.



Auguste Rodin, L'idolo eterno, 1889, Museo Rodin, Parigi

segue
« Ultima modifica: Gennaio 17, 2024, 21:59:14 da Doxa »

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Re:Eterno femminino
« Risposta #4 il: Gennaio 15, 2024, 22:35:13 »
Hai ragione Doxa a sentirti trascurato, hai proprio ragione...

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Re:Eterno femminino
« Risposta #5 il: Gennaio 16, 2024, 20:09:35 »
Platone, kant, Goete, un tripudio di grandi geni. Di kant ricordo la passione per la precisione, ( ogni cosa ha una sua collocazione). Dovrei rileggere. Il Faust purtroppo non l'ho mai letto, invece ricordo che quando lessi Le affinità elettive ne fui davvero colpita.  Platone con la sua Repubblica  ci ha lasciato un bel solco. Personalmente ho sempre avuto un debole per Socrate. Chissà se il "femminino" lo possiamo ancora considerare un archetipo, in questo mondo così disgregato, per fortuna che abbiamo l'arte.
Grazie del lavoro che fai.

Doxa

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Re:Eterno femminino
« Risposta #6 il: Gennaio 16, 2024, 20:46:06 »
L’eterno femminino ci trasporta lontano, evoca  Dante Alighieri e la corrente poetica del “Dolce stil novo”, sviluppata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, cominciata con Guido Guinizelli  e  quasi conclusa dal poetare aulico di Francesco Petrarca.

Messer Dante  con ammirazione e commozione non esitò a dichiarare Guinizelli padre suo e maestro nel XXVI canto del Purgatorio:

“quand'io odo nomar sé stesso il padre
mio e de li altri miei miglior che mai
rime d'amor usar dolci e leggiadre”
; (97-99).

Citando lo stilnovismo non si può dimenticare  che questa corrente poetica “attinse” dalle liriche provenzali del XII e XIII secolo.

Gli autori provenzali (anche alcune donne) scrissero migliaia di componimenti riguardanti le lodi al feudatario, alla dama, l’amor cortese,  la fede religiosa, la guerra. Ma i due poli principali della lirica trobadorica sono: l'amante-poeta e la domna come domina.

Il desiderio insoddisfatto e l'amore come mancanza sono il  tema centrale.

Nella poesia trobadorica la donna è orientamento e guida, fonte di ogni bene, conoscenza e amore. Queste virtù le ha Beatrice, secondo Dante. 

I poeti-trovatori appartenevano a diversi strati sociali. C’erano anche nobili che amavano comporre versi, come   Guglielmo IX d’Aquitania (1071-1126), duca di Poitiers. Gli altri erano  di origine socio-economica modesta. Alcuni erano giullari. Risiedevano nelle corti feudali e allietavano le serate della nobiltà  recitando, accompagnati da musiche  e da mimi.



Le tematiche della poesia provenzale sono correlate con l’ambiente di corte: l’importanza delle virtù cortesi, la lealtà verso il proprio signore (il feudatario), la generosità nei confronti dei più deboli, la liberalità nei rapporti umani, fondamentali perché ogni cavaliere possa davvero definirsi tale, e quindi essere degno dell’amore della donna amata,  che può essere una creatura perfetta ed irraggiungibile o crudele e  senza pietà.

L’amante doveva sottoporsi a delle prove per dimostrare l’autenticità della propria passione amorosa. Spesso le strategie del corteggiamento dovevano essere segrete oppure allusive: Si usavano pseudonimi per celare ad altri il proprio amore.  Per loro il rapporto sessuale non era in antitesi con la relazione spirituale, a differenza degli stilnovisti come Guinizelli e Dante.


 

Nella trattazione stinlovista del tema amoroso derivata dall’eredità trobadorica si riconoscono due elementi complementari: l'amore estatico suscitato dalla donna angelicata e la virtù beatificante della donna {spirto d'amor che mi ditta dentro), donna che è fonte di salvezza.

Petrarca raccoglie quel retaggio della lirica amorosa aggiungendovi una più completa e articolata analisi psicologica, a tratti è confessione.
« Ultima modifica: Gennaio 16, 2024, 20:47:42 da Doxa »

Doxa

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Re:Eterno femminino
« Risposta #7 il: Gennaio 17, 2024, 08:29:47 »
L’eterno femminino è considerato un principio filosofico, per la psicologia è un archetipo.

