La
Sapienza è un concetto centrale nelle religioni ebraica e cristiana.
La sapienza di Dio si manifesta nella creazione e nel governo dell’universo. Nelle persone si manifesta con la saggezza, la conoscenza.
La tradizione ebraica l'ha fatta coincidere con la Toràh, la Legge.
Per la teologia cristiana la Sapienza è un attributo divino, identificabile con la seconda persona della Trinità: il Figlio.
Per la teologia cattolica la Sapienza è anche uno dei sette doni dello Spirito Santo. Gli altri sono: l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il timor di Dio ( vedi Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1831).
Questi doni hanno la loro radice nel profeta Isaia (11, 1-3):
“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire”. Per i cristiani questi versetti descrivono il Messia e i doni dello Spirito presenti in lui.
I 7 doni vengono offerti a tutti i cristiani mediante l'azione dello Spirito Santo, che è iniziata nel battesimo, si è confermata nella cresima e rinnovata nella festa di Pentecoste.
Nella Bibbia il numero 7 è considerato un numero sacro. Simboleggia la totalità, la completezza e perfezione.
Il primo uso del numero 7 nella Bibbia è in Genesi, si riferisce alla settimana della creazione. Dio crea i cieli e la terra per sei giorni e poi si riposa il settimo giorno. Su questo si basa la settimana di sette giorni, osservata ancora oggi in tutto il mondo. Anche Israele doveva riservare al riposo il settimo giorno: il sabato, in ebraico Shabbath. Per gli ebrei il sabato è la ricorrenza più importante e va interamente dedicata al Signore. Inizia dopo il tramonto del venerdì e si conclude all'apparire delle prime stelle del sabato.
In ebraico, Shabbath deriva da shavath (“cessare”) e ricorda il giorno in cui il Signore concluse la creazione.
Anche nel Deuteronomio (5, 12) c’è il giorno sacro dedicato al riposo: “Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato”.
Il 7 biblico è presente in vari contesti vetero-testamentari. Esempi, gli animali devono avere almeno sette giorni di vita prima di essere sacrificati (Esodo 22, 30); il comando a Naaman il lebbroso di bagnarsi sette volte nel fiume Giordano per essere completamente purificato (2Re 5, 10); il comando a Giosuè di marciare intorno a Gerico per sette giorni (e il settimo giorno di fare sette giri) e a sette sacerdoti di suonare sette trombe fuori dalle mura della città (Giosuè 6, 3-4). In questi casi, il 7 indica un mandato divino adempiuto.
Ed ancora:
nell’antica Grecia i
sette sapienti (o sette savi ) erano personalità politiche vissute nel periodo tra il 620 a. C. circa e il 550 a. C.. Furono considerati dai posteri modelli di sapienza, di saggezza, e autori di consigli e aforismi.
La loro filosofia era diversa da quella omerica. Talete di Mileto, il più importante dei sette saggi, è considerato il primo uomo ad essere chiamato "filosofo".
Le fonti non sono concordi sui nominativi dei sette savi. Il filosofo Platone li enumera nel “Protagora”: “Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano”.
Tratti comuni: l'esortazione all'auto-osservazione e all'autovalutazione delle proprie scelte, compendiata nel celeberrimo motto delfico
“Conosci te stesso” e l'esortazione alla
mēsotes (la scelta del “giusto mezzo”) ispirata alla giustizia (
dike), e alla moderazione, contrapposta alla “
hybris”, all’insolenza, alla tracotanza. Nella cultura greca antica hybris è anche la prevaricazione dell’individuo contro il volere divino.
Il giurista e politico ateniese Solone (638 a. C. – 558 a. C.), uno dei sette sapienti, invitava ad attenersi al precetto morale “nulla di troppo” (in greco: μηδὲν ἄγαν, in latino:ne quid nimis). La prescrizione invita ad evitare gli eccessi seguendo la “via di mezzo”, la “mesòtes descritta dal filosofo Aristotele nell’Ethica nicomachea.
Altro esempio nell’ambito del cristianesimo. Dal V secolo c’è la leggenda dei “
Sette fanciulli dormienti di Efeso”.
Narra che nel III secolo durante l’imperium di Decio (dal 249 al 251) i sette adolescenti furono convocati in tribunale per abiurare la loro fede cristiana. Ma inutilmente. Per evitare l’arresto si nascosero in una grotta del monte Celion. Ma furono scoperti. L’ingresso della grotta venne chiuso, condannandoli in tal modo alla morte. Per intervento divino, i ragazzi anziché morire dormirono per due secoli. Si svegliarono quando le pietre che ostruivano l’ingresso della grotta furono asportate da alcuni muratori, nel periodo del regno di Teodosio II, imperatore romano dal 408 al 450 e le persecuzioni ai cristiani erano ormai cessate.
Il miracolo venne interpretato come una testimonianza della veridicità della resurrezione della carne annunciata da Cristo.
segue