Nell’ambito della filosofia il principio allude all’origine (sostanza primordiale) di tutte le cose.  E il ramo filosofico definito “essenzialismo” cerca l’essenza,  i princìpi essenziali della conoscenza.

Il filosofo Platone postulò che l’essenza delle cose sensibili è nella loro origine, ogni persona o cosa ha un’essenza che è fissa e la rende ciò che è.

Da quell’opinione platonica deriva in modo indiretto l’essenzialismo di genere, una vetusta teoria basata sulle differenze anatomiche tra i sessi, maschi e femmine, solo due generi distinti da caratteristiche immutabili, non possono essere alterate perché innate. La dicotomia allinea sesso biologico e identità di genere. Gli individui sono  tenuti ad acquisire ruoli di genere statici e prestabiliti.  Qualsiasi differenziazione non è contemplata.

L' eterno femminino considerato come  principio filosofico dell’essenzialismo di genere idealizza un concetto immutabile di donna. 

Ma il genere, che cos’è? Secondo la “Società italiana di psicoterapia per lo studio delle identità sessuali” il genere è: “l’insieme delle differenze tra uomini e donne, che ogni società costruisce  basandosi sulla propria concezione delle differenze tra corpo maschile e femminile. Tali differenze consistono in tutti quei processi – psichici, interpersonali, comportamentali e di presentazione di sé – con i quali le società trasformano i corpi sessuati (maschio/femmina/intersessuale) in identità personali socialmente riconosciute (uomo/donna) e organizzano la divisione dei ruoli e dei compiti tra donne e uomini, differenziandoli dal punto di vista sociale l’uno dall’altra”

Quindi il “genere”  è un elemento  non definitivo, di tipo socio-culturale, dipendente  dalle interpretazioni e dai significati elaborati dal contesto sociale di riferimento. I ruoli di maschio o femmina si apprendono, adeguandoci ai condizionamenti e alle richieste del nostro ambiente culturale e imparando a riconoscere le informazioni e le indicazioni sociali relative a ciò che si intende generalmente per “maschio” e “femmina”. L’interzona tra il maschile e il femminile, che comprende  altre identità,  come l’omosessualità  non viene considerata, con conseguenze nefaste, come l’omofobia,  la discriminazione,  la violenza verbale e fisica nei confronti delle persone che appaiono “diverse” rispetto alla cosiddetta “norma”.

Per concludere questo post vi offro la visione di un gruppo scultoreo realizzato dallo spagnolo
Miguel Blay (1866 – 1936). 


Miguel Blay, The blossoming of love (La fioritura dell’amore),  marmo, 1905, Museo del Prado, Madrid.

Doxa

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Re:Eterno femminino
« Risposta #8 il: Gennaio 17, 2024, 15:12:46 »
Archè e archetipo

Nel precedente post ho scritto che nell’ambito della psicologia l’eterno femminino è considerato un  archetipo.
 
Cos’è l’archetipo ? Questo sostantivo deriva dal latino archetypum, che a sua volta discende  dal greco antico archétypon: parola composta da “àrche” (= inizio, principio) + “-typon” (= modello).  Significa quindi “primo esemplare, modello originario.

I primi filosofi greci si dedicarono a cercare l’origine e la natura dell’universo: l’arché (= principio, origine):  è la forza primigenia che domina il mondo,  da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà.

L’antico filosofo  presocratico Anassimandro (610 a. C. circa – 546 a. C. circa) considerò  l’arché  un principio astratto, indefinito,  l’apeiron: ciò che non ha definizione, che non ha forma o precisa determinazione. In altre parole, l’apeiron è la condizione primordiale, tutti gli elementi non sono ancora distinti e condividono uno stesso stato indefinito e imprecisato.

Nell’ambito della psicoanalisi,   per  Carl Gustav Jung  (1875 – 1961) e altri autori (James Hillman ed Erich Neumann)  gli archetipi sono schemi universali, presenti  in culture e tempi diversi. Compaiono nei miti, nelle religioni,  ma anche nei sogni; formano categorie simboliche che strutturano culture e mentalità,  sono innati e orientano gli individui.
 
Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall'acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni” (Carl Gustav Jung, “Aspetti del dramma contemporaneo”).

Jung credeva che gli individui avessero  sia l’inconscio personale (che Freud enfatizzò nella sua teoria psicoanalitica) sia l’inconscio collettivo, che ha un ruolo formativo nello sviluppo psicologico dell’individuo.

Mentre l'inconscio personale è composto da esperienze represse e dimenticate, uniche per ogni individuo, l'inconscio collettivo è universale e condiviso. Non si sviluppa individualmente ma viene ereditato, contenendo la saggezza e la memoria di tutte le esperienze umane nel corso del tempo.

(La teoria dell’inconscio collettivo non mi convince. Prima ci dicono che quando nasciamo psicologicamente siamo “tabula rasa” poi ci vogliono convincere che siamo portatori di ancestrali categorie simboliche).

E’ meglio che allieto il mio spirito con l’arte. Propongo alla vostra visione un'opera dello scultore francese Auguste Rodin


 
Auguste Rodin, Eterna primavera, marmo, 1884, Musee Rodin, Paris

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Re:Eterno femminino
« Risposta #9 il: Gennaio 17, 2024, 15:39:47 »





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« Risposta #10 il: Gennaio 17, 2024, 19:41:10 »
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« Risposta #11 il: Gennaio 18, 2024, 08:45:02 »
“(eterno) femminino”:  dal latino femininus = femminile, ciò che è caratteristico della donna, allude alla femminilità nella sua essenza "immutabile" (?).

“Sappiatelo chiaramente: l’Eterno femminino in questo giorno / verrà sulla Terra nel suo corpo immortale / nella luce inesauribile della nuova dea. / Il cielo si è versato nell’abisso dei mari. / Tutto ciò che fa bella l’Afrodite terrestre / gioia delle case, dei boschi e dei mari / tutto sarà riunito alla bellezza celeste / più pura, più forte, più viva e più intera”.  (Vladimir Sergeevič Solov'ëv (1853 – 1900), filosofo e poeta russo.

Gabriele D’Annunzio nel romanzo “Il piacere” fa dire da Andrea Sperelli ad Elena Muti:

"C'è più nobiltà di animo e di arte ad immaginare in una sola unica donna tutto l'Eterno feminino o pure un uomo di spirito sottili ed intensi, deve percorrere tutte le labbra che passano, come le note d'un clavicembalo ideale, finché trovi l'ut gaudioso?".

Buongiorno Nina,  gentile amica virtuale, con questo post concludo il topic, forse deludente per le tue aspettative, ma è ciò che posso offrire.
 
Per farmi perdonare offro  in visione  un bel gruppo scultoreo del famoso Auguste Rodin.


Auguste Rodin, “Eternal idol” (L’eterno idolo),  scultura in marmo, 1889, Museo Rodin, Parigi

Eternal Idol ha alcune iterazioni, tra le quali una scultura in bronzo realizzata da Rodin nel 1891 e una in marmo commissionata nel 1893 da Eugéne Carriére, un amico e collega pittore. Il Museé Rodin e il Maryhill Museum hanno versioni in gesso della scultura.

L’artista si distacca dall'idealismo greco e dalla bellezza decorativa barocca per interpretare, in questa come nelle altre sue opere, le emozioni dei soggetti attraverso i dettagli,  le superfici lavorate, i giochi d’ombra.

La  grezza roccia sulla quale sono poggiati i corpi  levigati dei due amanti è scalfita dallo scalpello;  tale lavorazione  evoca Michelangelo Buonarroti e la sua scelta del “non finito”.
 
Eternal Idol presenta una coppia nuda. Lei è un po' sollevata dalla roccia sulla quale  è inginocchiata. Ha le gambe  divaricate per fare spazio al corpo dell’amante, che ha le braccia congiunte dietro la schiena ed è in ginocchio davanti a lei intento a baciarla  sotto il seno. 


 
La donna ha gli occhi chiusi, sembra concentrata sul piacere corporeo;  con le dita della  mano destra si tocca le dita del piede destro, invece con le dita della mano sinistra tocca l’avanbraccio del partner.

L’ineffabile e mordace giornalista Roberto Gervaso scrisse questo aforisma: “Niente, con il passare degli anni, è più caduco dell’eterno femminino”.

:grin:
« Ultima modifica: Gennaio 19, 2024, 18:38:24 da Doxa »

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Re:Eterno femminino
« Risposta #12 il: Gennaio 19, 2024, 19:59:44 »
Al contrario, è un excursus piuttosto interessante, mi piace questo modo di viaggiare tra arte e letteratura. I miei dubbi non derivano dalle tradizioni, ma ciò che stiamo perdendo. Grazie per il tuo lavoro.
PS
Piove.
Spero non nevichi.